Per il Golen infuria la guerra dei rabbini di Aldo Baquis

Per il Golen infuria la guerra dei rabbini E solo il 6% degli israeliani vuol cederlo Per il Golen infuria la guerra dei rabbini «E'siriano, non Terra promessa» Tutti contro il patriarca «blasfemo» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO I negoziati sul futuro delle alture del Golan, che in questi giorni impegnano le delegazioni di Israele e Siria nelle trattative di pace mediorientali a Washington, hanno già scatenato un aspro conflitto tra i rabbini israeliani. Il dibattito, dotto di citazioni che si rifanno anche al pensatore medievale Maimonide, è presto degenerato in uno scambio di violente accuse verbali. Contro l'ex rabbino capo Shlomo Goren è stato lanciato l'infamante epiteto di «rodèf», ossia di persecutore di ebrei. All'origine della tempestosa discussione vi è stata un'intervista al quotidiano religioso «Hazofe», in cui il rabbino Goren ha stabilito che «il Golan non rientra nella cosiddetta Terra Promessa, e non è neanche incluso nella biblica terra ricca di latte e di miele». Preso lo slancio, il rabbino ha rincarato la dose e ha ricordato che lo stesso Giosuè definì «terre impure» il Golan e la Transgiordania. Goren - che per decine di anni è stato rabbino capo delle forze armate - ha affermato che Israele non avrà mai pace se non restituirà alla Siria tutto il Golan. «Quando ciò avvenisse e quando ci fosse un'ambasciata siriana a Tel Aviv - ha concluso , potremmo finalmente dormire sogni tranquilli. Sarebbe l'era del Messia». L'establishment confessionale è trasecolato. Preso in contropiede, il rabbino capo Avraham Shapira ha confermato che in effetti Golan e Transgiordania non fanno parte dell'«Eretz Israel» (la Terra promessa), ma ha opinato che «sarebbe adesso inopportuno smantellare i trenta in¬ sediamenti ebraici del Golan». Da parte loro, i coloni del Golan hanno cercato di mettere in dubbio la credibilità di Goren ricordando che 15 anni fa pubblicò articoli di ben altro tenore e chiedendo sarcasticamente se l'ambasciata siriana non sarebbe passata da Tel Aviv a Gerusalemme nemmeno con l'avvento del Messia. Poi però si sono tolti i guanti di velluto e - per bocca del rabbino Amnon Shugherman di Katzrin (capoluogo ebraico del Golan) - hanno accusato l'ex rabbino capo di aver manipolato a suo piacere il testo medievale di Maimonide. «Goren - ha tuonato Shugherman - finge di ignorare testi fondamentali dell'ebraismo. Ormai è un rodèf», ossia un rinnegato che in tempi biblici poteva essere lapidato senza processo. A questo punto è sceso in campo il ministro dei culti Uzi Baram che ha sollecitato i rabbini ad abbandonare la politica e a tornare ad occuparsi di questioni più spirituali. Il suo intervento è stato però del tutto ignorato. In una dichiarazione al quotidiano «Maariv», Goren ha aggiunto che mentre il Golan deve essere restituito alla Siria, la Giudea-Samaria (Cisgiordania) appartiene solo al popolo ebraico. «Ai palestinesi non si devono fare concessioni». Intanto solo il 6% degli israeliani accoglie la proposta siriana di pace in cambio di un ritiro totale dal Golan. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano «Yediot Ahronot», la metà degli israeliani si oppone a qualsiasi concessione territoriale sul Golan, anche in cambio della pace, mentre il 43% approverebbe solo un ritiro parziale. Aldo Baquis