«Speculatore? Sì, e me ne vanto» di Zeni

«Speculatore? Sì, e me ne vanto» «Speculatore? Sì, e me ne vanto» Marcegaglia, re del «mordi e fuggi», si confessa MILANO. «Cosa vuole, il mio vizio è quello di rischiare...». Nessun dubbio, Steno Marcegaglia, professione imprenditore siderurgico con la passione (dichiarata) del mordi e fuggi in Borsa e con il pallino di speculare sulle monete, anche questa volta ci ha guadagnato. Confessi, Marcegaglia, ci ha guadagnato molto? «Purtroppo mi sono trovato indebitato in franchi svizzeri che si sono apprezzati con il marco, ma per fortuna avevo comprato dollari a 1070/1080 lire, qualche centinaio di milioni di dollari a termine che oggi valgono 1200 lire». E il saldo? ((Attivo». Qualche decina di miliardi? «Beh, non esageriamo, non ho ancora tirato le somme ma di sicuro qualche miliardo l'ho portato a casa». Insomma, Marcegaglia, lei è uno dei pochi che non si è fatto cogliere di sorpresa dalla svalutazione? «Non sono un pivello: come va la lira è sotto gli occhi di tutti, o no?». Non è un pivello il mantovano Marcegaglia. E non solo perché in un paio di decenni, partendo dal nulla o quasi, dopo aver girato mezza bassa Padania come sindacalista dell'Alleanza Contadini, si è conquistato sul campo il titolo di «re del tubo» per aver dato vita a un impero siderurgico da 1500 miliardi nel quale si produce ogni specie di tubo, piccolo, grande, medio, lungo e corto. Non è un pivello e l'ha dimostrato non solo adesso, guadagnandoci nel giorno della svalutazione, ma anche in passato con alcune scorribande memorabili in piazza Affari. La strategia9 Sempre la solita: «Comprare quando gli altri vendono e vendere quando gli altri comprano». Facile a dirsi. Ma a farlo? «Per farlo bisogna rischiare», insiste. E il ricordo va inevitabilmente ai giorni di fine agosto di un anno fa, a un lunedì nero di Piazza Affari, quando in una Borsa semiagonizzante dove tutti vendevano lui aveva rischiato 10 miliardi per comprare azioni cedute nei giorni successivi con tanto di profitto. «Sa cose le dico? L'ho rifatto anche in questi giorni, in questo disastro di Borsa», ammette sornione. «Vado controcorrente: che ne dice della Fiat a 3500 lire?». Dica lei cosa ne pensa? «Che non è possibile che capitalizzi in Borsa meno di quanto investe in un anno». Piace il rischio a Marce¬ gaglia. Ma sulle cose serie, guai a scherzare. Dice: «Purtroppo, la Banca d'Italia è stata costretta a svalutare in fretta, sette giorni prima dell'esito del referendum francese su Maastricht, e la svalutazione non è stata seguita da adeguati provvedimenti». Ecco perché, spiega, sulla lira è di nuovo tempesta e la speculazione è di nuovo all'assalto: «Ma ha visto cosa è costretta a fare la Banca d'Italia? Ha dovuto svenarsi vendendo 1200 miliardi di marchi, ohe dico: 1200 miliardi». E poi, con il dollaro schizzato del 10-12% rispetto alla lira, come si fa a credere che con la svalutazione gli imprenditori raddrizzano i conti delle aziende? Stupidaggini: «Le materie prime si pagano in dollari anche se c'è chi l'ha dimenticato». Morale della favola per lo speculatore-patriota Marcegaglia: un moribondo ha bisogno dì un modico che non tentenni. «Decisionismo, serve decisionismo». Armando Zeni Steno Marcegaglia

Persone citate: Marcegaglia, Steno Marcegaglia

Luoghi citati: Milano