Mai dire: «Venduto » di Roberto Ippolito

Mai dire: «Venduto » TUTTI B TONFI DELLE CESSIONI Mai dire: «Venduto » La neve, pretesto anti-privati EVICHERA', nevicherà. E poi si potrà privatizza- re. Proprio così: è meglio vendere un'azienda delle Partecipazioni statali con il tempo più clemente. Ma non è una battuta. All'Iri ricordano ancora, divertiti e un po' sgomenti, la richiesta arrivata circa un anno fa. L'istituto presieduto da Franco Nobili fu pregato di far passare l'inverno prima di cedere una società. A sollecitare il rinvio furono i consiglieri comunali di San Massimo, in provincia di Campobasso, che vanta nel suo territorio la stazione sciistica Campitello Matese. Chiedevano che l'In vendesse solo dopo i mesi freddi la società Campitello 2000 che gestisce un albergo e gli skilift, attività estranee ai compiti del gruppo. E protestavano: «Dovete garantirci la stagione invernale». Anche la neve è quindi un'arma di pressione per frenare le privatizzazioni poco amate da tanti uomini di governo. Emblematico il caso della Savio, che produce macchine per l'industria tessile, ha cattivi bilanci e interessa poco all'Eni. Appena trapelò l'intenzione di venderla, si precipitarono in fabbrica a Pordenone il de Nino Cristofori, fino a giugno sottosegretario aba Presidenza e ora ministro del Lavoro, e lo stesso Alberto Grotti, ex vicepresidente Eni. Si impegnarono contro la cessione, ancora oggi ferma. Lo scorso autunno Giulio Andreotti, che era presidente del Consiglio, ha fatto di più. Appena apprese che l'Uva voleva ridurre la presenza nella Cogne incontrò la giunta valdostana garantendo lo stop. Alla Camera rivelò invece di non gradire i privati nella Dalmine, ugualmente rimasta in mano all'Uva. Ma sarà allora la volta buona per privatizzare l'annuncio dato dal governo del socialista Giuliano Amato di mettere all'asta Credito italiano e Nuovo Pignone? Gli ultimi anni hanno portato qualche successo, come la vendita dell'Alfa Romeo (dall'Iri alla Fiat) e della Lanerossi (dall'Eni alla Marzotto). Ma anche innumerevoli tonfi, dal celebre caso Sme (il psi impedì il passaggio a Carlo De Benedetti) alla Maccarese. Una rissa dc-psi bloccò lo scambio tra Alfa Avio (Finmeccanica) e Savigliano più turbine a gas della Fiat. I sindacati sono sempre sul chi vive. Hanno rallentato la cessione della Bosco dab'Efim, ora sciolto, al gruppo Spinelli. Hanno strenuamente ma invano difeso la proprietà pubblica della disastrata Bmc che produce pasta fresca, nonostante la Sme l'avesse destinata aba Rana, leader del settore. Del resto a volte privatizzare crea problemi: le Acciaierie triestine cedute a Pittini sprofondano, quelle di Cornigliano rilevate da Riva hanno i portoni chiusi. Irritato dalle troppe resistenze sindacali, l'industriale del vetro Gianni Varasi voleva addirittura restituire ab'Iri la Saivo. Con Raul Gardini, Varasi è anche protagonista della clamorosa scalata ab'Enimont, il colosso pubblico-privato. Dopo un este- nuante tiramolla, l'Eni comprò tutto. Il Parlamento mediò lo scontrò, come dettò le regole per privatizzare la Mediobanca in realtà gestita da un patto tra Iri e grande industria. Ma i privati sono pronti a farsi sotto? Nobili dubita. E racconta: «Ne incontro molti. Nessuno mi chiede di comprare, tanti vogliono vendermi qualcosa». Fra i problemi c'è il prezzo. L'Iritecna ha fatto stimare la Condotte e l'Italstrade. Si sono fatti sotto Vianini, Lodigiani, Bebeli e Icla: offrivano poco, volevano commesse sicure. Non se ne è fatto niente. Nobili è riuscito solo a privatizzare la Cementir, incassando ben 400 miliardi dalla Vianini. Ma quanta fatica! «Ho ricevuto pressioni affinché l'istituto promuovesse una trattativa privata escludendo candidature straniere» ha svelato lunedì a Pesaro. E ora cosa succederà con Credit e Pignone? Roberto Ippolito Da sinistra Romano Prodi ex presidente dell'lri ed Enrico Cuccia di Mediobanca A sinistra il presidente dell'lri Franco Nobili. La sua holding definirà oggi i criteri per la cessione ai privati del Credito italiano

Luoghi citati: Campobasso, Pesaro, Pordenone, San Massimo