I tre gemelli della cocaina di Francesco La Licata

I tre gemelli della cocaina I tre gemelli della cocaina Nei loro conti cento milioni di dollari A COLPI m MATRIMONIO SROMA ICULIANA è un paesino sperduto della Sicilia. Eppure chi conosce le segrete cose della mafia non esita a dire che le capitali del traffico della droga sono Palermo, New York, Bangkok e, appunto, Siculiana. Possibile? Quasi certo, giurano schiere di poliziotti e giudici. Ed aggiungono che tanta notorietà, il piccolo centro dell'Agrigentino, la deve ai Cuntrera, ex lavoratori della campagna, adesso al vertice di una holding internazionale che «tratta» la droga, il riciclaggio e reinveste in affari puliti. In questa attività dividono la gestione con la famiglia Caruana, anch'essa originaria di Siculiana. Sempre insieme, fino a diventare una unica «famiglia»: nel business e nella vita, i Cuntrera e i Caruana, si sposano persino tra di loro. Con una filosofia: amici solo «in famiglia». E con gli altri? Il genere di affari che trattano non è certo roba da collegiali. Come si comportano? L'atteggiamento del clan nei confronti del rimanente universo criminale è identico da anni: buoni rapporti con tutti, affari con chi può pagare. Intimità con poca gente, specialmente se portano i germi di ((troppe discussioni» che non fanno mai bene al business. Per i Cuntrera non ci sono perdenti o vincenti, nella mafia. Loro sono solo «professionisti» e quindi non si schierano. «Gli affari sono affari e i soldi non hanno odore». Così è pure accaduto che il gruppo, tradizionalmente legato a Luciano Liggio, abbia mandato avanti traffici coi Greco, con la mafia palermitana, da sempre ostile ai corleonesi. Così sono riusciti a conquistare un potere che nessuno è riuscito mai a quantificare. Il loro patrimonio? Si parla di cento milioni di dollari, quello personale dei fratelli Cuntrera. Cinquecento milioni quello complessivo della «Cuntrera-Caruana spa». Un impero sparso in mezzo mondo. Secondo la polizia canadese, i boss siciliani, dal 1978 al 1985, hanno fatto entrare a Montreal, acquistandola in Thailandia, qualcosa come 700 chili di eroina. Un po' di conti rivela che la droga veniva acquistata a 15 mila dollari al chilo, per essere «imposta» nel mercato di New York a cinquantamila. L'hashish, invece, i ((paisà» sono soliti trattarlo a tonnellate. Tra l'84 e l'87 ne hanno acquistato 70 mila chili. Binomio fisso, quello dei Cuntrera-Caruana. E non è una semplificazione, semmai è un riflesso condizionato. Persino il pentito Buscetta, a un certo punto, confessa che quando parlava di loro «non riusciva a distinguere gli uni dagli altri». Anche Falcone, dovendo indagare, non potè fare a meno di considerarli «blocco unico». L'inchiesta affidata al Servizio centrale operativo e alla Finanza si avvalse della collaborazione degli investigatori di 7 Paesi: Svizzera, Germania, Belgio, Inghilterra, Canada, Usa e Thailandia. Ciò può dare un'idea della facilità con cui il clan riesce a muovere capitali per milioni di dollari, gettandoli anche sul mercato legale, con operazioni di riciclaggio che si servono di abilissimi manager, banchieri compiacenti e complicità politiche. La polizia italiana ricorda ancora quando al direttore di una banca canadese, di origine siciliana, venivano recapitate intere valigie piene di soldi in contanti, e lui restituiva assegni. Tutto senza chiedere troppe cose. Già, le banche. Un fiume di denaro sparso per il mondo: assegno da un milione di dollari alla «Discount Bank Overseàs» di Lugano, bonifici e assegni per altri 15 milioni. Alla «Edmond De Rothschild» di Lugano, in due anni riciclati 21 milioni. A Montreal rapporti con almeno quattro istituti di credito: la «Banque d'Epargne», la «Hellenic Canadian Trust», la «National» e la «Class II Bank». Era il 1984, partivano soldi per la Svizzera, per l'Oriente per l'isola di Cipro. Così si pagava la droga. Il percorso inverso era per il Canada, e partiva il reinvestimento. Si passava alle operazioni «pulite». Si spiegano così l'acquisto di quasi tutti gli alberghi di Caracas, le circa 50 compagnie di viaggi e società immobiliari, le industrie per la trasformazione del pesce e gli allevamenti di bestiame in Colombia. C'è da stupirsi se i Cuntrera non sono mai stati «disturbati»? Se i loro amici sono rappresentanti dei partiti al potere? Era il 1981 quando Maria Cuntrera sposò Nino Mongiovì. Al brindisi non volle mancare nessuna delle autorità dello Stato. Neppure il Presidente della Repubblica, il de Campins. Francesco La Licata Pasquale Cuntrera il capofamiglia Gaspare Cuntrera ricercato da 10 anni