Peruzzi eterno insoddisfatto di Angelo Caroli

Peruzzi eterno insoddisfatto Il portiere della Juve, che rientra domenica, studia sé e i rivali in tv Peruzzi eterno insoddisfatto «Guardo i colleghi e dico: come sono bravi Chi lavora non capisce lo stress di Vialli» TORINO. Quando gli errori diventano più :ari; sono più preziosi. E' un modo elegante per tradurre l'espressione popolare che recita: sbagliando si impara e si migliora. E' il motte che Angelo Perazzi si porta aul petto da ragazzo, come la scritta di uno sponsor. Per la verità, Perazzi di errori ne ha commessi sempre pochissimi, una rarità, e su quelli ha costruito il presente. Il portiere bianconero dovrebbe esordii 3 domenica in campionato, contro l'Atalanta, dopo le briciole (sei apparizioni) mandate giù la stagione scorsa. Quest'anno si è fatta male in Giappone, un kamikaze gli è piombato addoceo mentre era impegnato in una sortita acrobatica. Si è messo in mutua per un periodo, con rassegnata pazienza, ed ora è a posto. Sabato caccerà via le ultime perplessità su quella spalla acciacoata a Tokyo, e insieme con Trapattcni c con il medico sociale Pasquale Bergamo deoiderà un rientro che appare scontato. Combi, Zcff e Tacconi. Zeno ie prime ombre che la sua condizione di portiere della Juventus gli ritaglia addosso. Chi conosce la storia bianconera sa che m epoche remote e recenti hanno custodito, come vestali fedelissime, la porta deila Signora. Non c'è bisogno di citarli, ci pensa lui stesso, il portiere dal fisico di corazziere e dallo sguardo di fanciullo, a tirarli in ballo. Con ammirazione e umiltà. «Sono stati loro i migliori, io sono solo un giovane erede, è inutile dire che il mio dovere è quello di esserne degno. In ogni momento». Tanta umiltà, però ripagata bene. Non c'è infatti tecnico o giocatore che non apprezzi le sue qualità. Gli elogi gli piovono addosso da ogni angolo della Penisola, tecnici e giocatori, dirigenti e tifosi, un plebiscito. Lui ascolta, prende atto e medita. Quasi con sgomento, visto che ritiene tutte quelle responsabilità caramelle indigeste. «L'idea di essere sempre sotto esame non mi dà tranquillità». Poi Perazzi è di nuovo impegnato in un altro esercizio di autentica umiltà: «Ne vedo di filmati televisivi! Ne sono ipnotizzato, uno schiavo che non sa staccare gli occhi dal piccolo schermo. E i miei bersagli sono loro, i colleghi che stanno fra i pali. E la cosa più curiosa è che li vedo bravissimi, ognuno mi sembra che abbia qualche cosa più di me. In fondo, non mi trovo così bravo come si dice in giro. Mi spiego: ini rivedo la domenica in tv e ritengo le mie parate del tutto normali, simili a quelle di tutti i miei colleghi. Quello che invece fanno gli altri mi appare inimitabile. Non capisco infatti come faccia Marchegiani a uscire 20 volte senza commettere un errore. Se alla lunga ci scappa lo sbaglio, rientra nella media. Ma assimilando il meglio dall'uno e dall'altro forse un giorno riuscirò a non vedere più la mia porta larga come una portaerei. Se sono così bravo devono per- ciò dirlo gli altri, anche perché quando cominci a buttarti incenso sulla testa vuol dire che gli altri non parlano più bene di te». Raffica di domande: ha avuto problemi con Tacconi? Lei pensa molto alla Nazionale? Che cosa dice a proposito degli stress di cui parla Vialli? Sorride di nuovo, si guarda le mani grandi come tenaglie, medita ancora e dice: «Domenica forse rientro, realizzo un sogno accarezzato da tempo, ho avuto pazienza una stagione e ho avuto ragione, a che cosa sarebbe servito fare casini? Solo a creare problemi alla squadra. Con Stefano nessun problema, non ho mai avuto paura di chi mi era davanti o alle spalle. Sacchi mi elogia? Lo ringrazio, ma non mi illudo, so che il vento gira e che gioca il più in forma, non ci sono inamovibili in Nazionale. Se il et mi chiamerà cercherò di dimostrare che merito tanto onore. Sulla frase di Vialli dico che la denuncia è legittima, perché lo stress esiste. E' però sbagliato andarlo a raccontare a chi lavora 12 ore al giorno in una fabbrica oppure in un ufficio, non lo accetterà mai, sono perciò problemi da analizzare dentro la categoria. E' difficile che i lavoratori e gli impiegati capiscano il nostro tipo di stress, perché è del genere che può caricarti oppure scaricarti. E nel calcio la carica è fondamentale». Angelo Caroli Dopo tre stagioni nella Roma e una nel Verona Angelo Peruzzi è arrivato alla Juve l'anno scorso. E adesso è titolare

Luoghi citati: Giappone, Tokyo, Torino