«Mio marito fu ostaggio di banditi lo dello Stato» di C. G.
«Mio marito fu ostaggio di banditi lo dello Stato» La vedova di Belziti «Mio marito fu ostaggio di banditi lo dello Stato» BUSCA. «Voglio incontrare il Presidente della Repubblica o il ministro Mancino, per spiegare loro la drammatica situazione, economica e morale, in cui mi sono trovata dopo il rapimento e la morte di mio marito». E' quanto dice, con amarezza, Maddalena Galfré, vedova dell'avvocato Michele Belziti, sequestrato nell'86 in Calabria e morto 4 anni dopo, per le ferite riportate durante la prigionia. Per ottenere udienza dai politici, Maddalena Galfré questa volta ha bussato alla sede della Lega nord di Torino, dove è stata ricevuta dall'onorevole Borghezio, che ieri ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno. «Dopo aver pagato il riscatto per la liberazione di mio marito sono rimasta sul lastrico - spiega la vedova Belziti -. Concluso il rapimento mi sono sentita "ostaggio" dello Stato. Tasse, superbolli e multe per le scadenze fiscali non rispettate durante la fase del sequestro. Una persecuzione. Oggi vivo con la pensione di mio marito (560 mila lire al mesei: come posso far fronte a tutte le spese che mi vengono ancora addebitate?». Maddalena Galfrè, 54 anni, di origine piemontese, abita nella casa paterna, in via Bodoni 9, nel centro storico di Busca, alla periferia di Cuneo. La donna ha arredato il piccolo locale usando parte dei mobili, rimasti danneggiati nell'incendio che nella primavera dell'87 aveva distrutto la villa dei Belziti a Cinquefrondi (Reggio Calabria). Le fiamme erano state appiccate dai rapitori per sollecitare il pagamento della seconda rata del sequestro, [c. g.]
Persone citate: Belziti, Borghezio, Maddalena Galfrè, Maddalena Galfré, Mancino, Michele Belziti
Luoghi citati: Busca, Calabria, Cinquefrondi, Cuneo, Reggio Calabria, Torino
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