Caracas restituisce i banchieri della mafia

Caracas restituisce i banchieri della mafia ^ Dirigevano la più potente lobby criminale del mondo e forse ordinarono la morte di Borsellino Caracas restituisce i banchieri della mafia Dopo dieci anni finisce l'esilio dorato dei Cuntrera ROMA. Il jet delle linee aeree venezuelane tocca la pista di Fiumicino qualche minuto dopo le 11. E' sabato, il più brutto che abbiano mai trascorso i fratelli Cuntrera, siciliani di un piccolo paese della provincia di Agrigento (Siculiana), arrivati ai vertici dell'economia illegale nel mondo, padroni della «borsa» di Cosa Nostra. Si apre il portellone posteriore dell'aereo, mentre un nugolo di volanti della polizia, dei carabinieri e della Finanza assediano la coda del jet e gh elicotteri sfiorano la terrazza di Fiumicino. Escono Paolo e Gaspare, piccoli di statura. Il secondo, appesantito, tradisce l'alimentazione di tipo siciliano. Esce anche Pasquale, il capofamiglia. Sta su una sedia a rotelle: la polizia gliel'ha concessa dopo che il boss ha manifestato qualche malessere. Le macchine fi prendono ai piedi della scaletta e, coi lampeggiatori accesi, li portano al posto di polizia. Si è conclusa così, tra la ressa delle uscite dell'aeroporto la lunga «bella vita» di uno dei gruppi criminali più potenti del mondo. Pasquale Cuntrera era ricercato in Italia da 10 anni, inseguito da due mandati di cattura. Uno era firmato dai giudici di Roma, l'altro portava la firma di Falcone e Borsellino. Si sapeva che il «padrino» viveva a Caracas, insieme con un numero sterminato di fratelli, figli, nipoti, cugini e co¬ gnati, ma non era stato mai possibile notificargli i provvedimenti. Il governo del Venezuela aveva sempre detto no all'estradizione. Paolo e Gaspare Cuntrera, fino a ieri mattina, erano liberi. A loro carico non c'era nulla. Sono stati fermati appena giunti in Italia, con un prowedimento del giudice Nitto Palma, che li accusa di appartenenza alla mafia e traffico di stupefacenti. Il «trucco» che ha permesso di incastrare i Cuntrera, sta tutto nell'essere riusciti ad ottenere dal governo di Caracas l'espulsione dei fratelli per motivi di ordine pubblico. In pratica, spiegava Alessandro Pansa, funzionario del Servizio centrale operativo, le autrorità italiane, dopo diversi tentativi a vuoto, sono riuscite a convincere i venezuelani della pericolosità del clan anche per l'ordine pubblico del loro Paese. Qual è stato l'argomento convincente? L'elemento nuovo e determinante, spiega il direttore del Servizio centrale Achille Serra, è la grande quantità di prodotti chimici utilizzabili nella raffinazione degli stupefacenti (i cosiddetti «precursori») che hanno esportato negli ultimi anni alcune società dei Cuntrera con sede a Caracas. La produzione di queste sostanze non è un reato, ma viene regolata da accordi internazionali che impongono ai governi severi controlli sui movimenti di grandi quantità «so¬ spette». In base a tutto ciò l'Italia ha chiesto l'espulsione dei Cuntrera, rivolgendosi dunque non più alla magistratura di Caracas, bensì al governo. Un ruolo l'aveva avuto anche Falcone, da direttore degli affari penali. Il giudice, qualche giorno prima di morire, esattamente il martedì precedente, si era incontrato col ministro degli Interni venezuelano. Ora che sono in Italia, però, i Cuntrera dovranno rispondere di ben altri reati. E non è escluso che i loro nomi finiscano nelle indagini sulle stragi palermitane di Capaci e di via D'Amelio. Anche Borsellino, infatti, si era occupato del gruppo e dei Carua- na, alleati potentissimi, legati ai Cuntrera da vincoli di sangue per via di matrimoni incrociati. Proprio nei giorni scorsi, da Palermo, è rimbalzata una notizia che accende le curiosità degli investigatori impegnati nelle indagini su Falcone e Borsellino. Qualche giorno dopo la strage di via D'Amelio, la polizia intercettò un colloquio telefonico tra due personaggi: uno a Siculiana, l'altro in Canada. L'argomento sembra essere la bomba contro Borsellino e la scorta. «Abbiamo dovuto fare in fretta - dice l'uomo di Siculiana all'uomo del Canada - dovevamo fermarlo, era andato troppo avanti». In Canada, sottolineano, gli investigatori, Cosa Nostra è in mano ai Cuntrera e ai Caruana, loro amici e compaesani di Siculiana. If.L 1.1 ^ A sinistra Pasquale Cuntrera scende dall'aereo che l'ha riportato in Italia; qui sopra Paolo Cuntrera con due agenti a Fiumicino