Cedo Bot, compro marchi. E poi? di Zeni

Cedo Bot, compro marchi. E poi? MERCATI & MANOVRA La Borsa risale, le monete danzano e la speculazione riscopre i Cct Cedo Bot, compro marchi. E poi? // «giovedì pazzo» del piccolo risparmiatore MILANO. Borsa, titoli di Stato, reddito fisso, monete: dopo il terremoto sui mercati, scatenato dalla grande speculazione internazionale, ecco il giorno del travet, del piccolo rispamiatore terrorizzato. Che si chiede cosa fare, che non vuol perderci, che vuole comprare marchi e vendere Bot e che, così facendo, rischia più di prima. Dopo il mercoledì di sangue, il giovedì 17 porta pazzie. Fuori dal prefabbricato della Borsa, in piazza Affari, pochi minuti prima dell'apertura delle contrattazioni, c'è chi racconta episodi successi un'ora prima. Passa un agente di cambio e racconta del barista del bar all'angolo che gli ha chiesto, trepidante: «Dottore, io ho comprato un po' di marchi ma adesso cosa succede, vanno su o vanno giù?». E il giovane procuratore annuisce: «Pazzie, è dalle otto di mattina che mi stanno telefonando i clienti per dirmi di vender tutto e comprare marchi: come faccio a dirgli che rischiano il bagno di sangue?». Mentre il collega più anziano, trent'anni di Borsa alle spalle, preferisce buttarla sul ridere raccontando l'ultima barzelletta sfornata dal parterre, ovviamente dettata dall'emergenza delle ultimissime ore: «Sapete perché l'Italia è fatta a forma di stivale? Noo? Provate a calpestare la palta con i sandali». Il giovedì 17, in piazza Affari, finisce al rialzo: +3,44%, con tutti i titoli principali in rimbalzo rispetto al mercoledì della paura. Rimbalzo tecnico, sentenziano gli operatori: «Neppure un gran rimbalzo - aggiungono - visto che dal 3,44% si deve sottrarre lo scarto dei riporti calcolato nell'1,3%». Forti, rispetto al solito, gli scambi: sopra i 200 miliardi di controvalore. E richiesti soprattutto i titoli molto patrimonializzati, gli assicurativi, i bancari. Oltre, inutile dirlo, le solite Credit ( + 7,56%), le Comit (+12,20%), le Sme ( + 6,41%), le Saipem (+11,19%), società sulle quali (a torto o a ragione) si scommette sulla privatizzazione. Ma, udite, udite, ieri in piazza Affari, a un certo punto, con il mercato dei cambi chiuso, l'oro in crescita, le obbligazioni Imi, Enel e Fs rinviate al ribasso dopo aver visto flessioni superiori al 10%, i Cct giù di due lire, qualcuno ha lanciato l'idea: «E se l'azione tornasse a essere un bene rifugio?». La fuga dal reddito fisso non trova molti argini, gli ordini di vendita sul mercato secondario dei titoli di Stafo invece trovano un argine di protezione nell'intervento in acquisto della Banca d'Italia. E questo spiega perché, nonostante l'isteria, Cct e Btp, futures e contanti, non tracollano più di tanto e contengono la loro discesa sulle due lire al massimo. Nel pomeriggio, per fortuna, gli ordini di vendita si placano. Anche perché gli stessi grandi investitori che fino a poche ore prima avevano speculato contro la lira, e quindi avevano massiciamente venduto anche titoli di Stato, tornano sul luogo del delitto: sui quei Cct che avevano tanto disprezzato. Ancora una volta, sempre nel pomeriggio, a dar retta agli operatori, sono solo i piccoli risparmiatori a insistere per vendere e buttarsi sul marco. Se nella mattina la caduta dei titoli di Stato, oltre che dagli interventi di Bankitalia, era stata frenata dalle ipotesi di un ribasso dei tassi anche in Italia, nel pomeriggio il recupero (che sul future, al Liffe di Londra, è stato di 60/70 punti) è tutto legato alle valutazioni positive dei mercati internazionali sulla manovra presentata dal governo Amato. Un po' di tranquillità è tornata anche nelle sale cambi dopo la tensione mostruosa di mercoledì. La lira non è schizzata a mille come temevano in molti, ma si è attestata attorno alle 840 per un marco per poi calare, nel pomeriggio, a 830. Un po' peggio è andata, per la lira, nei confronti del dollaro (indicato attorno alle 1260 lire) sul quale, sempre nel pomeriggio, ha poi recuperato qualche punto. Tranquillo il giovedì 17 dei cambisti, un po meno quello di chi, per necessita, è corso in banca a comprar valute: a Milano qualcuno ha dovuto pagare il franco svizzero mille lire e il franco francese 260. Armando Zeni Nella foto in alto il direttore generale del Tesoro Mario Draghi che già pensa alla prossima asta dei Bot

Persone citate: Mario Draghi

Luoghi citati: Italia, Londra, Milano