Vìnto il «cancro» di S. Filippo di Maurizio Lupo

Vìnto il «cancro» di S. Filippo La «Consulta» smonta il tetto, ferma le infiltrazioni e scopre i segreti dei due architetti Vìnto il «cancro» di S. Filippo Non corroderà più la chiesa di Guarirli e Juvarra E' infine vinta l'infiltrazione d'acqua che, come un cancro, da anni divorava le volte della Chiesa di S. Filippo, in via Maria Vittoria 5, opera secentesca firmata da Guarini e da Juvarra. Più della metà del tetto di 1800 metri quadri è già stata risanata grazie all'intervento della «Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino», l'associazione guidata dal presidente della Utet Gianni Merlini che, con l'appoggio di 20 mecenati industriali, ha stanziato un miliardo e 200 milioni per recuperare tetti, infissi e facciata del monumento. Ieri pomeriggio l'architetto Daniela Biancolini, a nome della Soprintendenza ai Beni architettonici del Piemonte, ha presentato la prima serie di lavori finiti. L'impresa Zoppoli & Pulcher, sotto la direzione degli architetti Stefano Trucco e Roberto Pagherò, ha fermato le infiltrazioni, salvando la metà degli anti¬ chi coppi d'epoca juvarriana. Questo primo intervento, di circa 600 milioni, ha permesso inoltre rilevazioni che aggiungono nuove notizie alla storia dell'architettura torinese. «La situazione era molto grave - spiega Daniela Biancolini perché dai tetti sconnessi la pioggia si impastava con secoli di calcinacci accumulati nel sottotetto. Si era formato un tappeto di umidità letale per le volte sottostanti e per l'organo della chiesa, ora in grave degrado». La Consulta ha deciso un intervento radicale: in pochi mesi ha scoperchiato l'intero tetto. Sono state esaminate tutte le tegole. Parecchie, d'epoca juvarriana, recano ancora impresse le impronte digitali dagli artigiani che le plasmarono a mano quasi tre secoli fa. Sono stati selezionati e riordinati i coppi salvabili. Formano ora il manto superiore del tetto, ancorati su tegole nuove. L'acqua così non entra più, ma l'occhio quasi non s'accorge del restauro. Sono stati aggiunti particolari «blocchi» che d'inverno impediranno alla neve ghiacciata di cadere sui tetti sottostanti e sulle auto in sosta. «Tutto ciò - osserva Biancolini - forse dà meno nell'occhio della ripulitura delle facciate delle chiese di San Carlo e Santa Cristina, già finanziate in piazza san Carlo dalla Consulta. Ma rivela l'intelligenza di uno sponsor che ha voluto investire per creare basi indispensabili agli interventi successivi». Quali il risanamento della facciata della chiesa, alla quale si provvedere dalla primavera prossima, con altri 600 milioni. Scongiurate le infiltrazioni, il resto sarà più facile. Il monumento ha rivelato solidissime strutture. «Abbiamo accertato nota l'architetto Trucco - che Juvarra non volle risparmiare sulla qualità dei materiali. Anche per evitare i crolli avvenuti ai tempi del Guarini». Juvarra vi pose rimedio con un'opera che rispettò al massimo l'impostazione originaria. «I lavori in corso - prosegue Biancolini - ci confermano questa continuità. Abbiamo le prove che Juvarra recuperò materiali e intere mura del Guarini». Presto si saprà dell'altro, grazie a una trave sostituita nel sottotetto. Era l'unica marcia, ma non verrà buttata. Servirà per stabilire l'età del tetto, leggendo le vene del legno di rovere da quale venne ricavata. L'esame sarà condotto da esperti dell'Università di Cambridge, associata all'Ateneo di Pavia, specializzato in Italia in indagini di «dendro-cronologia», la scienza che rivela l'epoca dei legni antichi. Maurizio Lupo Un restauro meticoloso da 600 milioni ha salvato e riordinato più della metà delle tegole d'epoca juvarriana Su alcune vi sono ancora le impronte digitali degli artigiani che le impastarono tre secoli fa

Luoghi citati: Italia, Pavia, Piemonte, Santa Cristina, Torino