I francesi e l'Europa, rien ne va plus di Enrico Benedetto

I francesi e l'Europa, rien ne va plus Alla vigilia del referendum su Maastricht Bérégovoy avverte: o il Trattato o la catastrofe I francesi e l'Europa, rien ne va plus La campagna televisiva si chiude tra accuse e ricatti Fabius: «Sì» senza paura Contro le tempeste monetarie serve un'Unione più profonda PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Laurent Fabius, 46 anni, ex premier mitterrandiano, oggi Numero Uno socialista. Segretario, due fattori imprevisti alterano la battaglia elettorale nelle ultime fasi, il tumore di Mitter^ rand e la crisi Sme. Cominciamo dal primo. La malattia favorirà davvero il «sì»? Non credo abbia una qualche influenza. C'è separazione fra i sentimenti e il rendez-vous elettorale che ci attende. Peraltro tutti i responsabili politici tranne Le Pen rifiutano ogni legame fra le due circostanze. Diversi elettori - leggo sui giornali - avrebbero tendenza a respingere Maastricht per sanzionare Mitterrand, ma dagli studi sulla pubblica opinione non ci risulta. Sembrerà paradossale, ma è proprio l'Eliseo, con la sua apparizione tv, ad aver slegato il tema europeo dalla sua persona. Solo chi cavalca l'estremismo sostiene il contrario. Lira e peseta svalutano, il ciclone monetario investe Londra umiliando la sterlina. Per molti analisti non crolla lo Sme, bensì Maastricht. E' d'accordo? Come attribuirgli le difficoltà monetarie, se Maastricht ancora non esiste? L'emergenza attuale mostra solo che è necessaria una cooperazione economica più forte tra i Dodici. Bisogna evitare che i tassi fluttuino a piacere, armonizzarli. Il trattato lo prevede. Con ciò, non voglio ignorare la gravità della crisi, ma osservo: il «no» la renderebbe ancora più seria. A sentirvi, Maastricht è la migliore delle Europe possibili, come direbbe Leibnitz. Perché questo ottimismo acritico, un po' infantile? Non sarebbe onesto segnalarne le manchevolezze? Ce ne sono eccome. Un trattato a Dodici postula il compromesso. Ma rimane perfettibile. Attenzione, non parlo di rinegoziare. Altrimenti l'Inghilterra insorgerebbe: «Io preferisco una zona di libero scambio». E la Germania salterà magari fuori con il suo Deutsche Mark. No, quella strada la vedo chiusa. Vuole i difetti? Insufficienze sociali e nella protezione ecologica, Europarlamento debole. Ma, dice il proverbio, «Parigi non si costruisce in un giorno». E Roma neppure. Mi può citare alcuni vantaggi concreti e durevoli qualora il «sì» s'aggiudichi la vittoria? E' meglio ricevere lo stipendio in una moneta solida, comune, anziché in divise nazionali che perdano valore. Ovvero, Maastricht protegge il potere d'acquisto. Altro esempio, le questioni ambientali. Venirne a capo senza un'azione collettiva è illusorio. Terzo la salute. Malattie quali l'Aids o i tumori è meglio affrontarle insieme. Ma vorrei citare anche la battaglia anti-mafia, da vincere a livello europeo. Nel suo discorso tv, sollecitando un'azione «più entusiasta e positiva» in favore del «sì», Mitterrand voleva forse criticare il ps. Lei pensa di aver commesso errori strategici? E quali? In generale, la campagna su Maastricht vanta un buon livello. Ciò non esclude qualche scivolone. Rimprovero ai nostri avversari di aver usato tra i loro atout anche la paura. Ci vuole equilibrio, drammatizzare è inutile, lo dico anche ai nostri. Ci rimproverano per non essere scesi ancora prima nell'arena. Ma è già complesso catturare l'attenzione pubblica un mese intero. Del resto, il «sì» ha cominciato a interessare la Francia quando è apparso che il «no» poteva vincere. Meno male: predicare nel deserto affatica. Bisognerebbe insomma ringraziare il «no», ammesso che il «sì» ce la faccia. Ipotizziamolo. Sarebbe l'ossigeno necessario per ribaltare i pronostici e vincere le Politiche di marzo? Non posso aver sostenuto giorno dopo giorno che il gioco europeo e quello francese hanno tavoli diversi, per smentirmi il 21 settembre. Ma il «sì» imprimerà dinamismo alla nazione, e non vedo come potrebbe essere negativo per l'ideatore del referendum, Mitterrand, e il partito che lo sostiene: il nostro. Enrico Benedetto Il segretario del partito socialista Laurent Fabius, schierato con il «si» l'fUROP NOTRi m mmm ?OCWi£ OTRE UROPE "JST tiUROP SOCIALE * f ★

Persone citate: Fabius, Laurent Fabius, Le Pen, Mitterrand

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Inghilterra, Londra, Parigi, Roma