«Liberatemi dall'inferno del carcere turco»

«Liberatemi dall'inferno del carcere turco» Drammatico appello di una ragazza napoletana rinchiusa da un mese per un incidente stradale «Liberatemi dall'inferno del carcere turco» «Sono in una cella invasa da topi e senza luce» La vicenda ricorda il film «Fuga di mezzanotte» NAPOLI. «Aiutatemi, io tra questa gente sono un angelo. Qui c'è chi ha ammazzato e rubato volontariamente, mentre nel mio caso si è trattato di una disgrazia. Ho paura, ho tanta paura...». La lettera arriva da Denizli, a trecento chilometri da Smirne. L'ha spedita ai genitori Annalisa De Gregorio, una ragazza napoletana di 26 anni che da un mese è prigioniera in Turchia, chiusa in un carcere dal quale non sa ancora se e come riuscirà a venir fuori. L'hanno arrestata i poliziotti turchi il 20 agosto scorso: era in viaggio con un'amica, quando l'auto che avevano preso in affitto fu coinvolta in un incidente con un pullmino. L'autista rimase ucciso e da quel momento è cominciato il lungo incubo, una vera e propria odissea. Ora Annalisa sta in una cella infestata dai topi e dagli insetti, senza finestre e senza servizi igienici: acqua fredda per lavarsi e quasi nessuna possibilità di contatti con il mondo esterno. E' un penitenziario maschile, ma lei divide con altre venticinque donne e tre bambini quello stanzone privo di luce e aria. E, come il protagonista del film «Fuga di mezzanotte», sogna inutilmente di tornare a casa. Ma i famigliari non sono in grado di pagare cinquanta milioni di risarcimento per la morte del cittadino turco: il denaro potrebbe agevolare la liberazione della ragazza ed è per questo motivo che parenti e amici stanno organizzando una colletta. Nel frattempo il padre, Antonio, un impiegato comunale, si è trasferito in un albergo vicino al carcere e la madre, Teresa, accusa il consolato italiano di aver fatto troppo poco per aiutare la figlia: «Abbiamo già speso sei milioni in lire racconta - ma le nostre condizioni economiche non ci consentono di reggere a lungo questa situazione. Vogliamo più impegno e un sostegno da parte del nostro Paese. Da un mese Annalisa è in una situazione assurda, disumana, so¬ prattutto dal punto di vista psicologico. Mangia biscotti e cioccolato comprati allo spaccio. Non può continuare a marcire in quella cella». L'ultima udienza del procedimento si è tenuta, infatti, il 15 settembre scorso. Il processo è stato subito rinviato al 6 ottobre prossimo, quando sarà ricostruito l'incidente e i giudici dovranno stabilire la sorte della ragazza. Il ministero degli Esteri assicura, intanto, che ci sarà anche il console e che al caso viene dedicata «massima attenzione». La storia comincia il 13 agosto, quando Annalisa, in compagnia di Anna Aprea, 39 anni, parte per una vacanza in Turchia. Arrivano a Kusadasi e qualche giorno più tardi decidono di fare un'escursione sul- le montagne calcaree di Pumukkale, a circa cento chilometri da Istanbul. Prendono a nolo una «131» ed è Annalisa a guidarla. «Al ritorno - racconta Anna - stavamo percorrendo una strada sterrata, quando davanti ci si è parato un pullmino carico di gente e bagagli. Era in equilibrio precario e durante la fase di sorpasso si sono bucate due gomme della nostra auto: il contatto è stato inevitabile, il camioncino si è ribaltato e l'autista è morto praticamente subito». Poi arriva la polizia locale, le due ragazze vengono arrestate e restano in cella per una notte. Il giorno dopo le portano davanti al giudice: «C'era un interprete che parlava a stento un po' d'inglese - spiega l'amica - e alla fine hanno rilasciato me e spedito Annalisa in galera». Per Anna non ci sono dubbi: «Lo so, è morto un uomo. Ma è stata solo una disgrazia e non possono trattarla come un'assassina». Mariella Cirillo Annalisa De Gregorio, la ragazza rinchiusa in un carcere turco

Persone citate: Anna Aprea, Annalisa De Gregorio, Denizli, Mangia, Mariella Cirillo Annalisa

Luoghi citati: Istanbul, Napoli, Smirne, Turchia