Settembre, tempo d' esami

Settembre, tempo d' esami Una giornata a Palazzo Nuovo per gli appelli d'autunno Settembre, tempo d' esami A Lettere è un fiorire di trenta «Tanti saluti a Simone», c'è scritto sulla lavagna, sopra al disegno di un serpente e di un fiore. Ma i ragazzi non sorridono per niente, nell'aula dell'esame di Geografia della professoressa Taola Sereno. A Palazzo Nuovo le vacanze sono finite, perlomeno per chi affronta gli appelli di settembre. Ieri il primo «pacchetto» un po' sostanzioso di prove a Lettere, una sorta di rodaggio della stagione accademica che ricomincia. Nell'auletta del primo piano non vola una mosca. L'assistente, pettinata come la professoressa, coda e occhiali, interroga un ragazzo che si tormenta la barba. Si parla di ortaggi, trasporti, costi, benefici. L'argomento, spiega uno studente che deve passare subito dopo, è «il modello dell'utilizzo del suolo agricolo di Von Thunen». Arabo, per il curioso che assiste. «E' un esame difficile, l'ho studiato per più di un mese senza fare altro», dice ancora il giovane: e ha la faccia tesa, senza un filo d'abbronzatura, come tutti gli studenti che si rispettano, anche a settembre. Visi bianchi anche nell'aula accanto, dove a divertirsi è solo Marziano Guglielminetti, Letteratura italiana: fa battute amichevoli a chi deve passare, spaventando a morte senza volerlo i ragazzi spauriti. Tre gruppi di interrogati, sulla parte istituzionale e su quella monografica. «0 ti manda a posto subito o ti dà voti alti», dice una brunetta dai capelli lunghi. E volano i trenta. Il professore legge dei versi: è la Divina Commedia, l'apparizione di Beatrice. Ritornano lontani ricordi di liceo, qui ìa materia è più familiare. La «Vita Nuova», poi Jacopone, Folgore, Cavalcanti. Solo un Cameade, tra le domande: «Chi era Buccio di Ranallo?», fa il professore. «Chi era costui?», pensa chi assiste. L'interrogata però risponde con sicurezza: un aquilano, autore di cronache in versi. Mistero svelato. Di nuovo silenzio di tomba nell'aula dopo. Con Nicola Tranfaglia, Storia contemporanea, non c'è da scherzare. «Bocciati stamattina? No, 23 è stato il voto più basso - risponde un ragazzo -. Il professore è severo e con lui l'esame non è il caso di tentarlo. A luglio chi ci ha provato è stato sbattuto via in malo modo. Con mortifica- zione». Sotto il torchio c'è una ragazza in tailleur pantalone. La prima domanda sono «gli anni di piombo». «Il terrorismo, l'immobilismo del governo, il pei, la de...»: la studentessa sciorina la lezione. Per lei, questa, è già storia lontana, da imparare sul libro. Pochi metri più avanti, nelle aule vicine, gli esami di Storia romana della Cracco-Ruggini e di Roda sembrano, nelle idee dei ragazzi, quasi contemporanei a questo. Fa impressione. Il tailleur pantalone finisce, si porta via un 26 e: «Va bene così», dice contenta. Di là un ragazzo sostiene che l'ultimo della dinastia dei Severi è Adriano: mezzo urlo del professore, ma poi il giovane viene graziato e promosso. Da Tranfaglia intanto passa una ragazza col caschetto, dall'aria decisa. Fa Lingue, ma ha scelto l'esame perché le interessa: il corso monografico sulla mafia, dice, è storia di oggi e va saputa. Ben preparata, risponde sicura. E' uno di quegli esami che riconciliano con l'università e con lo studio. Alla fine si merita un trenta tondo. Rarissimo. Se ne va tra due ali di amici in corteo, con la faccia splendente e il libretto al cuore come fosse una coppa. Cristina Caccia Il prof. Tranfaglia «Signorina ora mi parli della mafia» m | 1 ■ 1 ■ Il prof. Nicola Tranfaglia insegna Storia contemporanea alla facoltà di Lettere a Palazzo Nuovo

Persone citate: Arabo, Cristina Caccia, Folgore, Marziano Guglielminetti, Nicola Tranfaglia, Ranallo, Severi, Tranfaglia