Caccia al mostro che ha ucciso Daniele di Salvatore Gentile
Caccia al mostro che ha ucciso Daniele Lecce, ha violentato e soffocato un bimbo di tre anni e mezzo rapito nel giardino di casa Caccia al mostro che ha ucciso Daniele Polizia e carabinieri sarebbero già sulle sue tracce Il piccolo gettato in mare per farne sparire il corpo LECCE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Forse ha già un volto e un nome l'assassino del piccolo Daniele, violentato e poi strangolato a tre anni e mezzo. A ventiquattro ore dal delitto, polizia e carabinieri avrebbero imboccato la pista giusta per arrivare alla cattura del mostro del Salento. E il cerchio sembra stringersi attorno a Torre Chianca, la località balneare, a dieci chilometri da Lecce, dov'è stato compiuto l'omicidio. Se sulla probabile identità del mostro gli inquirenti sembrano aver raccolto un buon numero di indizi, restano molti punti da chiarire su questo giallo che ha gettato nello sconforto una famiglia e sconcertato un'intera provincia. Cercano di capire, polizia e carabinieri, se il piccolo Daniele possa aver aperto da solo il cancello della sua villetta e, soprattutto, dove può esser avvenuta la presunta violenza sessuale. Che l'assassino abbia abusato del bimbo, lo hanno accertato i medici dell'ospedale di Lecce dove il piccolo Daniele è stato ricoverato, ormai in fin di vita. E oggi, dall'autopsia, compiuta nell'obitorio dell'ospedale dal medico legale Francesco Faggiano, dovrebbe arrivare la conferma. Un tragico giallo scritto nel pomeriggio di sabato. Sono le quindici, Daniele gioca tranquillamente nel giardino dell'abitazione estiva dei genitori, al civico 12 di via Palamita. E' una delle tante costruzioni (molte abusive) sorte in questi ultimi anni lungo la fascia costiera salentina. A poche centinaia di metri c'è la Torre, il simbolo che dà il nome a questo angolo di Puglia. La famiglia Gravili passa qui l'estate. Il padre di Daniele, Raffaele, è un autista, ma da alcuni mesi è senza lavoro; la madre una casalinga. Il pomeriggio scorre tranquillo, identico a tanti altri. Ma a un certo punto, cam¬ bia la trama, un tranquillo weekend diventa un pomeriggio di ansia e di paura. I genitori si accorgono, poco dopo le tre, che Daniele è scomparso. Unico indizio: il cancello del giardino (un largo viale pavimentato con due grandi aiuole ai lati) è spalancato. Mamma e papà chiamano il piccolo a gran voce, più volte. Nessuna risposta. Di Daniele nessuna traccia. Scatta l'allarme. «Non può essere uscito da solo - dicono i genitori a polizia e carabinieri - il cancello era chiuso da una serratura elettrica e il bambino non era così grande da arrivare a toccare il pulsante con la mano». Cominciano le battute, lungo la spiagga e nella campagna circostante. Si pensa che il bambino possa essere uscito da solo da casa e poi si sia perso. C'è, soprattutto, il timore che Daniele possa esser stato tradito dal mare: le condizioni sono cattive, forse il bimbo è stato travolto dalle onde. Intanto, la voce si diffonde e dal paese arrivano abitanti e villeggianti, tutti pronti a dare una mano a trovare il piccolo Daniele. E un paio di ore dopo è proprio un volontario, un ragazzo di 14 anni, a scorgere sul bagnasciuga, da lontano, qualcosa che assomiglia a un bambolotto. E' il corpicino di Da¬ niele riverso su un tratto di spiaggia ad appena un chilometro dalla sua casa. «Sembrava morto», dicono i testimoni. Ma un vigile del fuoco in vacanza nella località, che ha partecipato alle ricerche, gli pratica il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Daniele reagisce, il cuore riprende a battere debolmente. Una corsa verso l'ospedale «Vito Fazzi» di Lecce dove viene ricoverato nel reparto rianimazione. Le sue condizioni sono gravissime: il bimbo è stato soffocato. Ma non è quello l'unico segno di violenza: sul corpo ci sono anche varie ecchimosi. Le condi- zioni si aggravano ulteriormente. Il cuore di Daniele si ferma e riparte quattro volte. Poi la resa definitiva. Scattano le indagini. C'è chi avanza l'ipotesi di una vendetta nei confronti dei genitori. Ma cade subito, smentita in modo categorico: «Nemmeno il peggior delinquente commetterebbe un'atrocità simile su un bimbo di tre anni», dicono gli investigatori. Daniele, dunque, è stato ucciso da un maniaco. Un uomo o un ragazzo che lo ha sequestrato nel cortile di casa e lo ha poi trascinato sulla spiaggia, magari in un punto neppure troppo lontano dall'abitazione dei Gravili, per violentarlo. Poi, per disfarsi di quel testimone scomodo, lo getta in mare, convinto di trovare nelle acque agitate un alleato. Ma l'Adriatico restituisce presto il piccolo corpicino, forse il mostro in fuga se ne è perfino accorto, ma non è più intervenuto, nel timore di essere scoperto. Ma come mai Daniele non ha gridato? I genitori, hanno spiegato agli inquirenti, non hanno sentito alcun grido. Quasi che il piccolo si sia allontanato volontariamente da casa. Forse chi gli ha aperto il cancello di casa e lo ha accompagnato incontro alla morte era un volto conosciuto. Salvatore Gentile TORRE RINALDA TORRE CHIANCA S. CATALDO Nella cartina la zona dove è stato ritrovato il cadavere del piccolo Daniele
Persone citate: Daniele Polizia, Di Daniele, Francesco Faggiano, Gravili, Torre Chianca
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