Gerosa: «Bnl, Drogoul agì su ordini romani»

Gerosa: «Bnl, Drogoul agì su ordini romani» Ma il funzionario Usa si dichiara innocente Gerosa: «Bnl, Drogoul agì su ordini romani» // vertice dell'Istituto smentisce di aver voluto frenare l'indagine ROMA. Secondo il socialista Guido Gerosa, componente la commissione d'inchiesta del senato sulla vicenda della filiale della Bnl di Atlanta, il finanziamento compiuto a favore dell'Iraq da parte della banca rientrerebbe in un grosso intrigo internazionale a cui non era estranea la direzione dell'istituto. «Ho l'impressione - dice Gerosa - che venga alla luce quello che la commissione parlamentare ha sempre sostenuto: i rapporti tra Roma e Chris Drogoul erano molto stretti, diretti. Drogoul agì su ordini che venivano da Roma. Noi però non siamo stati in grado di dimostrarlo. Siamo stati sempre molto severi sia con Umberto D'Addosio, sia con Pierdomenico Gallo, che ricoprivano allora entrambi la carica di vicedirettore generale. Ma non è stato possibile arrivare a dimostrare che i rapporti tra l'ex direttore della filiale di Atlanta e i centri operativi di Roma erano stretti». Il difensore di Christopher Drogoul ha esibito, al processo contro il direttore della filiale della Bnl di Atlanta, un documento che proverebbe il coinvolgimento dei vertici romani. «Se adesso gli americani ritirano fuori lo scheletro dall'armadio - afferma Gerosa - è perché George Bush è in grave difficoltà. E' diventato molto impopolare ed Henry Gonzales, che possiede dei documenti, li tira fuori con cadenza molto ravvicinata». Ma non è stato questo l'unico colpo di scena al processo negli Usa. Gli avvocati di Drogoul hanno infatti chiesto ieri a sorpresa di ritirare 1' ammissione di colpevolezza dell'ex manager della Bnl di Atlanta. La decisione di Drogoul po¬ trebbe portare ad un nuovo processo per lo scandalo dei cinque miliardi di crediti illegali concessi all'Iraq dalla libale, se il giudice Marvin Shoob accetterà la richiesta degli avvocati difensori. Shoob ha preannunciato che comunicherà la sua decisione martedì prossimo. Intanto, il Tg3 ieri notte, in collaborazione con Alan Friedman, giornalista del Financial Times, ha affermato, in base ad alcuni documenti della Cia, che l'attuale presidente della Bnl, Giampiero Cantoni, avrebbe chiesto all'ambasciatore Usa a Roma, Peter Secchia, il rallentamento delle indagini negli Stati Uniti. Ma la Banca Nazionale del Lavoro ha smentito in un comunicato «Le notizie che Raitre ha diffuso mercoledì sera su presunte nuove rivelazioni circa l'affaire Atlanta». «La Bnl - prosegue il comunicato - ritiene necessario confermare quanto è stato dichiarato dal suo presidente, Giampiero Cantoni, alla commissione di inchiesta del senato e cioè che la nuova presidenza fu insediata nell'ottobre '89, dopo le note vicende di Atlanta che portarono alle dimissioni del dottor Nesi e del dottor Pedde». Per recuperare credibihtà alla banca del Tesoro italiano, la presidenza «ritenne suo diritto e dovere informare il nuovo ambasciatore Usa a Roma, Peter Secchia, della situazione, tenendo conto che il gruppo Bnl, con i suoi 26 mila dipendenti, ha un'ampia presenza sui mercati internazionali e in particolare sul quello nordamericano». Il presidente della Bnl, continua la nota, non chiese alcun rallentamento dell'indagine, come fu ampiamente chiarito.