Il Tg ha quarant'anni: dai tabù alle star

Il Tg ha quarant'anni: dai tabù alle star Settembre '52, il primo telegiornale italiano. Glorie, incidenti e avventure nel ricordo dei protagonisti Il Tg ha quarant'anni: dai tabù alle star Il più rimpianto, Ruggero Orlando 1 ROMA I L vertice del Lussembur/l go si è discusso dell'oprm portunità di creare un' A_*J autorità politica europea». La prima notizia nella storia della tv italiana potrebbe entrare benissimo nei titob di testa dei telegiornali di stasera. A leggerla, esattamente quarant'anni fa, è uno speaker dallo sguardo tremante, in un angolo dello studio di Torino. Il tg anno uno, numero uno, dura quindici minuti e contiene, soltanto quattro servizi filmati: la regata storica del Canal Grande, i funerali del conte Sforza, l'immancabile ciclone in Alabama e un pezzo sulle sigarette elettorali, ultima trovata delle «presidenziali» americane. Già quella sera un servizio parte in ritardo e una «velina» viene gettata sul tavolo del conduttore in piena «diretta»: primi spezzoni di archeo-blob. Sesso e rossi. Anni 50 vuol dire tabù. Alle ballerine si coprono le gambe, ai giornalisti la bocca, pericolosa ispiratrice di doppi sensi. Guai a dire, ad esempio, «membri del Parlamento». Dietro le quinte vigilano funzionari occhiuti, come Pugliese e Arata, che costringono Ugo Zatterin a raccontare così la legge Merlin: «I luoghi di incontro in cui è possibile trovare signore compiacenti...». Nessun riferimento alle case chiuse, meno che mai alle prostitute. Finito il telegiornale, molta gente telefona per sapere perché il governo ha deciso di chiudere i collegi femminili. Un'altra parola vietata è «comunismo». Meglio dire «estremisti antiamericani». C'è la guerra fredda, e il nemico ti ascolta. «Dovevo intervistare i giornalisti stranieri - racconta Carlo Mazzarella, uno dei pionieri -. Spiego ai dirigenti che bisogna sentire anche il corrispondente della Pravda. Loro accettano, ma mandano un funzionario a sorvegliarmi. Arriva il giornalista russo. Gli faccio: "Ciao, Vladimiro!". Il funzionario corre al primo telefono e grida: "Direttore, le cose vanno male. Lo chiama già per nome: Vladimiro..."». II divo della notizia. Al principio aveva la voce impostata e le orecchie a sventola. Si chiamava Riccardo Paladini. A differenza di Furio Caccia e Fausto Rosati, i primi due tele-redattori della storia, Paladini non era un giornalista, ma un lettore da ci negiornale. Andò in onda tutte le sere, per cinque anni, senza mai prendersi un giorno di ferie: la febbre del video era cominciata... «Il primo a farsi notare - ri corda Oreste del Buono - fu Gianni Granzotto, perché teneva sempre in mano la biro». E una sera, per l'emozione, la spaccò in diretta: stava aspettando la ri sposta di Kruscev a Kennedy sulla crisi dei missili di Cuba. E dopo Granzotto? Non c'è dubbio Ruggero Orlando, a cui Vespa, La Volpe e Curzi, i tre direttori di oggi, assegnano all'unanimità la palma di miglior telegiornalista del quarantennio. Motivazione «Ha inventato l'informazione parlata». «Sono stato corrispon dente dall'America per vent'anni - ricorda il premiato -. Da Roma erano come sempre spreconi: quando mandavano una troupe, portavano anche le lampade, come se a New York non esistessero. E una volta, quando i collegamenti via satellite costavano ancora cari, mi tennero per venti minuti in attesa, col satellite in funzione, per trasmettere comunicati sindacali». lì regime. Sono anni eroici, in cui può capitarti di lavorare in venti in due stanzette, gomito a gomito con Mike Bongiorno. E' il caso di Tito Stagno, l'uomo della Luna: «Mike teneva nell'armadio le marmellate che gli mandavano le ammiratrici e noi gliele mangiavamo sempre: una volta si infuriò con Paolo Rosi, il futuro telecronista di atletica». Altri tempi. Pochi soldi, poca fama, poche donne. «Di giornaliste neanche l'ombra e allora ci si consolava con le annunciatrici», ricorda Mazzarella. «Flirt famosi? Ahinoi, nessuno che riguardasse un giornalista. Ricordo quello fra Nicoletta Orsomando e Roberto Rollino, ma lui era un regista». In onda va un tg sempre molto democristiano, con interviste ingessate a divi intimiditi dal terrore: Salvatore Quasimodo fugge dallo studio, Sofia Loren dopo la prima domanda si accascia svenuta. Ancora nel 1966 il tg si confezionava così: «L'alluvione di Firenze venne data come terza notizia, dopo la visita di Saragat a Redipuglia e un discorso di Moro - ricorda Andrea Barbato -. Poi, quando l'Arno era già arrivato a piazza della Signoria, dissero soltanto che aveva tracimato. Questo perché Bernabei, il direttore generale, non voleva allarmare i suoi concittadini fiorentini...». Prima, nel '61, c'era stata l'esperienza eccezionale della direzione di Enzo Biagi: «Appena arrivato eliminai un po' di tagli di nastri e di sagre del fragolone. Pressioni? Moro non mi chiese mai niente, mentre ho avuto qualche problema con Saragat. Ricevetti molte critiche: era il tempo in cui nasceva il centro-sinistra e secondo il Borghese sembrava quasi che l'avessi fatto io». fl vento del '68. Riesce a penetrare anche tra le finestre blindate del telegiornale di Stato. Il primo tg sbarazzino è quello delle 13,30, condotto da Andrea Barbato e Piero Angela, che dopo le notizie si collegavano con posti strani, facendo vedere persino gente che si buttava con il paracadute. Direttore del tele¬ giornale è Fabiano Fabiani, inventore con Sergio Zavoli del mitico Tg7. Redattori capo sono Biagio Agnes e Enrico Manca. In squadra ci sono anche Furio Colombo, Piero Pratesi, Arrigo Levi e Raniero La Valle. «Eravamo animali di opposizione - dice Barbato - ma Bernabei ci trattava bene: aveva capito che un tg monocristiano non si poteva più fare». «Siamo stati i primi a avere i collegamenti via satellite ricorda Levi -. Nacque il tormentone: "Ruggero (Orlando), mi senti?", "Antonello (Marescalchi), mi senti?". Diventammo tutti delle star». Ma il '68 finisce presto. Con il Vietnam. «Quando Fanfani si riavvicinò agU Usa racconta Manca - la nostra posizione divenne scomoda: Fabiani e io finimmo ai Servizi culturali, a via del Babuino». Si dovrà aspettare il 1976, con l'avvio della riforma e la nascita dei nuovi tg, per vedere il socialdemocratico Tanassi, protagonista dello scandalo Lockheed, tempestato in diretta dalle telefonate del pubblico del Tg2, che gli grida: «Ladro, ridacci i soldi». Ma questa è già quasi cronaca di oggi... Maria Grazia B ruzzo ne Massimo Gramolimi Biagi, direttore nel f6l: «Eliminai un po' di tagli di nastri e le sagre del fragolone» LaLoren intervistata sveniva in diretta E Tito Stagno «rubava» le marmellate di Mike e sopra Arrigo Levi: «Con la guerra dei sei giorni diventammo tutti star» Riccardo Paladini, il primo lettore del telegiornale: andò in onda tutte le sere, per cinque anni, senza mai prendersi un giorno di ferie Un'immagine giovanile di Tito Stagno e a sinistra Enzo Biagi: diresse il telegiornale per un anno, nel '61. Sotto,

Luoghi citati: Alabama, America, Cuba, Firenze, New York, Redipuglia, Roma, Torino, Vietnam