«La mia guerra contro Madonia è finita»

«La mia guerra contro Madonia è finita» Al soggiorno in Valle d'Aosta, ma gli autonomisti lo vogliono cacciare. Applaude Ligresti: tace, da vero siciliano «La mia guerra contro Madonia è finita» qIocolano, boss di Gela al confino, sminuisce il rivale di Cosa nostra AOSTA. «Perché non parla questo Madonia? Sono nove anni che fugge e si rintana nei buchi come i topi. Che parli, adesso». La sfida al boss siciliano viene da Salvatore Iocolano, 55 anni, che gli inquirenti definiscono il suo rivale nella lotta per la supremazia a Gela, dove la guerra tra cosche ha fatto 110 morti. Iocolano è in soggiorno obbligato in Valle d'Aosta dall'89, quando fu arrestato a Morgex, un paese a una trentina di chilometri dal capoluogo. Ora ha la residenza a Lillianes, nella vallata di Gressoney. I giovani dell'Union valdótaine, movimento autonomista della Vallèe, hanno chiesto che Iocolano se ne vada. Dicono: «Non vogliamo mafiosi qui, l'ha promesso Amato». «Ma che cosa vogliono da me? Io non ho mai fatto nulla di male, e ho i soldi per vivere. Non voglio tornare a Gela, la gente là è ormai arida. Che cosa tornerei a fare laggiù dopo tanto tempo, la gente mi guarderebbe come un marziano» dice. Ma non è forse perché la guerra tra cosche potrebbe fare una «vittima illustre»? Lui sorride e aggiunge: «La guerra l'ha voluta Madonia. E' un megalomane, ha acceso un fuoco che non pensava potesse trasformarsi in un incendio così grande. Non ho nulla contro di lui, non ho mai avuto rapporti, è un poveretto. Altro che "genera- le" come l'hanno soprannominato, al massimo può essere un caporale. Altro che ribattezzarmi capo della cosca dei "pastori". Il pastore sarà lui che viene dalla campagna. Noi a Gela c'eravamo già». Poi si corregge: «Per "noi" intendo noi abitanti del paese e nient'altro, s'intende». Si lascia sfuggire «ormai la guerra a Gela è finita», poi completa la frase: «Da un anno non ci sono più morti, almeno da quello che leggo sui giornali». E ritorna a parlare di Madonia, definendolo «colui che ha voluto invadere Gela». «Perché non è venuto fuori, perché non si è fatto vedere invece di rintanarsi?». Forse qualcuno avrebbe potuto ucciderlo, magari proprio qualche rivale di mafia. «Beh, certo gli incidenti possono sempre accadere, una buccia di banana si può sempre trovare su un marciapiede» dice sogghignando. Quando parla di sé si definisce «una persona onesta, che ha sempre pagato le tasse. Cinquanta milioni nell'89 (prima che lo arrestassero, ndr), ho anche chiesto il condono edilizio». La parola edilizia richiama lo scandalo milanese di «Tangentopoli»: «Ligresti, quello sì è un uo¬ mo, non come chi prima prende la mazzetta e poi fa il pentito. Se uno sbaglia deve avere il coraggio di pagare. Ligresti è siciliano. Possono tenerlo in carcere quanto vogliono, non parlerà mai». Iocolano afferma di avere tutti «introiti onesti, puliti, 100 milioni l'anno», profitti della ditta di autotrasporti al servizio dell'Enichem: «Dal Sud portiamo al Nord plastica, al ritorno un po' di tutto in varie città». Poi offre un'interpretazione delle stragi in cui sono morti i giudici Falcone e Borsellino: «Tutte frescacce quelle che scrivono i giornali. Ma quali complotti, ma quali or¬ ganizzazioni. Ma nessuno legge i fumetti di "Paperino"? Ogni tanto "zio Paperone" fa lucidare le monete al nipote e gli dà mezzo cent di mancia dicendo "a che serve essere ricchi se ogni tanto non ci si prende qualche soddisfazione?". Che cosa crede la gente, che quelli condannati nel maxiprocesso sia gente che va a comprarsi il pane la mattina? Tutti ce li hanno i miliardi, forse qualcuno ha voluto prendersi una soddisfazione». Ma la mafia a Gela esiste? «Mafia? Io, mai la vidi camminare». Claudio Laugeri li boss Salvatore Iocolano

Luoghi citati: Aosta, Gela, Lillianes, Morgex, Valle D'aosta