Per una svista al computer

Per una svista al computer Catanesi, processo rinviato Per una svista al computer E' slittato di tre settimane per una svista al computer il processo che si doveva celebrare ieri contro i pentiti del clan dei catanesi Antonino Saia e Roberto Miano e altri sei complici. Tre imputati, responsabili di reati minori, hanno preferito patteggiare subito la pena con condanne inferiori ai due anni di reclusione, gli altri cinque si ripresenteranno davanti al giudice delle indagini preliminari Paola Trovati l'8 ottobre. L'udienza, durata poco meno di due ore, nell'aula di via Padova contigua al Tribunale di sorveglianza che viene utilizzata per processi con più detenuti e con particolari esigenze di sicurezza. Delle sette rapine addebitate alla banda la procura della Repubblica ha dimenticato di inserire l'assalto alla esattoria comunale di Viareggio del maggio '91. Ha spiegato il sostituto procuratore Anna Maria Loreto: «Il reato è stato contestato agli imputati, ma per una svista al computer la rapina non è stata inserita nei reati per i quali sono stati rinviati a giudizio. Così, non sono state citate le parti lese che hanno diritto ad avere l'avviso e siamo stati costretti ad un breve rinvio». Antonino Saia e Roberto Miano fanno parte di quella schiera di pentiti che hanno consentito lo smantellamento del clan dei catanesi, responsabili di decine di delitti, estorsioni e ferimenti negli Anni 70 e 80. Tornati in libertà i due avevano deciso di tornare alle rapine. Prima della rapina di Viareggio la banda aveva colpito a Torino e in altre zone: aveva tentato di rapinare l'ufficio postale di via Clavière a Torino nel settembre '90; assalito la centrale del latte di Torino nell'ottobre; I pentito Robert Miano l'ufficio postale di San Sebastiano Po nel novembre; le esattorie comunali di Sesto Fiorentino nell'aprile e nell'ottobre '91 ; di Lugo di Romagna nel maggio '91 e di Sestri Levante nel giugno '91. Nel maggio '91 la polizia bloccò i fratelli Antonino e Rosario Saia che avevano rapinato l'esattoria comunale di Viareggio assieme a Pietro Randelli, sfuggito invece alla cattura con una parte del bottino, 65 milioni. I complici, una volta tornati in libertà, chiesero a Randelli di spartire con loro il bottino che era riuscito a salvare. Ma Randelli tergiversava e il 30 novembre del 91 Antonino Saia e Antonio Massimo, convinto ad unirsi a lui nella spedizione punitiva, si presentarono nella cascina di Serravalle d'Alba dove Randelli si era rifugiato e uccisero lui e la convivente Nunzia Strano, 23 anni. Per quell'omicidio i due sono stati condannati dalla corte d'assise di Cuneo a 30 anni di carcere. Ieri mattina tre imputati di reati minori hanno patteggiato la pena: un anno e undici mesi per Antonio Russo (difeso dall'avvocato Ronco), un anno e 10 mesi per Ubaldo Raso (avvocati Altara e Zammitti), un anno e 8 mesi per Umberto Catalano (avvocato Crovella), l'ex guardia giurata indotto da Antonino Saia a vendergli la pistola d'ordinanza. Catalano è l'unico a piede libero avendo avuto la sospensione condizionale della pena. Assieme a Saia (difeso dagli avvocati Paola e Zancan) e Roberto Miano (avvocato Rissio) compariranno alla prossima udienza gli altri tre imputati della banda: Antonio Frazzitta, Rosario Saia, Antonio Massimo. Nell'udienza durata soltanto due ore tre imputati di reati minori hanno preferito patteggiare con condanne inferiori ai due anni I pentito Roberto Miano