Piazza Affari non applaude di Zeni
Piazza Affari non applaude Piazza Affari non applaude Privatizzazioni e aiuti fiscali lasciano freddo il «parterre» MILANO. No, piazza Affari non ha brindato. Né alla privatizzazione del Credit, né a quella del Nuovo Pignone. E tanto meno al provvedimento che ha equiparato U trattamento fiscale debe gestioni delle Sim a quello dei fondi comuni. Anzi, sugli incentivi mancati aba Borsa c'è chi si arrabbia. C'è, è vero, chi cerca di spiegare che, anche se il capital gain non è stato sospeso come voleva la Borsa, la scorciatoia consentita alle Sim è pur sempre qualcosa in più di prima. Già, ma ecco il punto: consentita solo alle Sim. E gli agenti di cambio che non hanno alle spalle una Sim? «Cancellati, azzerati», protesta da Roma Salvatore Giardina, presidente degli ordini nazionali degli agenti di cambio. E in una lettera di fuoco ad Amato Giardina spiega le proteste di una categoria in via d'estinzione: «I provvedimenti del governo a favore della Borsa - vi si legge - discriminano la figura professionale degli agenti rispetto a quella delle banche e delle Sim che, d'ora in avanti, a differenza degli agenti, potranno evitare di pagare U capital gain avvalendosi di un'imposizione fissa, di una trattenuta alla fonte per il cliente». Scenderanno in guerra con Amato gli agenti? Lo decideranno lunedì, riunendosi a Milano in assemblea. Polemiche sugli incentivi. E niente evviva neppure per il Credit privato ma tante domande per ora evase: sarà veramente venduto il 51%, scatterà l'Opa sul resto del capitale, chi comprerà? No, non se la sentono di brindare a champagne gli uomini di piazza Affari. Del resto, c'è poco da stare abegri - sottolinea piazza Affari - con un marco ai massimi, una lira in continua emergenza e un mercato dei titob di Stato sempre nervoso e in tensione. Certo, l'umore della Borsa è ballerino. All'inizio di mattinata, per esempio, l'effetto Credit sembrava spingere al botto. Ma è durata solo un'oretta la pacchia, nonostante la sospensione decisa daba Consob del Credit e del Pignone. Poi, un po' la sospensione ma soprattutto gb ordini di vendita esteri avevano subito fatto cambiar rotta al mercato: meglio restarsene alla finesta, ritmava U tam tam del parterre: e alla fine l'indice cresce solo dello 0,4%. NeU'attesa dei chiarimenti, arriva il malcontento. Contro la Consob: hanno sospeso il Credit, si agita subito il parterre, perché avevano paura che le azioni scendessero troppo. Mancano i punti di riferir mento. I grandi operatori milanesi, i Ventura, i Pastorino, i Fumagahi, in piazza Affari non si vedono, c'è riunione deb'Assosim, e così qualcuno rilegge i pareri a caldo del giorno prima, un misto tra lo «speriamo sia la volta buona» di Ventura e l'applauso condizionato di Pastorino («Sono contento ma solo se si venderà il 51%»). Troppo vaghi. Per nulla vago è Carlo De Benedetti, l'imprenditore che da sempre raccoglie consensi in piazza Affari. Sono parole dure, quelle di De Benedetti. I provvedimenti del governo? «Non hanno alcun riferimento alla gravità del momento», fa sapere l'Ingegnere: vanno nella direzione giusta, aggiunge, ma poco di più. Inutile dire che De Benedetti, in Borsa, trova subito dei fans. Tanto più che, nel frattempo, vende l'estero che poco o nulla ha capito delle misure di Amato. I fondi stanno a guardare. E i titoli delle aziende pubbliche non ancora privatizzate pagano la delusione del mercato, prima tra tutte la Sme (-4,08%). Così, se la Fiat regge ( +1,85%), l'Olivetti scivola (-1,03%), e la Stet scende (-0,33%). E l'altalena, esattamente nelle medesime percentuali, si ripete al Seaq di Londra anche nel pomeriggio. Armando Zeni
Persone citate: Amato Giardina, Carlo De Benedetti, De Benedetti, Pastorino, Salvatore Giardina, Ventura
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