Il dono di un organo salva una vita di Angelo Conti

Il dono di un organo salva una vita Appello della Regione per i trapianti affidato a mongolfiere e spot in televisione Il dono di un organo salva una vita L'assessore invita i vescovi a collaborare Francia e Belgio respingono i malati italiani Parte una sfida: cercare di colmare, almeno in Piemonte, la carenza di organi da trapiantare. La Regione ha promosso una capillare campagna promozionale, che ha preso il via ufficialmente ieri mattina, e che vivrà di decine di «momenti di sensibilizzazione» con spot televisivi, inserzioni, manifestazioni con mongolfiere. Si comincia domani da Asti. Oggi, in Piemonte, solo 6 ospedali (dei 29 sedi di rianimazione) segnalano regolarmente i soggetti in stato di morte cerebrale; 10 li segnalano saltuariamente; 13 non ne hanno mai segnalati. Ci sono reparti ad alto rischio (come la Neurochirurgia delle Molinette) che praticamente non collaborano con l'attività di trapianto. «Il numero delle donazioni - ha spiegato l'assessore Maccari - ha consentito di far decollare i programmi di trapianto di cornee, di reni, di cuore e di fegato. Ma la carenza di espianti ora blocca l'attività dei reparti, mentre le richieste aumentano. Molto ci attendiamo dai vescovi che stanno orga¬ nizzando giornate della donazione nelle chiese». Le note positive riguardano reni e cuore: «In Piemonte, in 11 anni, sono stati trapiantati 571 reni, ed in 2 anni, 51 cuori. Le Molinette sono il centro italiano che innesta più reni, ma c'è una lista d'attesa di 800 persone. Per il cuore si va verso una media annuale di 25-30 interventi con una lista di attesa di 40 malati, alcuni dei quali in condizioni critiche». Più difficili i trapianti di fegato (finora 23) perché pagano le conflittualità fra Ospedale ed Università per la conquista del primariato. Molto critica la situazione delle cornee, in paurosa caduta soprattutto all'Oftalmico: gli innesti nei primi sei mesi di quest'anno sono stati appena 20, contro i 104 del 1988, l'annata top. Alla presentazione della campagna promozionale ieri sono intervenuti alcuni medici. Il cardiochirurgo Di Summa ha sollecitato l'assessore «ad azioni verso quei reparti che non fanno assolutamente nulla per l'attività di trapianto», ipotizzando- staff di medici e chirurghi per la direzione di tutta la trapiantologia in Piemonte. Il nefrologo Vercellone ha confermato la chiusura dei centri francesi: «Non vogliono più trapiantare pazienti italiani perché sostengono che non è più la tecnica operatoria che ci manca, ma soltanto la disponibilità degli organi». Il rianimatore Maritano ha sollecitato «una legge più agile per gli espianti: quella attuale prevede un periodo di osservazione molto più lungo degli altri Paesi, con gravi rischi di deterioramento per gli organi». L'epatoi chirurgo Salizzoni ha lisMIie tracciato un Hj| quadro drammatico: «In Francia non possiamo più mandare nessuno, in Belgio hanno ormai troppe richieste, lo xenotrapianto da babbuino è per ora sperimentale e troppo caro. Dovremo fare tutto da soli». Il professor Gorgerino, presidente dell'Aido: «I nostri soci sono cresciuti: siamo 750.000 in Italia, 70.000 in Piemonte. Ma non bastano». Angelo Conti ilisMIie Hj| Un trapianto alle Molinette

Persone citate: Aido, Di Summa, Gorgerino, Maccari, Salizzoni, Vercellone