Fsm, fine dello sciopero

Fsm, fine dello sciopero Sollievo in Polonia dopo otto settimane di tensione a Tychy Fsm, fine dello sciopero Ripartono le linee della Cinquecento VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Lo sciopero più lungo, più duro, più assurdo della Polonia postcomunista si è concluso di colpo la scorsa notte grazie alla mediazione della Chiesa. Terminano così i 55 giorni di passione che avevano bloccato la produzione della nuova Cinquecento presso lo stabilimento della Fsm di Tychy, nel Sud del Paese, rischiando di mettere in crisi la credibilità del governo impegnato nell'apertura totale agli investimenti stranieri, con in testa i due miliardi di dollari che la Fiat si appresta ad immettere sui mercati dell'Est europeo. Lo scontro pareva non lasciar intravedere vie d'uscita: da una parte c'era la lotta ad oltranza, fino alle estreme conseguenze, proclamata dal comitato di agitazione di Solidarnosc '80, sordo alle aspre condanne lanciate dai sindacati ufficiali; sull'altro versante l'esecutivo varsaviano che opponeva muro contro muro. Nessuna trattativa con i dimostranti accusati a chiare lettere di agire al di fuori della legge, nessuna disponibilità a rimettere in causa il patto di normalizzazione raggiunto un mese fa con le maestranze per essere poi sconfessato da un'esigua minoranza. Due ore dopo la mezzanotte, l'ala estremista dell'ex movimento walesiano ha ceduto di schianto dinanzi ai buoni uffici portati avanti dall'arcivescovo di Katowice, Damian Zimon. Lo ha anzi ringraziato per l'intervento «che ha consentito di raggiungere un accordo dignitoso e onorevole», oltre ad auspicare «il rapido ingresso» del colosso torinese nella Fsm oggi in mano allo Stato, ma prossima al traguardo della privatizzazione. Alla protesta avevano aderito inizialmente circa 2300 dei 19 mila dipendenti dell'azienda. Contavano di ottenere nella busta paga addirittura il 10 per cento del valore commerciale di ogni automobile da loro costruita, si porteranno a casa niente di più di quanto fosse già stato con¬ cordato assieme ai sindacati ufficiali il 29 luglio, il che significa un aumento attorno al milione di zloty (100 mila lire mensili). Con la cessazione del fermento potrà quindi riawiarsi il meccanismo che prevede il passaggio di proprietà alla Fiat e il ripristino del ciclo produttivo. Le squadre di manutenzione sono già al lavoro e a fine settimana riprenderà la produzione della Cinquecento (ne sono previste 120 mila l'anno) e quella delle varie versioni della 126. Ancora l'altro ieri il primo ministro Hanna Suchocka si era rivolta alla sezione di Solidarnosc della regione di Podbeskidzie per puntualizzare il ruolo del go¬ verno. «Lo sciopero è totalmente irrazionale, lo Stato d'illegalità che prevale nella fabbrica potrebbe forzarmi la mano ad azioni tese a restaurare l'ordine. Si tratta di misure che la legge ci autorizza ad applicare ma che preferirei non utilizzare». Nei giorni precedenti, vari tentativi di mediazione erano falliti e a nulla era servita la manifestazione indetta da 15 mila operai contrari allo sciopero. Nel braccio di ferro ingaggiato con Solidarnosc '80, quest'ultimo spalleggiato da frange minoritarie vicine ai conservatori dell'ex sindacato comunista Opzz, Varsavia aveva giocato con grande chiarezza le proprie carte. Cedere venendo a patti con i promotori dello sciopero poteva scardinare la diga della fermezza e scatenare valanghe di rivendicazioni in altre categorie, resistere equivaleva a confermare il progetto della pace sociale e della stabilità interna. Negli ambienti economici della capitale si tira adesso un sospiro di sollievo. «Temevamo il peggio», dice un banchiere americano, «in quanto dal varo dell'operazione Fiat dipendeva l'attuazione di molti finanziamenti stranieri. Finalmente il segnale è positivo, hanno prevalso il buonsenso e la ragionevolezza. Le alternative sarebbero stati il caos e tensioni insopportabili». Piero de Garzarolli

Persone citate: Damian Zimon, Hanna Suchocka, Piero De Garzarolli

Luoghi citati: Katowice, Polonia, Varsavia