Ragazza in fuga per amore precipita dal terzo piano di Amedea Franco

Ragazza in fuga per amore precipita dal terzo piano Saluzzo, è clinicamente morta. Le lenzuola hanno ceduto Ragazza in fuga per amore precipita dal terzo piano SALUZZO NOSTRO SERVIZIO 1 genitori le hanno proibito di andare in vacanza con un amico: lei ha deciso di scappare, calandosi nella notte con una corda fatta di lenzuola, dal terzo piano di un palazzo di corso Piemonte 72. Ma la stoffa ha ceduto ed è precipitata nel vuoto per una decina di metri. L'impatto è stato violento. Katiuscia M., 14 anni, figlia unica, è stata soccorsa da alcuni passanti e trasportata da un'ambulanza della Croce Verde all'ospedale Santa Croce di Cuneo dove ieri pomeriggio i medici del reparto di rianimazione l'hanno dichiarata clinicamente morta. Tutti a Saluzzo sapevano di Katiuscia, del suo fidanzato e dell'opposizione dei genitori alla richiesta della figlia, ritenuta troppo giovane per allontanarsi di casa anche se per una breve vacanza. La sera in cui Katiuscia ha deciso di mettere in atto la fuga, nessuno si è accorto del suo piano. In casa, con lei, c'erano i genitori. Katiuscia, dopo aver cenato, si era chiusa in camera sua: «Sono stanca, vado a riposare», aveva detto. In realtà, aveva altri progetti. Si è diretta verso l'armadio dove erano riposte le lenzuola e con meticolosità le ha annodate creando una fune lunga dodici metri. Dopo aver fissato un capo del lenzuolo alla ringhiera del piccolo balcone della camera, Katiuscia ha cominciato a calarsi lungo il muro, le spalle rivolte alla strada. Secondi di ebrezza, forse di paura e dopo qualche metro il dramma: la stoffa si è lacerata e la ragazza, senza un grido, è precipitata nel vuoto per una decina di metri. Alcuni vicini di casa e passanti che hanno assistito all'incidente hanno subito telefonato ai volontari della Croce Verde di Saluzzo. I familiari sono stati avvertiti qualche minuto dopo, «abbiamo provato a telefonargli ma l'apparecchio era staccato», spiega un vicino. «Sono arrivati dopo cinque minuti, quando per strada c'era già tanta gente». Il corpo della ragazza era accasciato sul cemento, in una pozza di sangue. Increduli 1 genitori che in un primo momento non pensavano si trattasse della loro Katiuscia: «E' in camera, non può essere lei». Le condizioni della ragazza sono apparse subito gravi. Da Saluzzo è stata trasportata al centro specializzato in rianimazione del Santa Croce di Cuneo. Dall'inchiesta, è emerso che i genitori avevano più volte tentato di dissuadere Katiuscia: «Sei troppo giovane per andare in vacanza da sola con lui». Parere che lo stesso fidanzato avrebbe condiviso, cercando di convincerla «a lasciar perdere». Ma Katiuscia diceva di non essere «disposta a rinunciare a un sogno». La meta era un paese del Sud Italia dove abitano i parenti del giovane. «Katiuscia era una ragazza allegra - spiegano alcuni coetanei - piena di vita, con tanta voglia di divertirsi. Amava l'indipendenza, era la sua massima aspirazione. Aveva finito la scuola dell'obbligo e ora aspettava trovare un lavoro. Fino a quando non ha avuto il ragazzo, usciva spesso con noi, andavamo in discoteca oppure al cinema». Dai giorno dell'incidente i genitori facevano la spola da Saluzzo all'ospedale di Cuneo sperando che Katiuscia da un momento all'altro uscisse dal coma. Lunghe ore nella sala d'attesa a pochi metri dalla camera dov è ricoverata la ragazza aspettando un responso dai medici o qualche parola di conforto dalle infermiere. Lunghe ore di attesa durante le quali probabilmente chissà quante volte il pensiero dei genitori è andato a quei ripetuti «no». Eppure negli ultimi giorni prima dell'incidente il problema pareva essere stato superato, Katiuscia diceva di aver accettato la decisione dei genitori e non era tornata sull'argomento «vacanze». Anche la sera in cui aveva deciso la fuga non aveva fatto alcun tentativo per far cambiare idea ai genitori, né aveva accennato al dispiacere di dover rimanere a casa mentre il suo giovane amico sarebbe partito il giorno successivo. Il suo comportamento non lasciava trapelare nulla di sospetto anche quando ha deciso di appartarsi nella camera. «Era loro dovere proibire alla figlia di andare via di casa, anche per un breve periodo - spiega un sacerdote di Saluzzo -, Katiuscia aveva solo quattordici anni, era minorenne e i genitori hanno preso la decisione giusta. Non devono sentirsi in colpa sebbene il loro dolore sia grande». Nella camera del reparto di rianimazione del Santa Croce, accanto al capezzale di Katiuscia, malgrado la dichiarazione di «morte clinica» è stato mantenuto il sistema di monitoraggio per l'encefalogramma. Ma ormai i medici hanno perso la speranza di salvarla. Amedea Franco Nella foto il palazzo da cui Katiuscia si è calata, per fuggire con il suo ragazzo

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Katiuscia, Saluzzo