Maastricht, verdetto alle 21,30 di Enrico Benedetto
Maastricht, verdetto alle 21,30 L'ultimo sondaggio: i no al 52%. Mitterrand vota nel paese di cui fu sindaco Maastricht, verdetto alle 21,30 Francia alle urne, ha l'Europa in ostaggio PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quarant'anni per fare l'Europa, 24 ore per distruggerla. E oggi 38 milioni di francesi ne hanno l'occasione. La storia mette loro in mano due pulsanti come quelli del dottor Stranamore. Il «no» scatenerà l'autodeflagrazione continentale (almeno così sembrano pensarla gli Undici, eccezion fatta per Gran Bretagna e Danimarca), il «sì» equivarrebbe al «cessato allarme». Dice la statistica che ogni elettore mette nell'urna, con il suo voto, il destino di altri 9 europei. Mai, forse, un'immagine scontata come «l'orologio della storia» suona vera come in queste ore. E la dialettica sì-no, mors tua vita mea, non fa che donare un'atmosfera da videogame al rendez-vous con il futuro. L'ultimo sondaggio, quello che i francesi non potranno leggere se non a cose fatte, dà gli avversari di Maastricht al 52%, i favorevoli 4 punti più in basso. Lo pubblicava ieri il londinese «The Independent». Fonte, i Renseignements Generaux parigini, i servizi di sicurezza. Anche volendogli credere, gli antiMaastricht non sono al sicuro: le fluttuazioni sono continue, gli indecisi potranno far pendere la bilancia verso il «sì». Forse salverà l'Europa la metereologia. Si annuncia bel tempo, che sniderà i pigri fautori del «oui». I partiti che sostengono il Trattato gli hanno speso addos- so in propaganda 5 miliardi, una miseria, e già superano del 30% il budget nemico. Sembra incredibile che l'Europa si giochi per qualche lira, ma è così. Un dibattito lungo, ma anche ferraginoso, terminato il quale i francesi medi talora ammettono in tv: «Non capiamo ancora». Europa ostaggio della Francia, Esagono ostaggio delle meschine querelles politiche interne. Microcosmo nazionale e macrocosmo europeo si confondono volentieri. Ciascun leader giurava sulla necessità della separazione, tranne mischiare le carte appena gli altri non guardano. Per tacere delle variabili sanitarie (Mitterrand e il tumore) o economiche (lo Sme). A campagna chiusa, ieri la Francia sembrava un Paese sotto ipnosi. Novità politiche zero, solo rimasticature, puntualizzazioni finali, auspici. I giovani lepenisti trovano ancora il tempo per volantinare sui mercati, tra le massaie, e occupare simbolicamente Place de la Bastille. Il concerto rock per il «sì» è risultato un mezzo bidone. Basta per inferire che i teen-agers sono tiepidi verso Maastricht? No. Jacques Delors, lo zar europeo, si gioca la corona. Frangois Mitterrand no, giacché da alcuni giorni fa sapere «rimarrò comunque». Ma il referendum lo sovrasta, e potrebbe egualmente stritolarlo. Se mai vincerà il «no», lo accuseranno di aver giocato alla roulette russa con la storia altrui. Stufo di un Eliseo vuoto (nell'attesa che i medici gli lascino riempire l'agenda e la moglie Danielle tomi dal Sud America), irreale convalescenziario per una solitudine umana e politica che deve essergli faticosa, è partito ieri in jet militare verso l'Allier. Niente impegni ufficiali, solo un programma distensivo. Oggi voterà a Chàteau Chinon, la cittadina che vide il sindaco Mitterrand spiccare il volo verso la Presidenza. Poi, ore 20, accenderà magari la tv per scoprire, in diretta, se i francesi gli obbediscono o meno. La sentenza dovrebbe giungere entro le 21.30. E l'Europa saprà se deve ridere o piangere. Enrico Benedetto I presidente Mitterrand
Persone citate: Jacques Delors, Mitterrand
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