«Il boss, nostro Robin Hood» di Fulvio Milone

«Il boss, nostro Robin Hood» «Il boss, nostro Robin Hood» Nola difende Alfieri: ha portato la pace NOLA DAL NOSTRO INVIATO L'arresto di Carmine Alfieri? In piazza ne parlano come di «quel fatto», senza mai pronunciare nome e cognome del protagonista di un evento che non avrebbe mai dovuto verificarsi. «Quel fatto» incombe su tutto il Comune di Nola, che il Re Mida della camorra catturato l'altro ieri non ha mai abbandonato durante 9 anni di latitanza. Fa paura. Lo leggi negli occhi della gente che sfoglia i quotidiani davanti ai bar; lo noti mentre cammini lungo le viuzze del centro chiuso al traffico, piene di gioiellerie e boutique alla moda. Nola è una cittadina tranquilla e ricca, anche se il reddito medio denunciato non supera i 10 milioni l'anno. 35 mila abitanti, nove sportelli bancari in cui giacciono i pingui depositi di quasi duemila commercianti e piccoli imprenditori, il paese sembra sentire improvvisamente minacciata la sua sicurezza: una sere- nità incrollabile fino all'alba di venerdì, quando 15 carabinieri hanno bloccato il boss in una modesta villetta. Il fatto è che il padrino nato 49 anni fa a Piazzolla, un borgo rurale alle porte del centro abitato, significava tanto: serenità, benessere, protezione. Dire che «don» Carmine è amato dalla gente è un'esagerazione. Ma riverito e in qualche modo stimato, sì. A lui viene attribuito il merito di aver trasformato l'Agro Nolano in un'oasi di pace nel mezzo di una provincia sconvolta da omicidi, estorsioni e rapine. La totale assenza di denunce da parte dei commercianti non è un segnale preoccupante di omertà: significa semplicemente che da queste parti il «pizzo» è un vocabolo dimenticato da almeno dieci anni. «La camorra non è un problema nostro - assicura il presi¬ dente dell'Ascom Giovanni Castagnini -. Qui le bombe non scoppiano, e nessun negoziante ha mai ricevuto minacce. E se Cannine Alfieri è un boss, questi sono fatti suoi. Noi vogliamo campare tranquilli». La verità è che la tangente ai «guaglioni» della mala è stata bandita proprio da lui, il numero uno della camorra, che non ha mai voluto impone ricatti in casa sua. E i morti ammazzati? Due in 4 anni, meno di altri posti. ((Alfieri è un camorrista accorto - spiega un ufficiale dei carabinieri -. E' sempre stato attento a non privarsi dell'amicizia e della stima dei compaesani accreditandosi come giusto e generoso, fino a diventare un punto di riferimento per tutto l'Agro di Nola. Lo scopo è quello di assicurarsi collaborazione e complicità nel bisogno». Sull'immagine «buona» di un capo della malavita che si spaccia per un novello «Robin Hood/> esiste una vasta aneddotica. Sarebbe stato lui, ad esempio, il «Babbo Natale» che tempo fa regalò elet¬ trodomestici a una decina di famiglie indigenti di Saviano, un paese vicino a Nola. Poco importa se frigoriferi, friggitrici e lavatrici erano stati rubati da un Tir: c'è un proverbio che dice che a cavai donato non si guarda in bocca. «Carmine Alfieri? Per quanto ne so è un commerciante. Camorrista lui? Cosa vuole che ne sappia?». Se il proprietario del negozio di ottica sembra cadere dalle nuvole quando sente parlare del capo del crimine organizzato più ricco d'Italia, c'è chi manifesta più apertamente il proprio sconcerto. Come Antonio, un giovane che passeggia nella piazza del Municipio: ((Alfieri sarà pure un capo della malavita, ma con noi si è sempre comportato bene. Ora che lo hanno anestato c'è il rischio che qualche guappo venuto da fuori venga a turbare la nostra tranquillità». In Comune la pace è già finita. Il de Mario De Sena, generale in pensione eletto sindaco da soli tre anni, si è dimesso poche ore dopo l'arresto di «don» Carmine. Su di lui pesano come macigni le frasi contenute in una richiesta di rinvio a giudizio contro il boss e i suoi uomini più fidati. Nel documento firmato dal giudice Roberti si legge che il primo cittadino e altri politici fecero visita a un cugino del capo della camorra, per «un incontro pre-elettorale». Non è poco, visto che De Sena è stato comandante generale dei carabinieri. I suoi amici di partito lo difendono: «Il sindaco aveva in animo di ritirarsi dalla scena politica già da tempo - giura Alfredo Pastore, segretario de -. La coincidenza di tempi fra le dimissioni e l'arresto di Alfieri è casuale». E le pressioni della camorra sul Municipio? C'è quel «condizionamento di amministratori» denunciato dal giudice Roberti? «Chiacchiere sbotta l'assessore Alberto Franzese - la verità è che nessuno di noi è mai stato accusato di alcun reato». Fulvio Milone Carmine Alfieri, il «padrinopaperone» della camorra napoletana: la sua holding del crimine fatturava almeno millecinquecento miliardi l'anno, e lui era il boss più ricco d'Italia

Luoghi citati: Comune Di Nola, Italia, Saviano