Fonseca; tutto merito del nonno di Bruno Bernardi

Fonseca; tutto merito del nonno La ricca serata di Coppa ha messo in mostra un fantastico tris di uomini-gol Fonseca; tutto merito del nonno «Mi porta fortuna, sette reti in quattro giorni» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Cinque eurogol al primo colpo, tanti quanti Diego Maradona in tutte le Coppe con il Napoli. Per Daniel Fonseca quella di Valencia è stata una notte da leone. Applaudito dal pubblico spagnolo, ieri è stato accolto a Capodichino come il nuovo re di Napoli, l'eroe che ha ipotecato la qualificazione e può rendere meno traumatico il «dopo Maradona». «Non fate paragoni, Maradona è indimenticabile anche se il suo problema con la società non ci riguarda e pensiamo a noi stessi: a Diego auguriamo salute e serenità con la sua famiglia e di tornare presto a giocare, se non è possibile a Napoli in un'altra squadra», dice Fonseca. Ranieri, che lo conosce bene e l'aveva già voluto a Cagliari e poi a Napoli, si preoccupa che Fonseca resti se stesso e non gli scoppi la testa: «Il vero campione qui è Careca. Daniel ha ventitré anni, dobbiamo aiutarlo a maturare. Con il Brescia la gente lo fischiava e invocava Maradona». Fonseca lo rassicura: «Credo di avere un giusto equilibrio. Le responsabilità non mi spaventano e mi devo abituare. L'abbuffata di gol mi servirà per i periodi di magra. Con il Brescia volevo strafare. E a Valencia abbiamo sofferto prima di dilagare dimostrando una mentalità europea anche fuori casa». Ha stabilito un record difficilmente eguaghabile in trasferta e l'ha dedicato al suocero e, soprattutto, al nonno materno settantaduenne, Regelio Garis, che 1 ha allevato da quando aveva nove giorni di vita e suo padre si era da poco separato dalla madre. Nonno e suocero erano al «Casanova». «Mi portano fortuna - racconta Fonseca -. Sono arrivati sabato in Italia e ho segnato una doppietta a Foggia. Poi la cinquina di Valencia. Sette gol in quattro giorni, un caso. Debbo tutto a nonno Regelio. Mi ha fatto crescere in ogni senso e mi ha avvicinato al calcio anche se non ho seguito le sue orme: era secondo portiere nel Peharol di Montevideo e poi è diventato dirigente del Nacional, la quadra che mi ha lanciato diciottenne». Sognava l'Europa. E proprio a Valencia cominciò la sua avventura nel vecchio continente nell'89, ma non si accordò e tornò in Uruguay per trasferirsi a Cagliari nell'estate '90. «Non mi sono vendicato, come scrivono in Spagna», sorride scoprendo i suoi denti da leprotto. In Sardegna l'hanno definito l'erede di Gigi Riva e a Napoli sta raccogliendo il «testimone» di Maradona. Anche se non ha la potenza di Riva né il genio di Maradona, è sicuramente un fuoriclasse, nato per il gol in velocità. Il suo scatto è fulmineo, il sinistro una saetta. Lui ringrazia Zola ed i compagni che a Valencia l'hanno messo in condizione di andare a bersaglio con facilità: «Sono stato più fortunato io del Napoli. E sono felice di giocare in una squadra così grande, che può lottare per scudetto e Coppa Uefa se crederà nei propri mezzi, in una città che mi piace, perché somiglia al mio Paese e con i migliori tifosi del mondo». Non rimpiange di non essere finito alla Juventus: «Era tutto fatto, dovevo solo firmare, poi il Caghari chiese più soldi e la situazione si complicò». La Juventus fece altre scelte e Fonseca, richiesto anche dall'Inter, si trovò ad un passo dal Milan. L'affare sfumò: «Mi avrebbe parcheggiato per un armo e io volevo subito l'Europa». Intanto il procuratore di Fonseca, Paco Casal, scoprì che il bomber si sarebbe svincolato nel '93 e il Caghari abbassò le pretese. Al Napoli è costato appena 12 miliardi (più Pusceddu) con un ingaggio triennale di un miliar¬ do e mezzo a stagione ed un premio extra se supera i dieci gol a campionato. Fonseca, però, non ci tiene a vincere la classifica cannonieri: «E' una questione fra Van Basten e Papin. A me interessano i risultati del Napoli». Abita con la moglie vicino a Careca. Sono molto amici e il brasiliano gli dà consigli preziosi, in campo e fuori. «Daniel è bravissimo», sentenzia. Careca è diventato un leader e polemizza con Feriamo che trascura troppo la squadra: «Siamo senza un padre, ci sentiamo orfani anche se in Ranieri abbiamo un fratello maggiore». Careca, stirato, non giocherà domenica al San Paolo contro l'Inter e verrà sostituito da Ferrante. Carbone, contuso ad uno zigomo, con leggero trauma cranico ha fatto la Tac ed è recuperabile, e Thern, recatosi a Stoccolma al capezzale della moglie che sta per renderlo padre, rientrerà in tempo per la sfida con l'Inter. «E' dura, ma il Napoli dipende da se stesso», taglia corto Fonseca. E toccherà a lui il compito più difficile. Ma non sarà solo. Bruno Bernardi