Gli investimenti con il passaporto

Gli investimenti con il passaporto Le obbligazioni offerte dall'euromereato sono la scelta preferita da chi punta sull'estero Gli investimenti con il passaporto Non pagano tasse e mettono al riparo dalla svalutazione Ma i rendimenti sono inferiori a quelli dei titoli di Stato G-S LI investimenti aiì'ester ro più «gettonati» (se ci è I permesso un termine, forse improprio, ma significative, anzi orecchiabile), oggi sono le obbligazioni, emesse sull'euro-mercato, cioè sui mercati finanziari europei, da organismi internazionali: la Bei (Banca europea degli investimenti), la Birs (Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo), la Ceca (Comunità europea per il carbone e l'acciaio). Questa preferenza ha tre motivi ben precisi, e che fanno sì che i risparmiatori si rivolgano alle banche, abilitate a eseguire queste operazioni, ben raramente per ordinare altri acquisti. Il primo motivo è che sono titoli esenti da tasse, per gli acquirenti dovunque residenti, Italia compresa, in qualunque moneta emessi, anche in lire italiane, in questi casi definite eurolire. li secondo motivo è che sono emessi da organismi di particolare prestigio e, quindi altamente affidabili. Il terzo, più pratico, motivo è che con quei titoli si possono diversificare i propri investimenti senza ricorrere ad altri impieghi., più sofisticati. Si tratta di titoL. infatti, emessi in svariate valute: marchi tedeschi, franchi francesi e svizzeri, fiorini olandesi, pesetas spagnole, lire italiane, anche dollari Usa, canadesi e australiani, anche yen giapponesi. Così, oltre a diversificare la tipologia dell'investimento, da quelli già fatti in Italia, li si può differenziare anche nelle valute con ie quali oggi acquistiamo i titoli (e domani li venderemo). E, in questi periodi di balletti delie monete, la cosa può avere la sua importanza e un sue interesse. Attenzione, però. Un «aitare», come quelle che possuno aver facto i risparmiatori che, da tré-quattro mesi a questa parte hanno acquistato obbligazioni in marchi tedeschi, di- venta un «buon affare» quando si chiude, cioè si vendono gli stessi titoli a un prezzo maggiore di quanto li abbiamo comprati (e così, un affare può diventar cattivo quando venderemo a un prezzo inferiore a quello d'acquisto). Fino a quel momento, l'affare, buono o cattivo, rimane sulla carta. In questo periodo, ad esempio, può essere interessante l'acquisto di euro-obbligazioni in dollari, perché il cambio del dollaro, con la lira e con le altre monete, è particolarmente basso, e c'è da ritenere che possa risalire. Un'altra osservazione, forse altrettanto banale, ma non inutile, a questo punto vorremmo farla. E cioè: ricordiamoci che siamo in Italia, e che il rendimento degli impieghi del nostro risparmio dovremo spenderlo, comunque realiz • zarlo, in lire, a meno di essere anche noi multi-nazionali. E, se guardiamo alla nostra tabella, vedremo che i rendi¬ menti di queste euro-obbligazioni, quale più quale meno, sono inferiori a quelli dei nostri titoli di Stato. E' vero che con essi ci cauteliamo contro svalutazioni della lira (finora, peraltro, decisamente escluse), e contro la nostra, «normale» (si fa per dire) super-inflazione interna. E' anche vero, però, che con queste euro-obbligazioni incasseremo interessi scarsamente remunerativi in Italia, in qualche caso appena al livello del tasso d'inflazione, cioè appena «reali». Quindi, diversifichiamo pure il nostro portafoglio titoli, ma evitiamo di mandarlo tutto all'estero per non rimanere, sia pure temporaneamente, senza una lira. Comunque, esiste anche da noi, finalmente, la libertà di movimento dei capitali, della quale a suo tempo menammo gran vanto per averla, addirittura, anticipata rispetto alle date previste per l'avvio all'Unione monetaria europea. (Al¬ tri tempi, un paio d'anni fa, ma che sembrano già lontani. Speriamo che il 1° gennaio 1993, quando ci resteranno solo da aggiungere ad essa poche, piccole libertà di contorno, sapremo ancora che cosa farne). Da quando esiste, non si può dire che le famiglie italiane ne abbiano approfittato, come, forse, ci si poteva attendere. Il governatore Ciampi, infatti, non ha dovuto suonare in proposito alcun campanello d'allarme, nella sua relazione relativa all'esercizio 1991, nella quale si è limitato a prendere atto che la «domanda di attività sull'estero, che riflette l'adeguamento dei portafogli dei residenti alla liberalizzazione valutaria, è stata la componente più dinamica del risparmio finanziario: le consistenze complessive hanno superato i 77 mila miliardi, con una crescita del 25,7%, e rappresentano attualmente il 3,2% della ricchezza finanziaria del settore (delle famiglie), valore pur sempre basso nel confronto internazionale». Quindi, almeno fino a quest'anno, nessuna, drammatica, fuga di capitali. Aggiungeremo soltanto che, se pur la consistenza del risparmio investito sull'estero era aumentata, a fine '91, solo del 25,7% rispetto a fine '90, il flusso di nuovo risparmio che ha preso, per così dire, «il cammino della speranza», l'anno scorso è stato di 15.854 miliardi, rispetto ai 3993 che l'avevano imboccato nel '90, con un aumento, pertanto, di ben il 297%, cioè di quattro volte. A questa attrazione per l'estero non è estranea, certa- mente, l'esenzione fiscale di cui godono le obbligazioni descritte, soprattutto di questi tempi in cui sembra che il fisco voglia fare il tiro al bersaglio contro chi paga le imposte. E' ben raro, si è detto, che le banche siano incaricate, oppure prendano l'iniziativa, di acquistare all'estero titoli del rispettivo mercato interno, perché i titoli esteri, non emessi da organismi internazionali, in Itaiia pagano il 30 per cento di ritenuta fiscale. Inoltre, se, ad esempio, ci venisse il desiderio di titoli del Tesoro degli Stati Uniti, faremo bene a informarci prima del fatto che quei titoli non hanno scadenze plurimensili, come i nostri Bot, ma pluriennali, per non dire pluri-decennali. Certe emissioni del Tesoro Usa arrivano anche a venti, a trent'anni di vita. Inoltre, il rendimento di questi titoli deve essere denunciato sul modello 740, «Quadro W», al momento della dichiarazione dei redditi, qualunque sia l'importo, e deve essere aggiunto al reddito imponibile. Invece, i titoli di organismi internazionali esentasse devono essere denunciati, ma solo quando il rendimento superi i venti milioni di lire e unicamente per fini statistici, di monitoraggio, e non fiscali. C'è più di un motivo, quindi, per sottoscrivere questi titoli, e non era necessario che ad essi si aggiungesse l'attuale sfiducia nella lira, per far muovere questo notevole flusso di miliardi oltre frontiera. In questo caso non era necessario neppure che entrasse in campo l'inguaribile esterofilia degli italiani, che ci fa ritenere più verde l'erba del vicino, sempre, al contrario di quanto fanno di solito gli altri popoli. Un'esterofilia senza limiti, che ci fa ammirare (non invidiare), i giapponesi, per quanto e per come lavorano. Senza sapere, però, e neppure sospettare, per esempio, che, fino alla fine degli Anni Ottanta, fatto eguale a 100 il prodotto reale per occupato negli Stati Uniti, il prodotto per occupato nella Comunità europea era pari a 87 e quello per giapponese a 68. Inoltre, c'informa Bankitalia, i differenziali erano ancora più ampi nell'industria e nell'agricoltura, meno nei servizi. E' vero, aggiunge, che «negli ultimi anni questo vantaggio si è eroso sensibilmente. Nell'intera economia statunitense la crescita della produttività è stata inferiore all'I per cento annuo, contro meno del 2 nella Comunità europea e il 3% in Giappone». Forse possiamo ritenere, che questo accada perché americani ed europei ritengono di essere «arrivati», mentre i giapponesi hanno ancora da recuperare tempo, e soprattutto, una guerra perduta. Mario Salvatorelli (8. continua) DOMANI ASSICURAZIONI SULLA VITA E PENSIONI INTEGRATIVE Un modo semplice per diversificare il nostro portafoglio. Si può comprare in marchi, franchi dollari o yen con la garanzia di grandi istituti internazionali QUANTO RENDONO ALL'ESTERO LE SUPER OBBLIGAZIONI □ DOLLARO USA 5,5% FRANCO FRANCESE BJK STERLINA G.B. 9% MARCO TEDESCO 7-8% FRANCO SVIZZERO 5,5-6% ECU 9-9,5% RENDIMENTO MEDIO NETTO TITOLI DI STATO ITALIANI REDDITO FISSO [BPT] 13,50% ORGANISMI-INTERNAZIONALI ESENTASSE [SULL'EUROMERCATO IN VALUTA] Nel 1991 la quantità di denaro che ha preso la via dell'estero è aumentata di circa quattro volte rispetto all'anno precedente DOVE VANNO I CAPITALI [ATTIVITÀ' FINANZIARIE DELLE FAMIGLIE SULL'ESTERO] CIFRE IN MILIARDI DI LIRE Fonle: BANCA D'ITALIA

Persone citate: Ciampi, Franco Francese, Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Giappone, Italia, Stati Uniti