E no, son proprio nazisti
E no, son proprio nazisti Polemica: una lettera di Canfora contro i distinguo di Nolte E no, son proprio nazisti Pericoloso sottovalutare la minaccia ECaro Direttore A rinascita neonazista, visibile in modo allarmante dalla Germania all'Austria, dall'Italia alla Francia, e il successo di movimenti impregnati di umori nazisti, come i cosiddetti Republikaner, costituiscono di per sé la più clamorosa smentita della teoria di Ernst Nolte, secondo cui il nazismo nacque in Germania come risposta alla minaccia bolscevica e in contrapposizione al dilagare di tale minaccia. Oggi non si vede in giro alcuna minaccia del genere, e nondimeno il nazismo risorge, con i suoi connotati fondamentali dell'antisemitismo e della xenofobia. Per mettere in salvo la sua teoria, ormai confutata dai fatti, Nolte si affanna a ripetere che gli odierni neonazisti non sarebbero tali, bensì «anarchici di destra»; e soggiunge addirittura: «Manca il tessuto ideale per definire quei ragazzi (sic) come estremisti di destra» (intervista a L'Espresso della scorsa settimana. Carente sul piano dell'analisi storica, Nolte continua a ignorare le radici interne del nazismo, radici che rimontano all'era guglielmina, alla guerra del '14, al formarsi durante quel conflitto di grandi movimenti di destra a carattere eversivo, protetti e incoraggiati dal vero «dittatore» degli anni di guerra, il generale Ludendorff, che fu non a caso uno dei padrini di Hitler sin dal Putsch di Monaco. Tutte cose su cui ben altri studiosi, a cominciare dal grande Meinecke della Catastrofe tedesca ( 1946), avevano scritto parole illuminanti. Questo tentativo di sminuire la minaccia rappresentata dal risorgere del nazismo e dal trionfo di movimenti affini - un sondaggio della Bild Zeitung dà a Schoenhuber, il capo dei Republikaner, il 39% delle preferenze come cancelliere! - è estremamente pericoloso. Disarma la gente e la allontana dalla necessaria reazione politica e morale. Non si tratta infatti di sparuti o sprovveduti «anarchici di destra», né soltanto - come a prima vista parrebbe - di imbecilli. Dietro un movimento che può tenere in scacco intere città, dietro alle profanazioni antisemite di Roma e di Livorno, dietro alle minacce contro Arrigo Boldrini (per citare solo gli ultimi episodi) c'è qualcuno che organizza, qualcuno che paga. Lo ha detto molto bene Toaff nelle scorse settimane. Ma purtroppo nei nostri media Nolte ha più spazio di Toaff. E ciò non sembra suscitare apprensione. Di qui la mancata reazione di massa della gente; di qui l'indifferenza verso il ritorno antisemita nel quadro di una più generale e diffusa xenofobia, o razzismo strisciante, che sta diventando il male che il secolo ormai quasi concluso lascia in orrida eredità al successivo. Di qui la freddezza che si percepisce di fronte alla ricomparsa plateale e aggressiva dei simboli del nazismo. Questo è il pericolo principale. Quali le cause? Certo sono molte e hanno le più varie origini. Vorrei additarne una, solo in apparenza di carattere culturale, in realtà di rilievo immediatamente politico. La strumentale e martellante veduta - sempre più in voga dopo il crollo dell'Est mirante a equiparare comunismo e nazismo come esperienze parimenti nefande è uno dei veicoli dell'indifferentismo dominante. Dell'antifascismo, infatti, il movimento comunista fu uno dei pilastri, e l'ideologia comunista è la negazione frontale di tutto ciò di cui il nazismo si nutre e si alimenta. Tanto che nel gergo nazisteggiante, in uso anche presso i fascisti dei più vari siti (italiani, romeni, croati ecc.) il binomio aborrito era «ebrei-bolscevichi». Barare diffondendo la veduta della sostanziale affinità comunismo-nazismo è un modo colpevole di suscitare sbandamento e cinismo: è un modo di disarmare la gente. A meno che non si intenda, con Nolte (intervista a La Stampa del 2 settembre, pagina 3) arrivare a sostenere che «una persistente educazione all'antifascismo» quale quella impartita a suo tempo in Dar può spingere per reazione a ravvisare nel fascismo «qualcosa di buono». Conviene intervenire e aprire gli occhi prima che questo delirio divenga senso comune. Luciano Canfora «Equiparando Hitler e il comunismo si crea indifferenza verso il razzismo» Giovani nazisti con le loro bandiere. Sopra Luciano Canfora, in basso a sinistra Ernst Nolte
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