In tv non nominare il nome di Dio invano di Mirella AppiottiVittorio Messori

In tv non nominare il nome di Dio invano Propaganda ed equivoci. Due attacchi da Sabato e Avvenire In tv non nominare il nome di Dio invano il vero che non si può più " portare Gesù in tv? E che neppure la religione ci si trova a proprio agio? E' Jvero che, in video, Zeffi- relli a suo tempo non ha superato la «sufficienza» e che De Bosio con il Mose si è appena un poco di più avvicinato alla soglia del «mistero»? A sentire le critiche' lanciate ieri da due giornali cattolici, l'Avvenire e II Sabato, si direbbe che sinora siamo stati capaci più che altro di crocifiggere il Cristo una seconda volta. 11 quotidiano milanese, attraverso il suo cronista televisivo Claudio Sorgi, accusa coloro che parlano di fede dallo schermo di essere spesso troppo incompetenti o troppo competenti e oscuri. Il settimanale, vicino a CI, punta più al grande ponendo un problema non da poco: il rischio che attraverso la tv la «missione» ad personam del cattolico si trasformi in propaganda, il messaggio in piacere di Auditel. Il Sabato dedica l'intero editoriale all'argomento. Per prima cosa confuta l'accusa a Wojtyla di aver lanciato una censura ai media nell'ormai famoso discorso del 9 settembre. Ma, poi, si chiede, attraverso le parole di Von Balthasar: «Può la Chiesa svelare nei mass media al colto e all'incolto il suo autentico mistero... non sarà forse costretta a presentarvelo in ima forma per lo meno derivata, estraniata, moralizzata...?». Abbiamo riproposto la domanda a quactro osservatori del mondo cattolico. «La religione in genere appare alla tv esclusivamente o quasi nei suoi aspetti esterni, di pura immagine», sostiene Franco Bolgiaiù, docente di Storia del Cristianesimo all'Università di Torino che invece dà un buon giudizio sulle trasmissioni per così dire «specializzate» di varie confessioni. «E nella "spettacolarizzazione" - continua - metterei tanto le cerimonie papali quanto le manifestazioni religiose di massa». Forse è inevitabile, ma il giudizio di Bolgiani rimane severo: «Seri dibattiti con libertà di parola sulla religione, sulla scristianizzazione in atto, sulla crisi delle grandi religioni mondiali e delle etiche, sugli interventi magisteriali, sono di fatto inesistenti. Ricordo qualcosa nel programma di Biagi. Ma i grandi problemi non sono quasi mai affrontati». E' l'accusa lanciata da Sorgi sull'Avvenire a proposito della trasmissione di Raidue da Bruxelles L'Europa, le religioni, la pace. Raidue, laica, viene lodata per l'apertura al «sacro», ma anche rimproverata proprio perché troppo preoccupata di laicizzare le sue trasmissioni religiose. Due protagonisti del dibattito, Fabrizio Del Noce e Sergio Quinzio, vengono bollati. Del Noce «incompetente sull'argomento», Quinzio «competentissimo» ma difficile. «Non rispondo a Sorgi interviene Fabrizio Del Noce le cose che dice le ritengo sotto il livello di una risposta». Cattolico, per tre anni «cronista» tv di Wojtyla nel mondo, il giornalista-scrittore pensa che «l'arduo compito della tv è non essere di sacrestia e neppure solo laica e liberarsi dal pregiudizio cattocomunista secondo cui la religione va bene quando si depotenzia di tutti i suoi elementi spirituali e diventa religione laica dell'umanità. Ma Cristo non è l'Onu». Vittorio Messori, un milione di copie per il suo Ipotesi su Gesù, autore di un imminente nuovo saggio dal titolo affascinante Pari sorto Ponzio Pilato?, non si stupisce per il disagio della Chiesa nell'usare i media. Le ragioni sono «anche» storiche. «Il Sabato non ha torto - dice - ma il discorso va precisato. Il disagio nasce dalla materia stessa del Vangelo, Cristo non è un ideologo che si rivolge alle masse; "Il Dio cristiano sa contare solo fino a uno", avverte Frossard. Al Vangelo non interessa ciò che interessa l'idelogia, la folla. Interessa l'uomo concreto». L'approccio cattolico-tv sarà sempre e soltanto un primo stadio, in attesa del vero incontro, un amore a due, al riparo, verso l'invisibile. Però Messori non «colpevolizza» più di tanto la tv, colpevolizza piuttosto i suoi compagni di strada, i «cattolici vittimisti che se la prendono con i laici "cattivi"». L'argomento «Chiesa e mass media» è di tale attualità che il 1° ottobre a Bologna sarà oggetto di un convegno con Biagi, Tonini, Biffi e lo stesso Messori. Il problema interessa da vicino anche Gianfranco Bettetini, direttore dell'Istituto di Scienze della comunicazione e dello spettacolo alla Cattolica di Milano. Grande esperto di tv, ex regista, vede i limiti del piccolo schermo su questo terreno: «Ci troviamo di fronte a contenuti non traducibili né in spettacolo né in politica. Quando si tenta di entrare nel cuore del problema i media vacillano». Le grandi tv forse non possono far meglio. «Si può invece sperare in tv locali, piccole...». Bettetini sarebbe contento di vedere una tv vaticana, benché sia convinto che solo la poesia ha la chiave del «mistero». L'unico Gesù che gli piace è quello pasoliniano. Mirella Appiotti Messori: «Molte colpe fra i cattolici». Bolgiani: «Mancano dibattiti seri» Franco Zeffirelli (qui accanto) con il suo Gesù Cristo cinematografico In alto, da sinistra: Fabrizio Del Noce e Vittorio Messori A destra: Pier Paolo Pasolini

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