Torna Buffalo Bill, Tex comincia a tremare di Bruno Ventavoli

Torna Buffalo Bill, Tex comincia a tremare Si ristampa l'eroe dei fumetti creato da Luigi Grecchi per l'«Intrepido» negli Anni Cinquanta Torna Buffalo Bill, Tex comincia a tremare // cacciatore di bisonti bacia la fidanzata al tramonto e castiga i cattivi MAVA l'avventura, raddrizzava i torti, faceva sognare il Far West. Buffalo Bill ha traghettato intere — generazioni di fanciulli pretelevisivi nel mare del mito americano. Ora l'editrice Universo fa un bagno di nostalgia, ristampando le prime sei avventure del cacciatore di bisonti inventato nel '51 da Luigi Grecchi. Il disegno era di Carlo Cossio, prolifico e velocissimo cartoonist (realizzava storie nel giro di una notte). Le strisce comparvero sul vecchio Intrepido gigante (800 mila copie) fino al '64. Si riallacciavano alla tradizione dell'Avventuroso finito con la guerra, e rivaleggiavano con Tex. Luigi Grecchi, 69 anni, laurea in biologia, quindici personaggi inventati, ricorda: «Un giorno l'editore, Domenico Del Duca, mi chiese un antagonista a Tex, che non lo copiasse. Pensai a Buffalo Bill. Quale fu la novità? Storie concentratissime. Perché gli albi di Tex non avevano nulla di speciale, oltre alla lunghezza delle avventure e alla povertà del testo. In una vignetta "Acc". In un'altra "Bang" ... e così via». Il Buffalo Bill storico si chiamava William Frederick Cody, era nato nel 1846 e morto nel 1917. Era diventato famoso, quindicenne, come pony expiess cavalcando per 500 chilometri in 22 ore. Fu al fianco di Custer, si conquistò il soprannome di «Buffalo» per aver ucciso 4000 bisonti al soldo delle ferrovie, ammazzò qualche indiano, accompagnò a caccia il figlio dello zar, poi girò il mondo, prima della grande guerra, con un circo di meraviglie «western». I pulp magazine, ne fecero una leggenda, grazie alla penna di Ned Buntline, (in Italia, la Nerbini portò un centinaio di albi, illustrati da Scarpelli, negli Anni 20). Passò al fumetto molte volte, dal francese René Giffey all'americano Fred Meagher, entrò al cinema in maniera trionfale, fu restituito alla malinconia da Altman e De Gregori. Il Buffalo Bill di Luigi Grecchi c'entra poco con la leggenda americana (anche il soprannome è stato italianizzato, ridotto di una «f»): «E' un personaggio di pura fantasia - ricorda Grecchi -, la sintesi di tutte le letture avventurose che avevo fatte da bambino, London, Kipling, Salgari. Rappresentava il rischio, il coraggio, la purezza. Non si interessava di politica. Un giorno in redazione mi chiesero "ma non fa mai l'amore?". "Certo" risposi, "quando non lo vedete voi". E così gli diedi un cuore, e una donna al fianco, Susie, l'eterna fidanzata». Buffalo Bill è finito nel '64. Stufo? Reumatismi? «Macché dice Grecchi -. Non sopportavo più certe gelosie in redazione e ho deciso di andare in Messico, un mercato ancora vergine. Insegnavo a scrivere fumetti e fotoromanzi. Hanno imparato così bene che sono poi diventati i maestri della telenovela. Mi sento il padre spirituale di Veronica Castro». Capelli fluenti, baffi e pizzo, il Bill di Grecchi/Cossio, scorrazza per il West, combatte perfidi di ogni risma, vendica il padre ucciso, ama la madre, e qualche volta si siede anche in poltrona a leggere il giornale. Bacia la fidanzata al tramonto. E' sognatore, perfettamente integrato con il western psicologico degli Anni 50, da Mezzogiorno di fuoco a Quel treno per Yuma. «Buffalo Bill ha per me l'effetto proustiano della Madeleinette - dice Antonio Faeti, studioso e divoratore di fumetti -. Lo ricordo con grande affetto. Era gradevole, delicato. Cossio, con il suo tratto morbido, si concedeva anche qualche tratto di erotismo nelle curve molto italiane che regalava alle pellirosse o alle pioniere sulla frontiera». Ristamparlo oggi, fa ancora battere i cuori? «Forse le giovani coscienze ecologiste hanno i brividi pensando che ammazzava giganti di carne ne tagliava una bistecca e buttava via tutto il resto. Mentre una tribù indiana si cibava per un intero inverno. Ma il Buffalo Bill di Grecchi c'entrava poco con il personaggio americano. Era protagonista di storie tenui e romantiche. Era il meno smaliziato nella tribù dei fumetti western. Con i capelli fluenti, era più simile a D'Artagnan che a un pistolero. Kracauer diceva che nei momenti depressivi non ci servono eroi depressivi, ingombranti. Dopo la Caporetto delle ultime settimane abbiamo bisogno di eroi disincantati come lui, molto poco arroganti. Al nostro governo manca Buffalo Bill». Bruno Ventavoli Faeti: «F puro, nobile e potrebbe andare al governo» IIIIIIll! Bufalo Bill ha perso una «effe» nella versione italiana A lato: una delle immagini originali

Luoghi citati: Caporetto, Italia, Messico