Occhetto, pronti a governare di Fabio Martini

Occhetto, pronti a governare Il leader del pds in lacrime conclude la Festa dell'Unità tra gli applausi Occhetto, pronti a governare Craxi: la speculazione ci costa duri sacrifici REGGIO EMILIA DAL NOSTRO INVIATO La più bizzarra, la più emotiva delle Feste dell'Unità è finita e lassù, sul palco, una lacrima scorre sul viso di Achille Occhetto. E' scesa la sera sulla pianura reggiana, Occhetto ha finito il suo comizio e la gran folla arrivata con i pullman del partito applaude felice, accende le torce, risarcisce il segretario di quegli applausi-contro, di quelle contestazioni che lo hanno tanto infastidito. Ed era anche un comizio difficile, quello di ieri. Occhetto ha spiegato ai militanti che il governo Amato fa «pena», «vergogna», ma che il pds non tenterà di dargli la spallata subito, non «aprirà una crisi al buio» che getterebbe il Paese «in una situazione drammatica». E vestiti i panni del leader socialdemocratico europeo, di un'opposizione non distruttiva, Occhetto ha lanciato una formula sconosciuta nel linguaggio del vecchio pei: «Noi opereremo con il criterio della sfiducia costruttiva, un impegno reale per preparare una compagine alternativa». E annuncia solenne: «Noi siamo pronti a governare». Dunque, il dado è quasi tratto. Il partito della Quercia non sparerà su Amato (come chiedeva Craxi), ma nelle prossime settimane si muoverà senza pregiudiziali, per sondare se sia possibile o meno un «governo di svolta». Ma non sarà facile: è fortissima la rabbia della base contro la manovra del governo e il partito non è ancora pronto al gran passo. E ieri la gran folla di Reggio Emilia lo ha fatto capire a Occhetto: i passaggi sul governo di svolta sono stati seguiti in silenzio e il segretario che ha fiutato l'aria - li ha letti sempre più rapidamente. Ma intanto, da Reggio la rossa, la manovra di avvicinamento a Palazzo Chigi è iniziata. Con quegli applausi a Pansa che chiedeva le dimissioni di Occhetto, l'apoteosi per Rodotà, i fischi a De Mita, il comizio finale di Occhetto si era ca¬ ricato di aspettativa. E la macchina organizzativa, nonostante la ruggine degli anni, ha retto. Quando Occhetto prende la parola l'arena è stracolma: secondo gli organizzatori ci sono oltre 150.000 persone, mentre la questura dà una stima di 30.000, più tante altre in giro per gli stand. Il giudizio di Occhetto sulla manovra del governo «odiosa e iniqua» è senza appello. La patrimoniale? «Chi non ha un patrimonio paga per il patrimonio di un altro». Sui temi più impegnativi Occhetto non scende nel dettaglio, chiede «tasse uniformi per tutti i redditi», «un'imposta sui patrimoni» e «misure di finanza straordinaria». Sul tema-chiave della riforma elettorale Occhetto invoca una formula che permetta di «decidere governo e maggioranza», ma anche «di scegliere gli uomini, a partire dal sindaco». Nel psi, nel detestato psi di Craxi, c'è bufera, ma Occhetto - ed è un sintomo non infierisce: «Sbaglia Craxi dice il segretario del pds - a difendere il sistema dei partiti: ciascuno di noi ha pagato i suoi errori e le sue revisioni. Ora tocca al psi». A Craxi, che gli ha fatto la lezione per anni e ora è in difficoltà, Occhetto riserva poche, misurate parole: la conferma che tra i due c'è un patto di non aggressione sul breve periodo? Ma con Martelli Occhetto è più generoso: «Si muove nella direzione giusta e solo i meschini, i poveretti possono turbarsi per le iniziative altrui». E di Martelli condivide anche l'idea di «comitati, circoli, club» come laboratori per la sinistra. Il pds? Dice Occhetto: «Non siamo dei cannibali che si sbranano fra loro» e subito dopo aggiunge: «Ringrazio D'Alema e Ingrao per la solidarietà». Alla fine, nella bisaccia del segretario restano 54 applausi in 55 minuti, un record che gli inumidisce gli occhi. Fabio Martini Il leader del pds, Occhetto

Luoghi citati: Reggio, Reggio Emilia