I ragazzi ebrei «traviati» da Auschwitz di Aldo Baquis

I ragazzi ebrei «traviati» da Auschwitz I ragazzi ebrei «traviati» da Auschwitz Diventano estremisti dopo le visite-stadio ai campi di sterminio TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO I pedagoghi israeliani sono preoccupati: le scolaresche che ogni anno sono inviate in Polonia per visitare i campi di sterminio nazisti e meditare sul genocidio del popolo ebraico, tornano a casa «più nazionaliste, e più di destra». Nelle prossime settimane, ha anticipato ieri il «Maariv», il ministero dell'educazione discuterà se non sia il caso di sospendere questo tipo di viaggi-studio, o almeno concepirli in modo diverso. «Il nostro scopo - ha spiegato ieri Hannah Marom, una professoressa di un liceo di Tel Aviv che ha accompagnato più volte i suoi allievi nel campo di sterminio di Auschwitz - non è certo di sostenere la tesi secondo cui l'Olocausto dimostrerebbe che tutto il mondo è contro gli ebrei, per partito preso. La nostra è piuttosto una lezione di educa¬ zione civica: assieme con ì crimini nazisti ricordiamo la raffinatezza della cultura tedesca e ci chiediamo, assieme con i ragazzi, se esistano popoli "vaccinati" contro la barbarie, e quali limiti vadano imposti al potere esecutivo». Ma la visita ad Auschwitz, ha aggiunto la Marom, è per i giovani israeliani «un colpo di folgore», perché per la prima volta si trovano a toccare con mano la «incarnazione pratica» dei concetti antisemiti. «I nostri ragazzi - ha concluso tornano a casa sconvolti». Per Ran Achituv, un liceale di Kfar Saba (Tel Aviv), l'aspetto più stridente e irritante della visita ad Auschwitz è dovuto alla pulizia degli edifici e all'erba ben curata. «Ho avuto la sensazione - ha detto alla radio israeliana - che i polacchi lo vogliano trasformare in un museo dell'arte dell'eliminazione fisica degli ebrei». Nei giorni scorsi, il presidente della Knesset, Dov Shilansky un superstite dell'Olocausto - ha inoltre protestato formalmente con le autorità polacche per la decisione di far pagare un biglietto di ingresso ai visitatori di quello che è considerato, di fatto, come il più grande cimitero ebraico in Europa. Achituv ha affermato di essere uscito dai cancelli di Auschwitz più sionista: «Quando sventoliamo là la nostra bandiera - ha detto - e quando intoniamo là il nostro inno nazionale, comprendiamo appieno il valore dell'esistenza di uno Stato ebraico». E proprio vicino ad Auschwitz il giovane cantante rock israeliano Ori Drommer - figlio di ebrei scampati alle persecuzioni naziste - ha voluto tenere un concerto, davanti a un pubblico di 200 polacchi. «Il nostro complesso, che si chiama "Duralex Sedlex", ha eseguito la canzone "ZyklonB", ispirata agli orrori della Se¬ conda Guerra Mondiale» ha detto ieri Drommer, al ritorno a Tel Aviv. «Sentivamo come se avessimo una missione da compiere». Proprio questo indefinibile senso di «missione» ha tenuto qualche giorno più tardi i «Duralex» sul palco per oltre 20 minuti mentre, in imo stadio polacco con 15 mila spettatori, un gruppo di giovani antisemiti li bersagliava con pietre e bottiglie, faceva saluti nazisti e gridava «Viva la Palestina». «Volevamo dimostrare loro - ha spiegato Drommer - che l'ebreo errante e alla mercè di tutti oggi non esiste più». Adesso Drommer e compagni si prefiggono una meta ancora più ambiziosa: fare di Auschwitz un luogo di ritrovo in cui intellettuali ed artisti di vari Paesi (polacchi e tedeschi inclusi) discutano periodicamente del genocidio del popolo ebraico. Aldo Baquis Mentre infuriano le polemiche, il governo laborista meditadi sospendere i viaggi scolastici

Persone citate: Dov Shilansky, Duralex, Hannah Marom, Marom, Ori Drommer

Luoghi citati: Auschwitz, Europa, Palestina, Polonia, Tel Aviv