Robin nella tana di Hitler «Popolo tedesco, fermati» di Emanuele Novazio
Robin nella tana di Hitler «Popolo tedesco, fermati» Discorso al Reichstag, abbracci con Kohl, ma il premier israeliano non strappa un marco alla Germania Robin nella tana di Hitler «Popolo tedesco, fermati» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Yitzhak Rabin ottiene l'appoggio del Cancelliere Kohl per i suoi sforzi di pace in Medio Oriente, ma tornerà a Gerusalemme senza gli aiuti economici nei quali sperava. Bonn è disposta, in linea di principio, ad aiutare l'integrazione in Germania degli ebrei emigrati dall'ex Unione Sovietica, come ha confermato anche il presidente Richard von Weizsaecker. Ma il governo federale non intende assumersi alcun impegno finanziario nei confronti di Israele, come ha reso noto ieri il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel. La Germania è alle prese con troppi problemi economici, la ricostruzione dell'ex Ddr è troppo costosa, perché ci si possa esporre su altri fronti, sembra essere stata la spiegazione. Secondo fonti vicine al premier israeliano, Rabin contava in crediti per dieci miliardi di marchi (quasi 8 mila miliardi di lire) e in un sostanzioso aumento degli investimenti tedeschi in Israele, per favorire l'integrazione dei nuovi immigrati e far fronte alle spese per la Difesa. Invece, nel suo colloquio con il Cancelliere il premier israeliano ha ottenuto assicurazioni soltanto sul rafforzamento della cooperazione economica e tecnologica fra i due Paesi. Parte dei crediti richiesti da Rabin - pressappoco la metà, precisano le stesse fonti - erano già stati sollecitati al Cancelliere dal governo Shamir, e avrebbero dovuto risarcire i danni subiti dagli ebrei tedeschi durante il nazismo. Danni mai riconosciuti dai governi comunisti della ex Ddr, col pretesto che uno Stato antifascista non poteva prendere simili impegni. La Germania Federale, per parte sua, insiste di aver già pagato il dovuto, versando nel dopoguerra miliardi di marchi ai governi di Israele. Ma la visita di Rabin - la prima di un leader israeliano dal 1986 - coincide anche con un'ondata di violenza a sfondo xenofobo e razzista senza precedenti, e mentre le svastiche e le bandiere naziste ricompaiono per le strade tedesche, in mano a bande di giovani skinheads. E' un'ombra particolarmente sinistra, su un viaggio dai forti contenuti simbolici, e nonostante il tema non fosse all'ordine del giorno dei colloqui, Kinkel ieri l'ha evocata con l'ospite. Quanto è avvenuto a Rostock e altrove, ha riconosciuto il ministro degli Esteri tedesco, ha creato «un grave danno» all'immagine della Germania nel mondo intero. Rabin, che oggi renderà omag¬ gio alle vittime dei campi di concentramento di Sachsenhausen, ha espresso la preoccupazione di Israele, e ha riferito al governo di Bonn ^indignazione» che le aggressioni agli stranieri e a simboli del mondo e della cultura ebraica hanno suscitato nel suo Paese. Più tardi, intervendo alla riunione dell'«Internazionale socialista» apertasi ieri mattina a Berlino, Rabin ha lanciato un appello vibrante al popolo tedesco perché sia messa fine all'ondata di violenza contro gli stranieri. Bisogna fare tutto il necessario per arrestare questi «sviluppi negativi», ha detto. «La violenza contro gli stranieri dovrebbe essere considerata dal governo tedesco come una luce rossa d'allarme», e ogni attenzione possibile dovrebbe essere fatta per «impedire l'inizio di quello che potrebbe riportarci parte di quanto ci è già capitato». Rabin parlava al «Reichstag», sede della Cancelleria al tempo di Hitler, primo capo di un governo israeliano nella storia a farlo, e lo ha sottolineato con forza: «Tutto questo porta con sé il tremendo ricordo del passato», ha detto. «Un ricordo che non sarà mai dimenticato, nonostante le buone relazioni che lo Stato d'Israele ha con la Germania d'oggi». Emanuele Novazio Il premier israeliano, Yitzhak Rabin, tornerà a Gerusalemme senza gli aiuti economici da parte dei tedeschi nei quali sperava
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