I pentiti della rivolta fiscale di Zeni

I pentiti della rivolta fiscale I pentiti della rivolta fiscale solo bossi MILANO. Eccole le truppe della protesta fiscale, pronte a scagliarsi contro l'odiata lei, la tassa comunale sulla casa. La pattuglia leghista scalpita sulle linee indicate dall'ideologo, Gianfranco Miglio. Il gran capo Umberto Bossi oggi, nel gran consiglio di Milano tutto dedicato alla strategia fiscale, darà il «la». Sarà rivolta? E i pidiessini, dopo l'uscita clamorosa di Achille Occhetto («Boicottiamo l'Idi sulla prima casa, è scandalosa»), affonderanno veramente il colpo? E i sindaci rossi, a Bologna, a Modena, a Reggio Emilia, a Savona, a Livorno, a Grosseto, i sindaci dell'ex cintura operaia attorno a Milano, che faranno: si rifiuteranno, come li ha invitati a fare Occhetto, di riscuotere l'iniqua tassa? Si prepara al gran giorno, il Bossi. Ma è furbo e di rivolta fiscale preferisce non parlare. Almeno alla vigilia. «Io non parlo di rivolta e di non pagare le tasse in generale», dice. «Parlo di non pagare una tassa, Tisi, che ritengo non così facilmente applicabile a tutti i cittadini e che fa parte di un decreto che è anticostituzionale». Tradotto in pratica il verbo bossiano suona: «Non si paga o comunque si paga in maniera ridotta». Quanto? «22 mila lire, in modo che non si possa parlare di evasione, un minimo che permette di far ricorso se e quando lo Stato si farà vivo». Alza la sua protesta, la Lega. E Occhetto? Occhetto frena ma non si rimangia l'appello al boicottaggio della tassa sulla prima casa. Mai e poi mai, spiega il segretario pds, l'invito voleva essere un'istigazione alla rivolta fiscale. «Non ho mai chiesto ai cittadini di non pagare», puntualizza davanti alle telecamere del Tg2. E allora quella sua esortazione di ventiquattr'ore prima? Quella sua raccomandazio- ne finale ai «nostri amministratori locali» perché prendano «in considerazione l'ipotesi di rifiutarsi di applicare l'ici sulla prima casa e sugli inquibni»? Nessuna istigazione a non applicare la legge, precisa Occhetto, ma legittima richiesta politica ai sindaci pidiessini perché non siano «esattori e basta». La bomba fiscale di Achille Occhetto, insomma, è bomba sì ma solo politica. Difficilmente gli uomini della Quercia seduti sulle poltrone di sindaco chiameranno i loro concittadini alla disubbidienza civile. Anche se, almeno a parole, tutti concordano con le valutazioni del segretario Occhetto. Da Bologna, ecco Renzo Imbeni: «L'Iti? E' un provvedimento iniquo». E da Livorno, Gianfranco Lamberti: «L'invito di Occhetto? Un paradosso ma sia chiaro, io rifiuto di essere un esattore di un tributo ingiusto». Da Reggio Emilia, l'assessore alle Finanze, Girolamo Ielo è persino più duro: «E' un'imposta dubbia. Patrimoniale o tassa sui servizi? A me sembra addirittura un'imposta su chi calpesta il suolo». Ma tra il dire e il fare, tra la critica politica e il rifiuto a riscuotere Ilei, ce ne corre. E così ecco i distinguo, in certi casi la presa di distanze dal segretario. Imbeni, per esempio, se la cava prendendo tempo: ((Aspettiamo che la legge sia approvata e che siano chiari i margini di autonomia previsti per gli amministratori», spiega. Certo, conclude, «se poi uno riterrà di trovarsi di fronte a un provvedimento ingiusto, allora la via maestra è quella di dimettersi». Mai, dimettersi mai, giura Lamberti da Livorno: «Spero in una revisione della legge, ma non consegnerei mai le chiavi della città al prefetto». Ancor più esplicito il primo cittadino di Modena, Piercamillo Beccaria: «Condivido la critica politica di Occhetto, condivido l'invito a mobilitarsi - spiega - ma non ritengo proponibile chiedere agli amministratori di non applicare le leggi». Inevitabile la valanga di prese di posizione. Tutti contro Occhetto, tutti contro Bossi: socialisti, de, liberali, socialdemocratici. Il senso? Lo sintetizza la «Voce repubblicana». «Fa una certa impressione scrive il quotidiano del pri - riscontrare l'imbarazzante analogia tra Occhetto e Bossi contro il fisco». Armando Zeni Achille Occhetto segretario del Pds Umberto Bossi leader della Lega Renzo Imbeni sindaco di Bologna Gianfranco Miglio ideologo della Lega