Grandi americani, perfetti per la tv di Lietta Tornabuoni

Grandi americani, perfetti per la tv Ieri in concorso «Glengarry Glen Ross» di Foley e «Valzer sul fiume Peciora» della Gogoberidze Grandi americani, perfetti per la tv Al Pacino, Lemmon, Baldwin: straordinari Storia esemplare di capitalismo selvaggio VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO 5ran clasde degli attori americani: Al Pacino è superbravo, Jack Lemmon è bravissimo, Mec Baldwin è straordinario, id Harris e Alan Arkin sono eccellenti in «Glengarry Glen iloss» di James Foley, versione lei testo teatrale scritto da Dand Mamet nel 1983. E' uno di mei film teatrali americani destinati alla perennità televisiva altri esempi sono «Zoo di vero» di fauì Newman con Joanne Woodward, «Morte di un commésso viaggiatore» di Volcer Schloendorff con Dustin offrnan), che in Europa venppesso scambiati per auhe opere cinematografiinvitati ai festival in no alla recitazione sorattttto quando gli interpreti ono bvi magari non più gioani na celebri e disponibili, istrimiti nei cinema ri dicolenti doppiati. Nella versione originale, fa sempre piacere vederli: i testi classico-moderni restano perfette/macchine teatrali, l'interpretazione è spesso magnifica. «Glengarry Glen Ross» presenta dite elementi specialmente interessanti. Primo, mette in sceip attraverso la competidone tra venditori di beni immobili e la pressione conflittuale tra questi venditori e i loro datori di lavoro, una delle rappresentazioni più efficaci, ;streme e spietate d'un capitaisrÀo selvaggio che divora i propri figli. Il discorso Iniziale lei portavoce del padrone (una aggiunta, rispetto al testo teatrale, della sceneggiatura di David Mamet), magistralmente pronunciato da Alee Baldwin, è In,questo senso esemplare per brutalità: «Come mi chiamo? Io ho una Bmw e tu un'utilitaria: lecco come mi chiamo. Siete prave persone? Non me ne fretì un cazzo. Chi vende avrà uovi contratti da stipulare: se o, un fallito è un fallito, va lienziato». E quando un vendiore alla disperazione si ribela, prova a usare analoghi metodi delinquenziali contro il jdatore di lavoro, viene immeniatamente schiacciato. Secondo elemento interes¬ sante è l'incessante turpiloquio, caratteristico dei testi di Mamet. Ha scritto molto bene Guido Almansi, nell'introduzione al volume edito da Costa & Nolan che contiene anche «Glengarry Glen Ross»: «I venditori che si lacerano a vicenda con parole atroci hanno bisogno di queste parolacce: non potrebbero viverne senza. L'angoscia viene superata attraverso la catarsi dell'osceno... Tutto, persino il più squallido osceno, è preferibile a una rappresentazione linguistica obbiettiva di quello che succede tra i personaggi e il loro lavoro...». Angusto, quasi tutto ambientato in un ufficio, nell'interno di cabine telefoniche o di automobili, accompagnato dai suoni d'un diluvio perenne e della sopraelevata di Chicago, il film appare soffocante quanto le esistenze che descrive. Soffocante, minaccioso, doloroso è il clima in cui vive la ragazzina protagonista di «Valsi Pecoraze» (Valzer sul fiume Peciora) di Lana Gogoberidze. Questa regista georgiana sessantaquattrenne, militante politica e deputata all'Assemblea del popolo, ancora pochi mesi fa viveva in clandestinità, perseguitata dal leader georgiano Gamsakhurdia come seguace del suo rivale Shevarnadze; ma la lotta (e la persecuzione) politica ha segnato gran parte della sua vita, a partire dagli Anni Trenta staliniani, quando suo padre dirigente del partito comunista e sua madre cineasta vennero arrestati, e soltanto la madre tornò dopo molti anni di prigionia e d'esilio nei campi di concentramento destinati ai «familiari dei traditori della patria». La memoria di quel periodo e della sua solitudine di bambina senza genitori è la materia del film, filtrata attraverso una metafora: fuggita dall'orfanotrofio, la ragazzina si trova a vivere, nella bella vecchia casa colma di ricordi della sua famiglia, insieme con un ufficiale dei servizi segreti che simboleggia l'Unione Sovietica e che, alternando durezza e affetto, vuole rieducarla all'obbedienza staliniana. Mentre il gruppo dei parenti o degli amici s'assottiglia e svanisce negli arresti e nella paura, l'uomo del Kgb diventa l'unico legame con la realtà della ragazzina; bontà, crudeltà, blandizie, imposizioni di lui colmano la sua vita, finché anche lui non viene denunciato e arrestato. Insieme con la vicenda della bambina, viene narrato in bianco e nero il percorso terribile della madre e delle sue compagne, che, respinte da ogni prigione o campo, errano nel gelo sulle rive del fiume Peciora: film commovente e rispettabile, non di più. Lietta Tornabuoni «Glengarry Glen Ross - Americani» da oggi al Romano di Torino; Fiamma, Augustus di Roma I Nella foto grande Al Pacino in un momento del film «teatrale» tratto da Mamet

Luoghi citati: Chicago, Europa, Roma, Torino, Unione Sovietica, Venezia