«Non so ancora quale sarà il mio futuro»

«Non so ancora quale sarà il mio futuro» «Non so ancora quale sarà il mio futuro» Teatrino di Mansell, che parla sempre di ritiro «Mi sento oggetto di ingiustizie ma sono sereno» MONZA. La notizia era quella di Nigel Mansell lasciato libero dalla Williams: l'annuncio su un fax scritto a mano, e recapitato a lui mentre, a qualificazioni in corso, sostava al box. In realtà, lo si è saputo poi, era un foglio di Ron Dennis, boss della McLaren. Mansell lo ha letto, lo ha ripiegato, se l'è infilato sotto la tuta, sul cuore, ed è andato subito - pochi metri da riempire - da Dennis, evidentemente per parlare di ingaggio prossimo venturo. Dennis ha poi detto di avergli offerto un buon pacchetto di proposte. Mansell ha aggiunto qualcosa sulla sua vicenda durante l'incontro rituale dei giornalisti con l'autore del miglior tempo, cioè lui, subito dopo la fine delle prove, nonché in occasione di altri contatti informali. Ne diciamo più avanti. Nel teatrino di Monza l'inglese ha tenuto l'attenzione degb' spettatori. Gli spettatori? Beh, è limitante chiamarli così. I monaci e le monache - ecco i nomi giusti - del convento di Monza si sono trovati tutti, cioè pochi, ieri all'autodromo, e chissà se oggi, per il Gran Premio d'Italia, saranno di più. Perchè davvero questa For¬ mula 1 sembra essere diventata per i tifosi italiani faccenda appunto conventuale, o parrocchiale per essere più precisi. Una fede, una religione, alcuni comandamenti, un po' di dogmi, il senso di una confraternita dolente ancorché eletta, con il cilicio Ferrari per soffrire bene. Non uno straccio di vip o di vippessa, tre donne belle, tre di numero, in tutto il paddock. Poca gente nelle tribune, nei prati. Dalla tribuna stampa, scrutando bene l'orizzonte, si riusciva a vedere in tutto una bandiera della Ferrari: senza vento o movimento di braccia a farla garrire. Cartelli anti Prost, accusato di essere il grande burattinaio della FI, quello che standosene da parte in questo 1992 ha assoggettato a sè il 1993, minacciando di disoccupazione Mansell o Senna o tutti e due. «Libera nos a Prost», recitava uno striscione. Prost era annunciato dovunque, nessuno riusciva a vederlo, se non quando prendeva lo stesso elicottero di Dennis, per andare a Villa D'Este (Como). Le prove, i tempi, sempre Mansell, sempre Senna trascuratello e gattone, finalmente Alesi, confermato terzo. La Ferrari non partiva così bene dal neolitico, però non esplodeva nessun applauso, e davanti al motor-home del Cavallino non c'era ressa. E Alesi interrompeva la conferenza-stampa dopo tre minuti, in assenza di domande, o anche di semplici riscontri al suo «finalmente!», con orpelli tipo: «Il motore era diverso da quello del giorno prima, ha risposto ancora bene. Importante partire davanti, questa è una corsa veloce, di scie illustri». Ricerca di segni concreti della decadenza dell'interesse: wurstel anziché salmone ai ristoranti delle scuderie, spumante sempre italiano, grigliate sane ma povere; non la solita ressa, alle entrate del paddock, di gente che vuol vedere chi va a vedere da vicino i campioni. E grande attenzione al teatrino di Nigel Mansell, l'unica recita veramente interessante. Come quando lui si è quasi coricato su un tavolo, prendendosi la testa fra le mani, di fronte alla domanda che non poteva non essere: se si vede su' una Ferrari nel 1994. «Mio Dio - ha detto -, ma se non so nemmeno su quale au- to sarò nel 1993...». Si sente trattato male? «Mi sento oggetto di ingiustizie, ma non riusciranno a togliermi la serenità. E comunque parlerò solo quando il quadro sarà completo. Non so ancora cosa farò nel 1993, forse guiderò un'auto soltanto per andare a pescare o a giocare a golf». Ha trattative? «Ho tanti incontri, fatti e da fare». Ron Dennis? «Beh, avete visto tutti che ci siamo parlati». Vede bene la Ferrari con Alesi e Berger? «Premessa: la Ferrari è stata per me un amore, e rimane nel mio cuore. I suoi piloti del 1993 sono ottimi, Berger nella McLaren aveva problemi, nella Ferrari sarà trattato benissimo, Alesi è uno veloce, che lotta. La Ferrari è ancora magica, ma i tifosi suoi non lo sono più: perchè non hanno pazienza. In FI tutto può sì cambiare di colpo, ma talora ci vuole una stagione intera per un piccolo miglioramento». Poi: «Vediamoci tra mezz'ora, magari ho qualcosa da dirvi». Mezz'ora dopo: «Devo dirvi che continuo a non sapere nulla. Adesso faccio una doccia, poi vado a cercare un ingaggior il 1993, magari ci vediamo fra due ore, magari no, magari ci vediamo nel 1994, perchè posso anche farmi un anno di pesca». La calma del forte. Del miliardario. Dell'inglese. A piacere. Due ore dopo è tornato, si è rintanato con Williams nella motor-home della scuderia. Finalmente i due si sono parlati. Nessuno ha detto niente: se il caso è chiuso, fine cioè di Mansell alla Williams, come già previsto, o se è riaperto, con la benedizione del mammasantissima Prost. Intanto oggi Mansell gareggia. Emozionato per l'undicesima pole-positione, record? «Faccio corse, non statistiche». Gian Paolo Ormezzano Gran Premia d'Italia Autodromo Mattonato di Monza, Milano Uno dei complessi sportivi Italiani più completi e famosi del mando con un circuito tra i più appassionanti del Gran Premi di F1. Le varianti Ascari 9 Goodyear sono state introdotta por ridurre velocità anche superiori a 320 km/h. Curva di Letmo 4a-5a merda : Curva della Roggi* Rettilineo Centro 6a marcia, 305 km/h L'Autodromo di Monza compie 70 anni: fu inaugurato nel settembre 1922 con lo scopo di creare una pista atta allo sviluppo tecnico e sportivo dell'automobilismo italiano. Il circuito, più volte modificato, attualmente è lungo 5800 metri

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