Bruxelles, paura di morire

Bruxelles, paura di morire Bruxelles, paura di morire «La Comunità si gioca tutto» E Delors ha la valigia pronta BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Che cosa succederà se 38 milioni di francesi decideranno oggi che il processo d'integrazione comunitaria merita una battuta d'arresto? E' la domanda che Bruxelles si pone con crescente angoscia. «Niente sarà più come prima», dicono alla Commissione Cee: neppure se a Parigi dovessero vincere i sì. Si imporranno, in ogni caso, revisioni profonde. Ma se fosse no, allora gli scenari si complicherebbero; e nell'aria di confusione e diffusa insicurezza che regna a palazzo Breydel, si pensa a un processo di disgregazione capace forse di portare indietro l'orologio della storia europea. Senza la Francia i due grandi progetti del Trattato - l'unione monetaria e quella politica non avrebbero più senso. L'Europa sarà costretta a correre ai ripari. A un primo esame da parte dei ministri degli Esteri, che si svolgerà già domani a New York a margine dell'Assemblea generale dell'O¬ rni, farà seguito nei giorni prossimi un vertice europeo dei capi di Stato e di governo, chiesto da Francia, Germania e Italia. Niente moneta unica, quindi, se la Francia dirà no. Non sarà messo a repentaglio il traguardo più immediato della Cee, la caduta - dal 1° gennaio - delle barriere doganali interne. Ma cadrà tutta la futura impalcatura europea: «Si aprirà - ha detto Delors - un lungo periodo di stagnazione e riflusso del1 integrazione europea». «Mi sono talmente battuto ha detto nei giorni scorsi il presidente della Commissione Cee - e ho tanto investito nell'unione politica e monetaria che se il no dovesse prevalere sarebbe meglio designare un'altra persona al mio posto». A parte Mitterrand, è lui a correre i maggiori rischi politici. Il no francese ne sancirebbe una bruciante sconfitta; e anche se Mitterrand dovesse lasciare, sembrano definitivamente compromesse le sue chances di una successione presidenziale. [f.gal.]

Persone citate: Delors, Mitterrand