Il diario di Virginie amori e cattiverie di Alessandra Levantesi

Il diario di Virginie amori e cattiverie Il diario di Virginie amori e cattiverie VENEZIA. Peccato, non conosciamo b romanzo di Regine Deforges (edito in Francia da Artheme Fayard, 1978) e quindi non siamo in grado di dire se gb squilibri di tono, fra il dolciastro e il drammatico, di «Il diario rubato» (Venezia Notte) siano dovuti aba penna deba scrittrice o a Christine Lipinska, regista e sceneggiatrice con Bernard Revon. Ambientato nel Sud della Francia all'indomani deba seconda guerra, b film racconta un'estate di «pace, amore e morte» che segna irreversibilmente il destino di adulta della studentessa Virginie: una liceale abe soglie del diploma che sogna di scrivere. A causa di una caduta dalla bicicletta, la ragazza è costretta a prolungare le vacanze nel suo paesino quel tanto che basta a creare una serie di pasticci. Già appassionatamente amata dalla bionda compagna di collegio Anna, con cui vive le prime emozionanti esperienze sessuali accuratamente trascritte nel suo diario segreto, Virginie aumenta le speranze sentimentab di un orfano da sempre invaghito di lei, Maurice, senza tener conto che il poveretto reduce da un soggiorno nei campi di concentramento fatica a trovare un equilibrio psichico; e suscita la gelosia del conformista Jacques, fratello di Anna, che abarmato e insieme conquistato dalla personalità della fanciulla le ruba b diario e lo rende pubblico provocando l'ostracismo dèi vibaggio e l'intervento repressivo dei genitori. La protagonista, ormai scrittrice, rievoca con uno spensierato compiacimento questa stagio¬ ne di amore uno e trino, «tenero come una donna, tenero come un uomo»: però considerato che la storia si conclude con il suicidio di Anna, l'atmosfera da «french graffiti» del film risulta irritante. E' chiaro che la Lipinska vuole giocare sul registro delle confuse e mcontanunate pulsioni adolescenziali mettendole in contrapposizione ab'incrudelito mondo degli adulti, occupati solo a quadrare i conti con i propri errori. Ma questa Virginie un po' vittima e un po' cattiva non ci convince. Sul tema le preferiamo di gran lunga Susan Seidelman (quella di «Cercasi Susan disperatamente») che, pur avendo ricevuto un'educazione da brava ragazza, ha finito col diventare una cineasta, cioè una «cattiva ragazza» che sfoga sullo schermo 1^ fantasie represse. Come racconta in «Confessioni di una ragazza di periferia» (finestra sulle immagini), terzo titolo della serie autobiografica Bbc «Il posto di un regista». A nove anni la Seidelman, che è nata nel 1953, si trasferisce con la famiglia a Huntingdon Valley, a venti minuti da Philadelphia. Aba soglia fatidica dei 40, è tornata nel luogo dove ha trascorso b periodo formativo dehjatiolescenza e, assemblando materiali di repertorio e musiche d'epoca a frammenti dei propri filma lunghe conversazioni con le aepiche di un tempo, ha comitostp: uno spaccato sociologico dell'America suburbana Anni 60 e Un autoritratto vivace, divertènte, assolutamente debzioso. Alessandra Levantesi Susan Seidelman, la regista di «Confessioni di una ragazza di periferia». Sfoga sullo schermo le fantasie represse

Persone citate: Bernard Revon, Christine Lipinska, Lipinska, Regine Deforges, Seidelman, Susan Seidelman

Luoghi citati: America, Francia, Venezia