Il Balzan a Macchia maestro della critica di Giovanni Bogliolo

Il Balzan a Macchia maestro della critica Premi anche per la matematica e la medicina Il Balzan a Macchia maestro della critica LMILANO O svizzero-statunitense Armand Borei per la matematica, Ebrahim Sam I ba del Gambia per la medicina preventiva e Giovanni Macchia per la critica letteraria sono i vincitori del premio Balzan 1992. Borei è stato premiato «per i suoi contributi fondamentali alla teoria dei gruppi di Lie, dei gruppi algebrici e dei gruppi aritmetici, e per la sua instancabile azione rivolta alla qualità nella ricerca matematica e alla propagazione di nuove idee». Samba, direttore dal 1980 del programma di controllo della Oncocercosi (cecità fluviale) dell'Organizzazione mondiale della Sanità, ha ricevuto il riconoscimento per i brillanti risultati della sua attività, la quale «ha protetto dalla malattia centinaia di migliaia di esseri umani, prevenendo il pericolo della cecità» e registrando pure «importanti conseguenze sociali ed economiche, in quanto ha permesso di ripopolare larghe e fertili regioni». Per Macchia, questa la motivazione: «In un'opera magistrale di storico e di critico, ha saputo conciliare il rigore del sapere, un sottile talento psicologico e un'arte di scrittore grazie alla quale l'ardore della ricerca e della scoperta si è trasformato per un vasto pubblico nel piacere della lettura. Francesista, italianista, comparatista, storico del teatro e delle arti, ha apportato, con i suoi libri, ia testimonianza che l'intelligenza, la cultura, la generosa simpatia avevano il potere di chiarire le gioie e le inquietudini dell'animo umano». Il premio consiste in 350 mila franchi svizzeri (circa 312 milioni di lire). Per l'anno prossimo le sezioni saranno arte e archeologia dell'antichità, paleontologia con speciale attenzione all'oceanografia, storia con particolare riferimento al XIX e XX secolo. [o. r.J I NCORA una volta il premio Balzar» ha fatto una scelta ineccepibile. Assegnando a Giovanni Macchia il riconoscimento riservato alla «storia e critica delle letterature», ha individuato nel panorama internazionale lo studioso che più d'ogni altro può ambire a incarnare, ciascuna per sé, l'una e l'altra di queste due discipline e insieme l'intera rete dei loro intrecci fecondi. E - in un'età in cui in letteratura la riflessione ha progressivamente soverchiato la creazione - ha trovato in un critico che è anche scrittore finissimo il garante più accreditato della nuova vocazione della critica a proporsi come creazione di secondo grado. In oltre un cinquantennio di attività (il suo primo libro, Baudelaire critico, è del '39; l'ultimo, un volume su Proust, sta per uscire in Francia), Macchia ha mostrato di saper praticare tutte le forme della critica. Ha percor¬ so e sondato diverse letterature la francese soprattutto, che ha illustrato anche con l'insegnamento, ma anche l'italiana e la spagnola -, si è occupato con passione pionieristica di studi teatrali, ha coltivato le arti figurative, e proprio ai rapporti tra le diverse forme di espressione artistica ha dedicato uno dei suoi libri più recenti (Elogio della luce). Ha alternato alla nitida visione d'assieme di una Storia della letteratura francese le ricerche polarizzate intorno a determinati percorsi tematici (Don Giovanni, la dialettica tra ordine e avventura, il mito di Parigi e l'incubo della sua distruzione) o a particolari autori (i moralisti classici, Baudelaire, Molière, Proust, Pirandello). E come ha costruito una storia letteraria per così dire «mobile», aperta a tutti i mutamenti di prospettive che le trasformazioni dei canoni estetici e del gusto possono imporre, così ha avviato con i suoi temi d'elezione un dialogo fatto di continue rivisitazioni, pazienti approfondimenti, incalzanti riprese. Oltre alla vita compiuta del testo - luogo deputato dell'analisi critica - ha sondato il limbo prenatale dei progetti, le zone d'ombra dei silenzi, i riposti spiragli delle incongruenze e delle allusioni in cui tutti gli artisti, i loici e i visionari, i melanconici e gli autentici pazzi, nascondono il nucleo significativo del loro segreto. E, fuori dallo spazio canonico della letteratura, si è avventurato nelle terre inesplorate dove s'incontrano «testi» anomali come la villa dei mostri del principe di Palagonia e figure evanescenti e misteriose come la figlia di Molière. E' insomma da anni, per unanime consenso e in tutta l'ampia accezione che il termine anche grazie a lui ha assunto nel nostro tempo, (esegeta, indagatore, in- ■ terprete, ma anche inventore, pensatore, moralista), il critico. Oggi il premio Balzan non fa che prenderne atto. Giovanni Bogliolo A CACCIA TRA PROUST EI MOSTRI Giovanni Macchia

Luoghi citati: Francia, Gambia, Palagonia, Parigi