E' crisi? Non ci pensiamo di Maria Teresa Martinengo

E' crisi? Non ci pensiamo Shopping nei negozi del centro con qualche preoccupazione per le vendite autunno-inverno E' crisi? Non ci pensiamo Aumenti contenuti non oltre il 5% Stravaganze, lussuosa iperfemminilità, colori-choc. Imperversa anche il nero, ma i commercianti assicurano che «è soltanto moda e non effetto dei tempi che corrono». Nelle vetrine del centro, che stanno sostituendo ai saldi i capi autunno-inverno, non c'è apparente indizio di crisi. Dall'interno delle boutique si sta a guardare: anche se l'esperienza insegna che non è la prima metà di settembre a indicare la tendenza delle vendite, un po' di paura s'insinua. Arriveranno i clienti da tutta la città? La concorrenza con i negozi di periferia diventerà più forte? Per ora c'è il timore di quella esasperata «sensibilità» dei torinesi di fronte al pericolo: l'«estrema prudenza» che trattiene dal comperare il cappotto nuovo. I commercianti del centro cercano di giocare al meglio le loro carte, analizzano i tempi, li mettono in rapporto con la clientela e tirano le somme. Ognuno ha una ragione per sentirsi al riparo dalla recessione. «I negozi del nostro livello - osserva Pier Carlo Provelli, titolare dell'elegante Scotland e vice presidente dell'Associazione Torino Via Roma - risentiranno meno di altri delle difficoltà del periodo: un professionista dovrà pur sempre avere lo smoking e un blazer blu per andare ai congressi. Comunque c'è preoccupazione, soprattutto in prospettiva. Per questo si tende a contenere i prezzi, sacrificando il guadagno, pur di non scoraggiare un mercato già svogliato». Provelli parla di un aumento del 5 per cento come massimo, rispetto allo scorso anno. «Ma non sempre. Anche perché nel comparto tessile i listini non hanno subito ritocchi: oggi nessun industriale osa chiedere di più». E i cappellini - ultimo imperativo della moda - con fiori e veletta (stile Marina Ripa di Meana), come i tailleur rosso lacca di Valentino con revers e polsi in visone, sembrano un esorcismo a disposizione «di chi può» contro l'atmosfera pesante. Poco più in là, nel negozio Be- netton di via Roma 48, il direttore Luciano Biondo dalla crisi spera di trarre vantaggio. «Sono ottimista. Con meno soldi, il pubblico farà più attenzione a combinare prezzo e qualità: il nostro obiettivo. Comunque, l'interesse della gente in questo inizio di stagione è incoraggiante. Certo, lo scorso anno il termometro segnava ancora 30 gradi: il clima è una spinta fondamentale agli acquisti». Francesco Disapio di Olden- gland (piazza Carlo Febee) e London (via Pietro Micca), negozi specializzati in impermeabili e loden, concorda: «Il brutto tempo è il nostro migliore alleato contro la crisi. E la crisi c'è. I clienti che fanno grosse spese sono sempre più rari». Nessun segno di impasse da Jack Emerson, tempio dei maglioni e della moda all'inglese: «Nei tempi difficili, il classico va meglio del solito: lavoreremo di più». Ottimismo anche da Max & Co. di via Roma, aperto in marzo. «Vendiamo parecchio - dice Dariella Zanellato - perché la nostra è una produzione giovane, accessibile». Nelle vetrine si mescolano colori tenui, invernali, a violenti gialli e rossi. Tra «classico» ed effimero che cosa prediligono le clienti? «Vanno molto i jeans, il basic, anche nei colori più arditi». La paura del domani non è ancora così forte da far rinunciare all'allegria e a uno stile personale. Maria Teresa Martinengo Nelle vetrine del centro le novità della moda autunno-inverno Pier Carlo Provelli

Persone citate: Dariella Zanellato, Jack Emerson, London, Luciano Biondo, Marina Ripa, Pier Carlo Provelli

Luoghi citati: Meana, Torino