Pian pianino Fortunato prese per mano il Toro di Claudio Giacchino

Pian pianino Fortunato prese per mano il Toro Il centrocampista ha vinto le diffidenze dei tifosi Pian pianino Fortunato prese per mano il Toro TORINO. Un giorno gli ultimi saranno i primi. Ben lo sa Daniele Fortunato: approdò in granata quando il Torino era già da dieci giorni in ritiro a Pinzolo. Poche partite sono bastate per farlo diventare uno dei cardini della squadra. Al debutto in campionato, contro l'Ancona, è stato uno dei migliori, guadagnandosi l'appellativo di «regista» e, nelle pagelle del lunedì, tanti bei voti. Impettito e sorridente, l'ultimo arrivato alla corte di Mondonico si schermisce al coro di elogi e di sé dice: «Sono uno che tenta di equilibrare la squadra, di evitare pericolosi sbilanciamenti. Ho sempre giocato in questa maniera, non mi pare di aver fatto nulla d'eccezionale». Qualcuno l'ha paragonata ad un vigile che dirige il traffico: cioè, ad un calciatore poco mobile o molto lento. Fortunato non si scompone: «Rispetto tutti i giudizi. Anche i vigili si muovono. Comunque, il sottoscritto non è mai stato uno scattista o un pie veloce. Mi sono sempre mosso così ed è impensabile che possa, a quasi 30 anni, cambiare. Ad ogni modo, con il mio passo, non certo rapidissimo, sono salito dal Legnano, in C2, sino alla A. Quello appena iniziatosi è il mio sesto campionato al massimo livello. E' cominciato bene, m'auguro che il felice esordio contribuisca a sciogliere la diffidenza, non dei compagni, ma di parte dei tifosi e della critica, che avevo percepito attorno a me appena giunto in granata». L'anno scorso, a Bari, visse un'esperienza disastrosa. Considerato che era reduce dall'altrettanto disastrosa stagione con la Juve di Maifredi, il suo recupero desta meraviglia. Sia sincero, una volta retrocesso in B con i pugliesi aveva fatto la croce sulla A. «In effetti non immaginavo di tornarci, almeno tanto in fretta. Però, anche a Bari credo di non aver demeritato affatto: la squadra era stata malcostraita. La rosa, sin troppo ampia, contava ben 22 giocatori, era stata messa insieme senza alcun criterio: cinque marcatori, tre terzini sinistri, una sola vera punta. Ero certo che avrei tentato la risalita al paradiso con Lazaroni (il nuovo allenatore barese, ndr): poi, pochi giorni prima che si chiudesse il mercato, ho saputo che il Torino, dopo la partenza di Lentini, mi cercava. Ho sperato di tutto cuore che la trattativa andasse in porto, tornare in A e, per di più, tornare a Torino, città in cui m'ero trovato benissimo nei due anni juventini: che magnifico sogno. Fortunatamente, s'è realizzato». Merito anche di Mondonico, che l'ha voluta fortissimamente. Il Mondo l'aveva già fatto comprare, dal Vicenza, estate 1987, quando cominciava a guidare l'Atalanta. «E' vero, il tecnico è sempre stato un mio grande estimatore». L'ha ritrovato dopo la parentesi bianconera e pugliese. E' cambiato in qualcosa? «Ha sempre la stessa fame di vittorie, i successi non l'hanno mutato di una virgola. Continua a non accontentarsi mai, almeno in partenza, del pareggio, non ricordo che abbia detto, una volta che è una: "Ragazzi, oggi cerchiamo solo di non buscarle, o di buscarle salvando la faccia". Nel 1987, con l'Atalanta neopromossa esordimmo in campionato a Napoli, contro quel Napoli che avrebbe poi vinto lo scudetto. Tutti noi giocatori pensavamo che l'allenatore mandasse in campo una formazione piuttosto accorta: invece, optò per uno schieramento e una tattica molto aggressivi, sfiorammo il clamoroso risultato e perdemmo 1 0 al 94' per un gol segnato con la mano da Giacchetta». E' certo che la vittoria sull'Ancona non sia solo un fuoco di paglia? «Abbiamo segnato tre gol di buona fattura, sono moderatamente ottimista. Ritengo che questa squadra sia ben organizzata, non abbia grossi scompensi: a centrocampo, con Venturin mi completo a meraviglia, non capisce nulla di calcio chi afferma che siamo identici». Alle porte c'è il Brescia «romeno» di Lucescu che avete «distratto» a Ferragosto, 5-0. «Dimentichiamo quella partita, immaginiamo di non averla mai disputata, sennò faremo una bratta fine. Il campionato e le amichevoli d'estate sono due mondi completamente diversi». Claudio Giacchino

Persone citate: Daniele Fortunato, Giacchetta, Lazaroni, Lucescu, Maifredi, Mondonico, Venturin

Luoghi citati: Bari, Lentini, Napoli, Pinzolo, Torino