Festa per Petrassi maestro del '900 di Giorgio Pestelli

Festa per Petrassi maestro del '900 Settembre Musica: omaggio al compositore Festa per Petrassi maestro del '900 Goffredo PetraTORINO. Settembre Musica 1992 è entrato nel suo momento più vivo con l'ampio omaggio a Goffredo Petrassi: a parte ogni considerazione di valore, che non ha certo bisogno del nostro povero consenso, un'artista che in circa sessantanni di lavoro creativo ha segnato con la sua personalità la musica, la cultura e il gusto del Novecento. Al tono di Petrassi uomo e compositore, senza paludamenti e altri ingombri, è stata fatta la più affettuosa delle accoglienze nella Sala delle Colonne del Palazzo di Città; all'incontro, orchestrato da Enzo Restagno, hanno partecipato Gian andrea Gavazzerà, Roman Vlad e Guido Turchi, tutti generosi di ricordi, osservazioni e messe a fuoco utili non solo a rinfrescare un cammino stilistico, ma a far risentire uno stile di vita oggi un po' umiliato da tanta circostanze: ma senza troppi lamenti, perché la semplice presenza di Petrassi, con quella sua voce sorvegliata quanto fervida, agisce sempre, di per sé e per quello che rappresenta, come una forza tonificante e fiduciosa. La sera avanti al Regio si è svolto il primo dei cinque incontri con la sua musica: Evelino Pidò ha diretto l'Orchestra e il Coro del Teatro Regio nel «Concerto per flauto e orchestra», nelle «Metamorfosi sinfoniche» di un Hindemith inframesso con molta proprietà e nel «Magnificat» del 1940, uno dei capisaldi della giovinezza compositiva di Petrassi. Il successo vibrante con cui quest'ultima partitura è stata accolta era sotto gli occhi di tutti: la romanità di Petrassi è altrettanto immateriale ma sensibile della venezianità di un Malipiero; ma il Petrassi di quegli anni non aveva troppe preoccupazioni antiromantiche, il che gli dava molta più spontaneità nella maniera grande di costruire: cui la partitura deve il suo effetto, come si è visto, infallibile. Ad un certo punto si mette in moto un ostinato ritmico, e un ignaro, al primo ascolto, potrebbe già temere l'avvicinarsi delle tremende legioni dei «Pini» di Respighi: c'è già tutto Petrassi nell'eleganza con cui quella con¬ i crezione viene sgretolata e riassorbita, e la processione ritorna respiro. E poi c'è quel soprano, si badi, «leggero»; quahficazione che all'interno della solennità «barocca» della struttura già avvia a disegnare una vocalità trasparente, raccomandandola a libertà decorative e ritmiche incantevoli (raccolte bene dal soprano Catherine Pierard), a sospensioni e abbandoni in felice contrasto con la quadratura ritmica delle masse corali e sinfoniche. Con la coscienza del poi, in quella vocalità solistica, e in certe fibre della partitura orchestrale murninate da Pidò con molta accortezza, era possibile scorgere sul nascere quella maniera nuova documentata in modo compiuto dal «Concerto per flauto» del 1960, presentato in apertura con l'impareggiabile contributo solistico di Mario Ancillotti. Partitura astratta per eccellenza, senza ombra di figure tematiche, variazione continua sul concetto di cadenza, dove ogni episodio sembra nascere da una nuova scossa del caleidoscopio; il segreto di Petrassi è proprio quello di legare in unità questa apparente dispersione, con quel solista calibratissimo che ora attraversa l'orchestra, ora si unisce, come in un concertino, con arpa e chitarra in un ritmo nuovo di densità e rarefazioni. Mi sembra molto importante per riconfermare il valore, che la bellezza di queste musiche sia emersa con naturalezza sotto la guida di un direttore delle leve più giovani, cioè lontano dagli anni della formazione petrassiana, e da parte di un'orchestra e di un coro più a casa loro nel repertorio lirico. Evelino Pidò, assieme al maestro del coro Massimo Peiretti, ha trovato prontamente il registro giusto per partiture così diverse: ha diretto con slancio il «Magnificat» e ha bene calcolato la spinta centrifuga del «Concerto»; e al centro della serata ha fatto fare bella figura all'orchestra torinese nell'ariosa e sonora partitura di Hindemith. Giorgio Pestelli Goffredo Petrassi