In sala cambi tramonta il mito dei governatori di Valeria Sacchi
In sala cambi tramonta il mito dei governatori In sala cambi tramonta il mito dei governatori MILANO. La svalutazione della lira, il modo stesso con cui è stata annunciata, sono piombate come un fulmine a ciel sereno sulle sale cambi d'Europa, del tutto impreparate all'evento. Lasciando strascichi di diffuso malessere e di palese depressione. Per il cambista, i punti di riferimento sono parecchi, ma la Bibbia è una sola: la banca centrale. Di colpo, in una sola giornata, due idoli si sono infranti: Bundesbank e Bankitalia. Perché, sul morale dei cambisti, altrettanto negativo è stato l'impatto della decisione tedesca di ritoccare al ribasso i tassi. Nei due casi, infatti, per dirla brutalmente, «i Governatori si sono rimangiata la parola». Sia Helmuth Schlesinger sia Carlo Azeglio Ciampi avevano infatti tenacemente ripetuto che i tassi non si toccavano, che la lira non si svalutava. Non è quindi strano che, fin dalla prima mattina di ieri, la banca centrale tedesca sia stata costretta a smentire come «prive di qualsiasi fondamento» le voci di dimissioni del suo presidente e «di due membri del consiglio centrale dell'istituto». Su Bankitalia, nessuna agenzia ha lanciato l'allarme. Tuttavia, nelle sale cambi di Parigi e Londra, le ipotesi di possibili dimissioni di Ciampi giravano ancora nel tardo pomeriggio. Il clima resta quello della caduta di due miti, poiché è convinzione diffusa che, sia nel caso di Schlesinger sia in quello di Ciampi, ad avere la meglio sulle loro volontà siano state, in questa occasione, le decisioni dei rispettivi governi. Un fatto che intacca proprio la «autonomia» dei due istituti che, fino a ieri, erano considerati certamente i più «autonomi» d'Europa. Non più tardi di una settimana fa, a Villa d'Este, lo stesso Mario Monti aveva osservato, a proposito dell'ostinazione di Bundesbank a tenere alto il danaro: «Apprezzo comunque la posizione della Banca centrale tedesca perché dimostra la sua autonomia dal governo. Può darsi, e c'è da augurarselo, che Bundesbank ribassi i tassi, ma io dico: guai se darà l'impressione di farlo sotto pressioni politiche». Tra i cambisti, la spiegazione di Schlesinger che «la banca centrale tedesca reagisce al mutato contesto di politica monetaria, creatosi con la svalutazione della lira» non convince. E' opinione diffusa che Bundesbank, dopo una difesa della lira costata 24 muiardi di marchi, abbia dato forfait, preferendo un ritocco dei propri tassi e costringendo l'Italia a svalutare, a giustificazione della sua decisione. Ma allora, si chiedono gli operatori in cambi, perché l'Italia non ha preteso di più di un misero quarto di punto sul Lombard e di mezzo punto sul tasso di sconto? La riposta è semplice: perché il governo italiano è debole, debolissimo. E difatti, a Londra, sono continuate le vendite di Bot e Cct. Quello che è accaduto, pone anche problemi tecnici. Li sintetizza il presidente del Forex europeo, Virginio Tavecchio, secondo il quale bisogna prendere atto che «alcuni dei meccanismi automatici previsti dagli accordi di cambio europei, hanno dimostrato in questa circostanza i propri limiti». Soprattutto in relazione alla possibilità, per le banche centrali, «di accedere a linee di credito illimitate previste negli accordi di Basilea del 1987». Per strano che possa essere, i cambisti sono dei sentimentali. E la giornata di ieri li ha lasciati svuotati. Perché sono crollati gli Dei e anche perché è caduta quella tensione che, da due mesi, li teneva in costante fibrillazione, insonni. Ma oggi si ricomincia, gli occhi puntati su sterlina e peseta. Valeria Sacchi Il governatore della Banca d'Italia Cario Azeglio Ciampi
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