L'esclusione italiana non è un'offesa di Andrea Di Robilant

L'esclusione italiana non è un'offesa L'esclusione italiana non è un'offesa Andò: non siamo in gara per lo sbarco in Jugoslavia ROMA. «Questa non è una gara di appalti, una corsa a chi arriva per primo in Bosnia. Vogliamo favorire l'azione dell'Onu, non ci interessa essere tra i soci fondatori del Club per lo sbarco di truppe nella ex Jugoslavia». A 24 ore dal veto serbo ad un contingente italiano di Caschi Blu, il ministro della Difesa Salvo Andò assicura di non essere affatto dispiaciuto per questa esclusione e reagisce quasi con irritazione a chi intravede un'ombra di risentimento velare il governo italiano. Il veto dei serbi non era del tutto imprevisto. «Era una possibilità che aleggiava da diversi giorni su tutta la vicenda», dicono alla Farnesina. Ma il principio che i Paesi confinanti non debbano mandare uomini armati nell'ambito di forze Onu non è mai stato applicato rigidamente e c'erano buoni motivi per pensare che questa volta si sarebbe fatta un'eccezione per l'Italia. Innanzitutto perché l'Italia aveva offerto di inviare 1200 uomini già alla conferenza di Londra alla fine di agosto e nessuno aveva fatto obiezioni. E in secondo luogo perché era stata proprio l'Italia a coordinare l'offerta di truppe europee all'Onu, in quanto presidente di turno della Ueo. «Siamo stati noi - ricorda Andò - a tenere i contatti con Boutros Ghali». Per non escludere l'Italia del tutto, il segretario generale delle Nazioni Unite suggerisce in alternativa un contributo logistico da parte di personale militare non armato e l'invio di qualche unità sanitaria. La Farnesina prende tempo. Fa sapere con chiarezza che vuole continuare a dare un contributo alla missione umanitaria, ma si riserva il diritto di decidere se e come intervenire una volta che avrà visionato lo schema dell'intervento militare predisposto dall'Onu. «Solo in quel momento, probabilmente all'inizio della settimana prossima, capiremo in che modo potremo aiutare». A questo punto il governo italiano fa sapere che anche il contributo al ponte aereo sarà riesaminato. E le prospettive di una ripresa dei voli dopo l'ab¬ battimento del G-222 appaiono ogni giorno più esili. Il ministro della Difesa Andò, che ieri ne ha discusso a Venezia con il suo omologo tedesco Volker Ruhe, non nasconde la sua predilezione per il convoglio terrestre scortato da truppe Onu. «E' questo il canale privilegiato per arrivare a Sarajevo», ha assicurato. «E poi si può trasportare un carico molto maggiore via terra che non per via aerea». E poi si avvicina la brutta stagione. Sia Andò che il suo collega Ruhe hanno ricordato che le condizioni meteorologiche continueranno a peggiorare e i voli diventeranno sempre più pericolosi. Nessuno dei due si è spinto ieri fino ad escludere la ripresa dei voli, ma la loro riluttanza era palese. «Noi non ci tiriamo indietro», ha detto Andò con scarsa convinzione, «e siamo anche disposti ad attrezzare i nostri aerei da trasporto con un minimo di difese per cercare di limitare i rischi. Ma queste difese non vanno sopravvalutate e comunque non sono certo una garanzia in toto». E l'ipotesi francese di scortare gli aerei da trasporto con aerei militari? «Non ci credo molto», risponde il ministro italiano. «Certo, la scorta può avere una forza dissuasiva, ma serve poco se un aereo è preso di mira da un missile Stinger». L'Italia ha chiesto alle Nazioni Unite di fornire assicurazioni credibili sulle misure di sicurezza per proteggere il ponte aereo. Ma finora queste assicurazioni non sono state date. «Del resto», spiega Andò, «per garantire la sicurezza nel corridoio riservato ai voli umanitari ci vorrebbe un controllo del territorio molto maggiore da parte delle forze dell'Onu». Sia Ruhe che Andò hanno invece insistito sull'importanza di rendere l'embargo contro la ex Jugoslavia coattivo, come nei confronti dell'Iraq. Andò è convinto che un embargo totale «darebbe risultati decisivi». Spiega: «Sposserà i contendenti. Certo non succederà in tempi brevissimi, ma alla fine li sposserà e indurrà tutti a più miti consigli». Andrea di Robilant

Persone citate: Andò, Boutros Ghali, Salvo Andò, Volker Ruhe