Trapattoni sale sulla Cinquecento

Trapattoni sale sulla Cinquecento Genova, per il tecnico bianconero un traguardo in panchina mai raggiunto da altri Trapattoni sale sulla Cinquecento «Il mio ricordo più bello? Lo scudetto al debutto» TORINO. Sbalordito ed emozionato, più che se avesse vinto la Lotteria dello scudetto. Quando gli abbiamo detto che la panchina di Marassi sarà per lui un traguardo ricco di significati che nessun altro ha raggiunto, Trapattoni ha avuto un sobbalzo. «Come, cinquecento partite alla guida della Juve? Che onore, è una statistica che mi gratifica...». Un attimo senza fiato. E poi: «Ma è proprio vero, ne siete sicuri?». E' così. Cinquecento match da allenatore della Juve. Attorno a sei scudetti, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa, una Supercoppa, una Coppa Intercontinentale ed un Mundialito Club. E' un dato stupendo, favoloso. Certo, non dimentico la società ed i giocatori che mi hanno aiutato. Ma cinquecento partite guidando i bianconeri significano la vita per un tecnico, rappresentano i momenti più importanti della carriera, più dei risultati. Sono anche il segno della fortuna professionale e fisica La salute, ecco, mi ha sempre accompagnato. Deve festeggiare proprio sul campo del Genoa dove non ha mai vinto, con Juve o Inter che sia. E' vero, a Marassi ho contro una lunga tradizione negativa. Una storia da analizzare, sono tornato spesso su quelle trasferte. Sul piano tecnico le mie squadre hanno anche giocato bene in riva al Bisagno. Nulla da fare, se è andata di lusso sono stati pareggi. Una bella città che non mi sorride. Sarà il caldo, sarà il vento che spesso prende d'infilata lo stadio. Non saprei. Spero che il vento cambi, da stavolta. Trasferte che le hanno dato solo rabbia? Se uno non si rende ragione delle situazioni dovrebbe cambiare mestiere. Comunque l'ultima sconfitta, il 2 a 1 della scorsa stagione, è stata come un tuffo nell'acqua gelida. Eravamo ancora in corsa per qualcosa di importante, l'ultimo sogno si è dissolto sul prato di Marassi. Tutto sommato, un colpo da ko che ci ha fatto bene. Il rinnovo della Juve è cominciato quella sera. Poi l'estate dei trasferimenti. Mi sono quasi giocato le ferie. A Talamone sono andato poco. Ma valeva la pena seguire i movimenti da vicino. Le ultime cinque gare, delle 499 da record, sono freschissime. Due di campionato, altrettante in Coppa Italia, poi l'andata del primo turno Uefa. E' già ora di un primo bilancio? Mi sembra presto, certi discorsi comincio ad accettarli in febbraio, non prima. Ma proprio per le tradizioni contrarie alle spalle, il Genoa diventa un test. Sono le gare dure che fortificano una squadra. La trasferta di Marassi non mi spaventa, ormai sono vaccinato. Mi incuriosisce, perché questa Juventus ha certamente grossi margini di progresso. Vaccinato, è sicuro. Quan¬ do si arriva a cinquecento presenze alla guida della Juventus... Tutto bello, lungo il percorso? Non scorderò mai la partenza. La stagione '76-77, subito scudetto, è stata quella dell'incoscienza. Avevo tutto da guadagnare e mi è arrivato tutto. Scudetto a 51 punti, uno in più di: quelli dell'amico Radice, e anche la Coppa Uefa. Ma per me lo scudetto rimane il massimo. Una Coppa, con qualificazioni oppure eliminazioni in due atti, al limite può anche essere decisa da un colpo di fortuna. Il campionato no. Più di trenta partite non ingannano. Ogni stagione più che un percorso è un labirinto. Passi attraverso infortuni, squalifiche, sbalzi di tensione. Trovi di tutto sulla tua strada. Comunque, non può scordare le Coppe lottate in bianconero. Due, soprattutto, nel benissimo e nel malissimo. La prima vittoria nella Coppa Uefa '76-77, appunto. E' stato il torneo europeo più duro di quelli affrontati. C'erano avversari terribili. Superati i due Manchester in partenza, tanto per gradire. E poi quella doppia finale con i leoni baschi dell'Athletic Bilbao. Che squadra, quella Juve. Nel buio profondo sono caduto ad Atene, all'ultimo atto della Coppa Campioni '82-83. Finale secca, la rete di Magath è stata a lungo un incubo. Avevamo i pronostici dalla nostra, in campo un po' di campioni del mondo più Platini. Non bastarono. Programmi, dopo la 500a? Nel nostro calcio conta soprattutto vincere il campionato. Dica la verità, il quarto straniero è il problema di ogni partita. Sarà così anche a Genova? Ripeto che il problema è figlio della nota situazione. I nomi dei prescelti e degli esclusi non contano. Se non subentra nel calciatore un adattamento professionale nuovo, particolare, numeri e regole sono da rivedere. Hai un bel dire che lo straniero sa del rischio di tribuna sin dal momento della firma del contratto. Adesso noi tecnici siamo di fronte alla realtà. Ci sono stranieri che, se esclusi, hanno alle spalle i giornali di casa che soffiano sul fuoco. Meglio un cecoslovacco o un romeno, quei quotidiani non arrivano... Meglio tre stranieri. Bruno Perucca MARASSI TABU1 PER TRAPATTONI Nelle trasferte contro il Genoa Trapattoni non ha mai vinto: 3 pareggi e 5 ko. TropaHoni ha ottenuto una vittoria esterna sul Genoa, con il Milan: 1-0 il 4 maggio 1974, ma quel giorno per la squalifica ai Marassi si giocò sul "neutro" di Iucca GT«TzlQllfgspCmv

Persone citate: Bisagno, Bruno Perucca, Magath, Quan, Radice, Trapattoni

Luoghi citati: Atene, Bilbao, Genova, Italia, Talamone, Torino