Basket, il campionato per medicare le ferite

Basket, il campionato per medicare le ferite Domenica il via alla nuova serie A Basket, il campionato per medicare le ferite Brucia ancora il ko della Nazionale Ma senza presidente nulla si muove MILANO DAL NOSTRO INVIATO Il momento è strano, difficile. A novembre le prime vere elezioni presidenziali dopo anni di candidatura unica, e questo semestre bianco è carico di incertezze. La clamorosa bocciatura della Nazionale dai Giochi ha praticamente cancellato il basket, almeno quello nostrano, dal recente panorama sportivo. Ma domenica riparte il campionato, occorrono segni di risveglio, anche se c'è poco da celebrare: solo la coppetta Korac di Roma. Né trionfi azzurri, né Coppe Campioni e neppure un nuovo megasponsor o l'arrivo di un leggendario americano reduce dalle glorie Nba. Anzi, magari ci sarebbe da mettere il dito sulla piaga del 6,9% di calo del pubblico o sulla pur avvincente finalescudetto Treviso-Pesaro che ha però riportato un sapore di provincia al basket che puntava al grande confronto Roma-Milano. E allora chi osa battere la grancassa? Ci pensa De Michelis, disposto a ricandidarsi a capo della Lega dopo 8 anni di presidenza. L'uomo politico è abituato a ben altri problemi e il tema della convention pare studiato per metterlo a suo agio: anche il basket «Verso le riforme». Si focalizzano i problemi della legge '91 da rivedere urgentemente, la trasformazione dei club in Spa, le prospettive europee e l'Unione delle Leghe europee con Francia e Spagna (e Grecia in arrivo). E per dare la scossa, mostriamo un po' di muscoli, raccogliamo le forze per combattere l'eterno «nemico», quella Rai che ancora quest'anno scuce 10 miliardi, ma che ha inventato il «basket a luci rosse» e approfitta del vuoto di potere per cancellare la rubrica dei canestri dalla Domenica Sportiva. E meno male che sta per concedere ad altri (Telemontecarlo favorita) la diretta tv di una seconda gara, domenica pomeriggio. Ma le ferite sono ancora fresche e si cerca d'istinto la cicatrice: la Nazionale. «L'assenza dell'Italia a Barcellona è pesata. E non credo sia dovuta a mancanza di potenzialità tecnica», dice Grandi, vicepresidente Coni. «Dagli azzurri non sono arrivati i successi che attendevamo», brontola Vinci, spiegando che il suo erede dovrà adeguare leggi e statuti alle necessità del basket di oggi. Inutile chiedergli perché non l'abbia fatto lui. E analogo lamento arriva dal presidente delle società spagnole. Già, il basket-show delle Leghe sembra mal conciliarsi coi successi delle Nazionali: Italia, Francia, Spagna e Grecia escono con le ossa rotte dall'appuntamento-Giochi. Incompatibilità? De Michelis scuote la chioma e giura di no: la Nazionale giova a tutto il basket, bisogna aiutarla, tenerla su. Come? Ne discuteremo col nuovo vertice federale. Sorrisi di Petrucci, a destra, e di Salerno, a sinistra, impegnatissimi nelle loro kermesse presenzialiste a dispetto dei sondaggi che dichiarano già vincitore l'ex braccio destro di Matarrese. Intanto conta aver tenuto compatta la Lega: accontentate le «grandi» senza frantumare l'alleanza dei 32 club. L'accordo politico ha partorito la nuova formula dal '94-'95: serie Al con 14 squadre, A2 con 18, nessun interscambio nei playoff, 3 retrocessioni e 3 promozioni, 12 giocatori in panchina e partite da 48' per allungare lo show. Ma il rischio-retrocessione sale al 22%, altissimo per invogliare uno sponsor. E dove prendere quei 64 atleti in più, se il parcogiocatori è scarso già oggi? E allungare le panchine con altri juniores, a costo quasi-zero, non significa toglier loro quella possibilità di giocare indicata pochi mesi fa tra le cause della poca maturità di tanti nostri giovani? «E' la scelta unanime delle società - replica Porelli -. Ed è sempre meglio di prima. D'altra parte la Lega è un organismo democratico che deve tenere conto degli interessi e della volontà di tutti. Altrimenti che facciamo, chiamiamo Fidel Castro?». Ma Petrucci perché sorride sempre? Guido Ercole