«La Santa Sede specula? Fantasie» di M. Tos.

«La Santa Sede specula? Fantasie» «La Santa Sede specula? Fantasie» // Vaticano controbatte alle accuse dei massoni CITTA' DEL VATICANO. «Un'accusa ridicola»: così l'Opus Dei risponde alla denuncia del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Giuliano De Bernardo, secondo cui il Vaticano e ambienti cattolici, fra i quali l'Opus Dei, avrebbero partecipato alla speculazione sulla lira. «I membri dell'Opera - dice Giuseppe Corigliano, il portavoce della Prelatura personale - sono assolutamente autonomi e liberi nella loro attività professionale e di conseguenza non rispondono all'Opera. E' assolutamente impossibile qualsiasi tipo di disegno, esplicito o sotterraneo». E questo, ha aggiunto «è tanto più vero in occasione di una manovra finanziaria». L'attacco di De Bernardo non è giunto inaspettato: «In ogni occasione lo fa dice Corigliano -, sarà già la quarta o quinta volta». Non appena dalla sponda cattolica parte un attacco verso la Massoneria, «subito si risponde: già, perché l'Opus Dei... E' un classico». Il Gran Maestro nell'intervista a La Stampa aveva accusato l'Opus Dei di «aver invaso come un polipo la finanza internazionale e anche quella italiana». Nomi di spicco sono quelli di Giuseppe Garofano, presidente della Montedison, di Gian Mario Rove- raro e di Ettore Bernabei. All'attacco del Grande Oriente, il Vaticano risponde ufficialmente con un «no comment» del vicedirettore della Sala stampa della Santa Sede, Mons. Pennacchini. «Non c'è niente da dire», taglia corto il prelato. Altri, autorevoli, fanno notare che in realtà si tratta di una polemica fra de e massoneria, in cui la Santa Sede è stata tirata in ballo in maniera strumentale. «Non abbiamo cambiato quello che non possediamo» dichiara invece il cardinale José Castillo Lara, Governatore dello Stato della Città del Vaticano, riferendosi alla corsa al marco tedesco. In realtà, però, l'Istituto per le Opere di Religione, lo Ior, si è comportato come altre banche private, acquistando marchi, e consigliando i suoi clienti soprattutto gli Ordini religiosi - che chiedevano consiglio, di fare ai- imi'; :. ""«<•...;«*» trettanto. «E1 un fatto di assoluta normalità - spiega un prelato che preferisce mantenere l'anonimato - e che dipende anche dal tipo di "riserve" di cui l'Istituto dispone. In genere tratta in dollari, ma visto l'andamento oscillante della moneta americana, sono stati fatti grossi spostamenti in marchi». In quale ordine di grandezza? L'opinione del Monsignore di Curia è che non si sia arrivati ai venti miliardi di lire italiane. «Ma non penso che si possa chiamarla una speculazione. Una banca, quale che essa sia, ed anche lo Ior di conseguenza, ha una responsabilità nei confronti del cliente che le dà fiducia». Lo Ior è un essere ambiguo: non è la banca del Vaticano, ma nel Vaticano, anche se la Santa Sede, quando i giudici milanesi volevano processare Marcinkus e soci, sostenne che si trattava di un ente protetto dal Concordato, e quindi non «attaccabile» dalla magistratura italiana. Ma la Santa Sede non percepisce alcun utile, o interesse, dai depositi (specie Ordini religiosi e prelati) e dai conti correnti aperti allo Ior. E anche se il comitato di controllo è composto da cinque cardinali, la gestione è affidata a esperti laici. [m. tos.]

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Città Del Vaticano, Italia