Ferreri mio, sei una libidine di Fulvia Caprara

Ferreri mio, sei una libidine Con «Diario trovato in un armadio» Jerry Cala entra nel cinema d'autore Ferreri mio, sei una libidine Con lui mi sento un vero attore ROMA. Il primo incontro è a ivenuto grazie a un telefoni io cellulare, sull'autostrada Rom iMilano: da una parte il protaf. dnista di tanto cinema ridane lino, natalizio e di cassetta, d ill'altra il regista celebrato, pi ovocatore, maestro del grottesi a. «Pronto, sono Marco Ferreri, io un film che sei te. E' un po' d'e lini che ti guardo, guardo tut i i tuoi film. Come sei, dramme lico?». Per riprendersi dalla s irpresa Jerry Cala rallenta, si blocca su una corsia d'emergènza e risponde: «Come sono? Biavissimo». Non servono à re spiegazioni, in poche batt ite l'accordo è trovato e nasce i ria nuova collaborazione: il til dIo del nuovo film di Ferreri è «I iario trovato in un armadio», 1< riprese avranno inizio il 5 otte ire vicino a Roma, a Pontinia, sul litorale laziale a pochi chilometri da Sabaudia che tanto aff asc.na l'autore di «Ciao maschio) e «L'ultima donna». Per Calogero Cala detto Jerry, quarantunenne genitori siciliani, educazione milanese, il film con Ferreri rappresenta la promozione jsul campo, l'ingresso a pieno tiolo nel mondo degli attori a tfitto tondo, l'uscita definitiva d; cinto riservato ai soli comic Che impressione le ha Marco Ferreri? Appena è venuto a Roma, la telefonata, mi ha invitto a pranzo nella sua casetta in centro. Mi ha cucinato il baccalà, che è la sua specialità, e e iamo entrati subito in sintonia. l'una persona eccezionale, uno abituato a esprimersi in mot o diretto. Sembra strano dirli, ma mi sono già molto affezion ito. Come sarà il suo pers maggio nel film? Sono un venditore porta a corta, uno di quelli che cercato di piazzare i loro prodotti g rando per l'Italia, magari mollando improvvisate bancarelle ] er decantare i pregi della merci s Vivo in maniera strana, un pc ' fuori dal tempo, ho una maxima e non una moglie, sono ui i viaggiatore straordinario. La aia caratteristica sta nella precisione maniacale con cui annoto in un diario tutto quello che mi succede. Scrivo qualunque co; a: ora- I re¬ ietto opo ri, appuntamenti, luoghi, ma soprattutto registro tutte le sensazioni che provo quando vedo una donna. Non sono un maniaco, ma ogni volta che il mio sguardo si posa su un corpo femminile provo sensazioni fortissime: mi emoziono, mi meraviglio. E' un film sulla verità, sulla vita, sul rapporto di un uomo con se stesso e con il mondo esterno. Credo che Ferreri, stavolta, sarà meno grottesco e più dolce, un po' come quando ha girato «Chiedo asilo»» con Benigni. Perché, a suo parere, Ferreri ha voluto proprio lei? Mi ha detto che il personaggio mi somigliava molto e io ho ca¬ pito, a poco a poco, di avere tante cose in comune con questo venditore così amante della solitudine. «Tutti e due - mi ha spiegato Ferreri - avete l'abitudine di non guardare l'oggetto che avete davanti, ma sempre oltre». Questa dev'essere stata una delle cose che lo ha convinto a chiamarmi. Come si sente alla vigilia di questa prova? Felice, gratificato. All'inizio ero anche un po' spaventato, poi ho conosciuto Ferreri e ho provato un gran senso di sicurezza: abituato ad andare sul set sapendo che il regista metterà solo la macchina da presa, sono contentissimo di poter finalmente provare la hbidine di affidarmi completamente ad un autore. Rispetto alla sua carriera, questo nuovo impegno è una premozione? Avevo già avuto segnali di questo tipo: sia quando Marco Risi mi aveva chiamato per recitare in «Colpo di fulmine», sia quando Avati mi aveva voluto in un episodio di «Sposi», sia con il film «Sottozero». Ma forse allora era troppo presto e nessuno aveva fatto caso a quelle interpretazioni di sapore diverso dalle mie più note; ora ho superato i 40 anni e magari è arrivato il momento per farmi conoscere sotto aspetti nuovi. In questo senso può essere servito anche a lei il Leone d'oro che, dopo varie polemiche, è stato dato a Paolo Villaggio? In Italia, purtroppo, c'è sempre stato il vizio di guardare i comici con superiorità: basti pensare a 'foto! Ho letto da qualche parte la dichiarazione di qualcuno che, commentando il riconoscimento a Villaggio, diceva: «In fondo ha fatto solo Fantozzi». Ma come, solo Fantozzi? Quella è una maschera italiana che resterà nel tempo, grazie al lavoro di un attore come Villaggio. Da noi il comico andrebbe rivalutato come terapeuta. Fulvia Caprara «Dopo un piatto di baccalà la parte fu mia» Jerry Cala. Qui accanto il regista Marco Ferreri. A sinistra, dall'alto, l'ex moglie Mara Venier e il gruppo del Gatti di vicolo miracoli

Luoghi citati: Italia, Pontinia, Roma, Sabaudia