Craxi: c'è una cupola che manovra
Craxi: c'è una cupola che manovra uninominale Craxi: c'è una cupola che manovra «Ipoteri economici vogliono una democrazia elitaria» «Attenti, i listoni trasversali assomigliano al fascio» BERLINO DAL NOSTRO INVIATO «Mi guardo intorno per vedere se ci sono dei giovani di talento da lanciare, ma per ora non ne vedo. Ad esempio, nella de chi dovrebbe rappresentare il rinnovamento? Di Martinazzoli sono amico, ma anche lui ha 61 anni. E allora chi c'è, Segni? Mah... Da noi la stessa cosa. Magari ci fosse un giovane di 35 anni, lo chiamerei subito. Di certo non mi faccio incantare dalle interviste. Conosco i miei polli e so quanto valgono. Una cosa è certa: non sarà Eugenio Scalfari a scegliere il segretario del psi, né può pretendere di farlo D'Alema». Sono le 2 di notte di giovedì e Bettino Craxi nella hall dell'hotel Intercontinental di Berlino, al terzo giorno dell'Internazionale socialista, finalmente parla di Claudio Martelli. Non pronuncia il nome dell'ex pupillo, ma quelle parole sono dirette a lui, cioè al personaggio che, secondo Craxi, sta accompagnando il suo nome ad un disegno politico pericoloso quanto il fascismo. «Considerazioni al limite della fantapolitica - preciserà il giorno dopo il segretario del psi ma a volte la fantapolitica aiuta». Ma qua! è questo disegno che lo spaventa? E' notte fonda e dopo aver cenato al Café de Paris e aver chiacchierato a lungo al bar dell'albergo con Felipe Gonza- lez, leader del ps spagnolo, Craxi è pronto a dare ima risposta. «Io - spiega - sto lanciando un grido d'allarme a tutti. Ci seno spinte da destra e da sinistra, ima nuova strategia degli opposti estremismi che, attraverso il dissolvimento dei partiti, punta ad introdurre in Italia una sorta di democrazia elitaria. Non c'è una mente unica dietro a questo disegno, ma più centri di potere economico, finanziario ed editoriale, una cupola che vorrebbe avere mano lìbera, sgombrando l'Italia dai partiti per trasformarla a suo uso e consumo. Gli stessi che speculano sulla lira o che hanno altri obiettivi come quello di papparsi con le priva¬ tizzazioni mdiscriminate i beni dello Stato. Un processo che ricorda l'ascesa al potere del fascismo. Mentre i partiti litigavano, Acerbo preparava il colpo decisivo: la legge elettorale del '24, il listone». Craxi non cita Martelli, ma a seguire il suo ragionamento il novello «Acerbo» è proprio il suo ex delfino, innamorato dell'uninominale. «Si parla - riflette Craxi - di sciogliere i partiti per arrivare ad alleanze democratiche, indistinte, al partito che non c'è, al listone, che poi non è altro che un nuovo "fascio". La chiave di volta di questo progetto è la legge elettorale uninominale. Alla testa del listone sarà facile trovarci eroici magistrati, personaggi televisivi come Funari o industriali e altri, come Bossi, che pensano di cavalcare il malcontento e che invece ne saranno schiacciati». Un progetto condotto da una parte da forze conservatrici, dall'altra «da una generazione di rivoluzionari delusi degli Anni 70 che vede negli Anni 80, gli anni del benessere, la repressione delle loro speranze. Gente ora inserita nella magistratura, nell'editoria e nel management che ha deciso di "riprendere le armi"». Il grido di allarme di Craxi è rivolto, soprattutto, al pds tentato da Martelli. «Occhetto deve convincersi che questa prospet¬ tiva rappresenta la fine del suo partito: nel migliore dei casi si troverebbe ad avere una posizione subordinata, nel peggiore ci sarebbe la sua liquidazione». Già, il pds è tornato al centro dei suoi pensieri, Craxi ne parla con toni rispettosi ma problematici. «Dopo l'ingresso nell'Internazionale per il pds si è aperto un processo irreversibile. Credo che Occhetto ne sia convinto, anche se avrà dei problemi interni. Per anni hanno parlato alla loro base usando la demagogia. Però, se rimane fermo, il pds rischia di andare in mille pezzi. Ecco perché Occhetto deve scegliere, anche se condizionato dal problema D'Alema: io a quest'ulti¬ mo non rispondo per non dargli importanza». Craxi si fa portare un bicchier d'acqua e riprende il filo di un ragionamento. «C'è un problema di moralizzazione che va perseguito, e io sarò il primo a farlo, ma, contemporaneamente, bisogna affrontare la questione del finanziamento dei partiti, spiegando alla gente che la democrazia costa. Io ho delle idee in proposito: ad esempio, si potrebbe richiedere agli iscritti di versare una quota calcolata in percentuale sul 740». Poi, toma a parlare delle tangenti a Milano, difende chi ha preso i soldi per il partito, spara sugli «sciacalli». «Ad esempio questo Radaelli, di¬ ce che un conto di 7 miliardi intestato a lui in Svizzera in realtà è del psi. Debbo fare studiare la questione agli avvocati: o lo denuncio per calunnia, o chiedo che quei soldi siano restituiti al partito e poi li dono ai poveri». E i giudici? «I giudici hanno il dovere di indagare ma senza commettere abusi. Ecco perché sono rimasto perplesso nel sentir dire da qualcuno di loro che oggi siamo di fronte ad una situazione rivoluzionaria. Io ho preso carta e penna proprio per riportare nella legalità l'inchiesta di Milano, per evitare che ci fosse qualche suicidio in carcere. Era solo questa la mia intenzione e mi sembra che ciò stia avvenendo. Ma sono pronto a scrivere di nuovo: finora non ho sparato un colpo e le mie artiglierie sono ancora cariche». E le lotte interne al partito? Craxi prima di andare a dormire spende qualche parola anche su questo. «Molti di quelli che si sono mossi contro di me, dopo la direzione di agosto, lo hanno fatto per qualche delusione. Altri mi hanno rimproverato la nomina di De Michelis. E cosa pretendevano? Che lasciassi distruggere un uomo per colpa di una montatura? Neanche per sogno. Io ho tenuto in vita per due anni La Ganga, che prima è stato condannato e poi è stato assolto in Cassazione». Augusto MnzoM Bettino Craxi: «lo sto lanciando un grido d'allarme a tutti»
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