Quadri di Guttuso, si replica la «guerra» di Renato Guttuso

Quadri di Guttuso, si replica la «guerra» Il figlio adottivo vuole togliere oltre cento tele e disegni al Comune di Bagheria: «Non sa proteggerle» Quadri di Guttuso, si replica la «guerra» «Nella villa che li ospita piove, ho l'obbligo morale di trovare una sede più adeguata» Il sindaco ribatte: «Cerca di riprendersi le opere donate dall'artista per farne chissà cosa» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tra Fabio Carapezza, figlio adottivo ed erede di Renato Guttuso ed il Comune di Bagheria, il paese del grande artista morto cinque anni fa, è guerra di carta bollata. Fabio Carapezza è deciso a togliere al Comune gli oltre 100 fra quadri e disegni che egli ha donato perché la settecentesca Villa Cattolica in cui sono ospitati è condizioni pietose. «Dentro piove - accusa Carapezza - e nessuno interviene. La verità è che c'è una grande incuria. In Sicilia purtroppo ogni iniziativa rischia di fallire. E' come una maledizione». Figlio dello scienziato Marcello Carapezza, fraterno amico di Guttuso e anch'egli morto pochi anni fa, Fabio è un ragazzo deciso. L'ha dimostrato anche nella vertenza con Marta Marzotto, quando l'ormai ex contessa che fu legata a Guttuso cercò di ottenere parte dei quadri, almeno quelli nei quali il celebre pittore l'aveva ritratta. Ma anche il sindaco non si arrende e accusa Carapezza di volersi riprendere le opere di Guttuso per farne chissà che cosa, malgrado l'artista avesse espresso ripetutamente la volontà che fossero esposte lì, nella sua amata terra dove aveva cominciato a dipingere gli agrumi, il mare della scogliera di Aspra, i carusi delle zolfare, i braccianti con le bandiere rosse che nell'ultimo dopoguerra oc- cupavano i feudi incolti dei baroni proprio come avevano fatto i loro nonni e padri durante i fasci di Colajanni nel 1892. Renato Guttuso è sepolto a Villa Cattolica, in una tomba dalle linee ardite scolpita da Manzù su richiesta del figlio adottivo. Ed è fra la villa all'ingresso di Bagheria e Palazzo del Grillo a Roma, dove risiede Fabio Carapezza, che si sta arroventando la nuova vicenda i cui sviluppi al momento sono imprevedibili. L'ex deputato comunista Giuseppe Speciale, amico d'infanzia di Guttuso, ha definito «pretestuosa» la posizione di Fabio Carapezza, ma ha finito per convenire con lui che le sue accuse al sindaco Lo Bue sono fondate. «Sono stati spesi circa 10 miliardi per l'acquisto della villa e per la prima sistemazione della pinacoteca - dice Speciale - sarebbe un delitto se i quadri fossero portati via». E lui, l'interessato? Fabio Carapezza che, funzionario del ministero dell'Interno e membro del comitato permanente per la sicurezza dei musei italiani e che sin da ragazzo fu il principale collaboratore dell'artista, sostiene: «E' una storia che mi amareggia. Ma non ho appunti da muovermi. Mi sono impegnato allo spasimo. Tutto è precipitato quando ho mandato al Comune una bozza di statuto per regolarizzare la convenzione alla base della donazione, cosa che non è stata ancora fatta e che è basilare. Chi dona rinuncia a vendere, perché crede nella fruizione pubblica, ma questo non significa esporre tante opere d'arte al libero arbitrio di chi dimostra invece disinteresse». Fra le opere esposte a Villa Cattolica e comprese nella donazione ancora non perfezionata è «Le donne vanno e vengono» del 1986, l'ultimo grande quadro di Guttuso. «Ho obblighi morali - dice Carapezza - ed è il momento di trovare nuove sedi espositive. Ho avuto già molte offerte da musei italiani ed internazionali». E aggiunge: «Ho cercato di far entraere Bagheria nel cir- cuito internazionale. Ho portato il meglio della cultura, ma ora basta. Su tutto questo chiedo l'intervento della Soprintendenza perché con un sopralluogo accerti se, come affermo, la situazione è o non è di totale incuria. Vi sono infiltrazioni di acqua, stanno cadendo i tetti, non c'è climatizzazione, si continua a tollerare un affittuario che coltiva cavoli con costante pericolo di furti. Dalla morte due anni fa del sindaco Antonio Gargano ad ora siamo precipitati in un abisso, nel più assurdo atteggiamento del Comune che ha persino permesso che opere di Renato fossero staccate dalle pareti per appendervi in occasione di mostre tele di scadente valorei». Il figlio adottivo di Guttuso cita come esempio ben differente le tredici tele donate alla Galleria d'Arte Moderna di Roma, fra le quali la celebre «Crocifissione» del 1940-1941 e la «Tigre» del 1980. La donazione romana avvenne il 1° dicembre 1986, quando Guttuso era ormai in punto di morte (il decesso avvenne il 18 gennaio successivo) e mai è sorta la benché minima questione. Con il Comune di Bagheria invece si è al limite della rottura, con la vertenza affidata da Carapezza all'avvocato Ercole Noto Sardegna e con il legale del Comune di Bagheria, l'avvocato Mistretta, che si dice pronto ad andare davanti al giudice. Antonio Ravidà Negli anni scorsi Carapezza disse no alle richieste di Marta Marzotto A sinistra Marta Marzotto Di fianco Fabio Carapezza, figlio adottivo dell'artista siciliano: Renato Guttuso

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