Segni: alle amministrative presenteremo nostre liste

Segni: alle amministrative presenteremo nostre liste Non è ancora l'annuncio dell'uscita dalla de: però se non ci stanno andiamo avanti da soli Segni: alle amministrative presenteremo nostre liste ROMA. «Ci presenteremo con nostre liste alle amministrative del 1993», annuncia Mario Segni in un'intervista al «Radiocorriere tv». Dunque abbandonerà la de? «Costruiremo il nuovo. Se la de ci sta, ben venga. Altrimenti andremo avanti». La risposta resta ambigua. Segni continua la sua battaglia, e sembra sempre più estraneo al suo partito, anche se di fatto dalla de non è ancora uscito. Però sulla riforma del sistema politico-partitico non ha dubbi, e l'ha ribadito l'altro giorno alla Festa dell'Unità: «Il futuro è una grande alleanza democratica, con un cambiamento di classe dirigente, che punti a maggioranze alternative». «C'è da augurarsi che Segni vada avanti sulla strada intrapresa. Non è importante se ci siano o meno scissioni preventive nella de: se ci saranno, la responsabilità resterà tutta della de», ha affermato ieri Pietro Scoppola, intervenendo anche lui alla Festa di Reggio Emilia. Scoppola, che è uno dei garanti del «comitato 9 giugno» promotore dei referendum elettorali, non sottovaluta la de: «La democrazia cristiana - dice - è una forza reale e tuttora presente, con la quale bisogna fare i conti. La crisi della centralità democristiana è un problema del sistema. Questo problema non si risolve sostituendo la centralità de con la centralità di un altro partito: crederlo è stato il vecchio errore e l'illusione del psi». La soluzione? «Si esce dalla crisi del sistema solo uscendo dal sistema che aveva nella de il suo perno, andando verso il gioco delle alternanze». Il sistema politico si riformerà attraverso grandi alleanze: è vero? E l'alleanza di Segni somiglia a quella proposta da Martelli? Cosa ne pensano gli altri politici? L'agenzia AdnKronos ha raccolto alcuni pareri. Franco Marini, de, ha invitato Segni al convegno di Forze Nuove a Saint-Vincent, ma dice: «L'idea non mi affascina. Le grandi forze popolari devono riuscire a trovare al loro inter¬ no idee, uomini ed energie capaci di farle uscire dalla crisi. Insomma, non credo a queste nuove forme di trasversalità». Il posto di Segni è quindi nella de, come sostenitore del rinnovamento. Gerardo Bianco, capogruppo de alla Camera, spera che Segni «non commetta errori»: «Finora ha detto di sentirsi a pieno titolo democristiano e deputato de. Cerca nuovi percorsi per il rinnovamento della politica, come facciamo tutti. E finché questo è compatibile con l'appartenenza alla de, non ci sono obiezioni». Apertura, ma con molte riserve, da psi e pds. Mauro Del Bue, socialista, vicino alle posizioni di Martelli: «Mi pare che l'intervento di Reggio Emilia significhi che Segni è disponibile a lavorare per costruire un'alleanza democratica insieme alle forze progressiste. Se così è, si tratta di un fatto nuovo che sposta anche i termini del confronto nella de. Ma deve essere chiaro che le nuove aggregazioni non nascono solo sul versante istituzionale, ma anche su quello economico, sociale e politico». Più cauto Bassanini, pds: «Ai fini del rinnovamento della democrazia italiana, non è facile dire se sia più utile che democratici veri e onesti come Segni assumano la guida del partito moderato-conservatore o diano il loro contributo per allargare l'alleanza democratica e progressista. A questo punto, una risposta la può dare solo lui. Per ora, mentre proposte e intenzioni di Martelli sono chiare e per me del tutto condivisibili, non altrettanto si può dire per quelle di Segni». Non dà credito a Segni il vicesegretario liberale Antonio Patuelli: «Le aggregazioni - dice - non possono maturare in astratto o su disegni di potere, ma da convergenze di tipo culturale, programmatico e di comportamenti. Altrimenti diventano trasformismo deteriore». Più duro di tutti Umberto Bossi che, parlando ieri in aula alla Camera, ha attaccato il leader referendario: «Si erge a baluardo di un nuovo sistema, ma rimane pur sempre un autorevole esponente della de. E dunque di quel sistema partitocratico contro il quale si sono espressi gli elettori». [r. i.] Scoppola: si esce dalla crisi politica solo con il gioco delle alternanze Mario Segni (a sinistra) e Pietro Scoppola (in basso) La proposta di alleanze trasversali del leader referendario non suscita entusiasmi nel mondo politico

Luoghi citati: Reggio Emilia, Roma, Saint-vincent