Sul basket vento dell' Est

Sul basket vento dell' Est Slavi ed ex sovietici tra le stelle del nostro campionato Sul basket vento dell' Est Aumentano i club che puntano sui giocatori europei Volkov nuovo «Paperone», Melnik il più «economico» Il vento dell'Est soffia sul basket italiano. La colonia straniera si impreziosisce con alcuni dei «grandi» dell'ex Urss e dell'ex Jugoslavia, annunciandoli come protagonisti del campionato che comincerà fra 10 giorni. La disgregazione dei Paesi di quella che un tempo era l'Urss, il distacco di Croazia e Slovenia dalla casa madre jugoslava hanno fatto cadere anche le barriere (limiti di età, obblighi militari) che un tempo impedivano l'emigrazione ai nomi più prestigiosi dello sport dell'Est europeo. E il dollaro, per quanto svalutato, la fa da padrone. Fino a qualche anno fa, un Khomicius che approdava in Italia era motivo di grande curiosità, come lo erano stati, tempo prima, Dalipagic, Delibaste o Slavnic. Poi sono cominciati ad arrivare Radja, Kukoc e adesso c'è una piccola ondata. Da quest'anno straniero non significa necessariamente americano. Gli Usa restano il nostro mercato preferito: al via del campionato, su 64 stranieri, troveremo 51 americani, due fedelissimi brasiliani (Oscar e Israel), un canadese (Wennington), un tedesco (Gnad) e nove dell'Est europeo: tre serbi, altrettanti croati, uno sloveno, un ucraino e un lettone. Storie diverse, anche ambizioni diverse, li hanno portati in Italia. Prendiamo i due ex sovietici: Volkov è stato strappato alla Nba da Reggio Calabria attraverso una corte spietata e un ingaggio principesco. Villa con piscina, barca, quattro milioni di dollari (quattro miliardi e mezzo al cambio attuale) in tre anni, la prospettiva di giocare con continuità sono stati motivi più che sufficienti per indurlo ad abbandonare Atlanta per assumere un ruolo di leader nella Panasonic di Recalcati. Melnik è, invece, l'altra faccia della medaglia: dopo che per alcuni anni è rimasto confuso nell'anonimato dei tanti che si sono avvicendati nella Nazionale sovietica, ha avuto occasione di mettersi in evidenza alle qualificazioni olimpiche di Granada con la maglia della Lettonia. E' stato il rischio calcolato di Caglieris e Danna: 100 mila dollari (più o meno quanto si spende per un italiano di medio valore in A/2) per giocare a Torino nella Kappa, fare il lavo ro sporco sotto canestro, visto che lo straniero di lusso, Vin cent, c'è già. Dei sette provenienti dalla ex Jugoslavia, ci sono due conferme e... mezza: Radja (a Roma) e Kukoc (a Treviso) stanno rispettando i loro contratti miliardari, in attesa di approdare nella Nba. Approdo che potrebbe già verificarsi il prossimo anno. Alibegovic, sloveno, è una conferma-novità: Bologna-2 lo fece giocare nell'ultima giornata dello scorso campionato e con i suoi punti si salvò dalla retrocessione. Fra giugno e luglio, «Ali» ha avuto modo di confermare il suo valore nelle qualificazioni olimpiche (è stato fra i giustizieri dell'Italia). Ovvio che la Mangiaebevi gli abbia dato fiducia. L'attenzione maggiore è comunque concentrata sul trio dei serbi: Djordjevic, Danilovic e Bodiroga. Quest'ultimo è la scommessa di Tanjevic, convinto che il giovanotto - semisconosciuto a livello internazionale sappia reggere il confronto anche in un campionato come quello italiano. Djordjevic e Danilovic, invece, hanno obblighi da «stelle» autentiche. Sono stati i protagonisti della vittoria del Partizan nella Final Four di Istanbul e quella prestazione ha attirato l'attenzione di due «grandi» italiane come Milano e Bologna che non hanno esitato a sborsare per loro ingaggi da americani di alto livello. I tifosi di Philips e Knorr si attendono parecchio dai nuovi idoli venuti da Belgrado: Danilovic è già entrato nel cuore dei bolognesi che aspettano solo lo straniero del quale invaghirsi dopo aver perduto Richardson e aver avuto per un anno Zdovc, giocatore che non esalta le folle. Djordjevic è chiamato a diventare il leader di Milano. In sostanza, gli vien chiesto di essere il nuovo D'Antoni. E scusate se è poco.... Gabriele Tacchini Il «torinese» Igor Melnik